di Salvatore Claudio Sgroi
Il concetto di “errore” in fatto di lingua, alimentato dall’insegnamento scolastico, da grammatiche e dizionari, sembra essere un’ossessione per gli italiani, che dinanzi a due alternative non riescono neppure a sospettare che spesso esse non si escludono e che è possibile scegliere secondo le circostanze la forma più adeguata.
Il linguaggio di papa Francesco, ispanofono argentino, è quindi un’occasione ghiotta, per i cosiddetti “grammarnazi” e non solo, per denunciare, quando parla italiano, questo o quell’errore a livello fonetico, morfologico, sintattico e lessicale. Il volume, composto da una ricca serie di saggi, prova a dimostrare che questi “errori” sono per lo più solo presunti.
Innanzi tutto, il linguaggio di Francesco è sempre concettualmente chiaro, privo di ambiguità (come spesso non è quello degli stessi italiani) e molti suoi usi (peraltro comuni agli stessi nativi italofoni) sono giudicati scorretti solo in una prospettiva neo-puristica.
Il testo è quindi l’occasione per un’analisi scientifica, e contrastiva con lo spagnolo, delle strutture linguistiche dell’italiano verso una maggiore consapevolezza e una più efficace competenza dell’italiano.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

3 commenti:
"Papa Francesco... quando PARLA", "il linguaggio di Francesco E' sempre concettualmente chiaro"...dall'oltretomba? Vi comunico che sfortunatamente Papa Bergoglio è deceduto.
Roberto
Un rilievo, come dire, spiritoso. Il lettore non ha naturalmente letto che nella "Premessa" del testo si precisava che il volume "mette insieme vari interventi sulla lingua del Papa
(2015-2023) apparsi in sedi per lo più giornalistiche" (p. 15), papa Francesco, dunque, vivente...
S.C.Sgroi
Roberto non ha mai sentito parlare del presente storico.
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