venerdì 31 luglio 2020

Il sacerdote, dopo la funzione, si è sparato


"Al termine della funzione il sacerdote si è recato in sacrestia e si è sparato". Amici, il sacerdote non si è tolto/a la vita ─  come la frase farebbe supporre ─  si è tolto i paramenti sacri. Sparare, forse non tutti lo sanno, è un verbo cosiddetto polisemico, ha, cioè, piú significati. Oltre all'accezione piú nota, "esplodere un colpo d'arma da fuoco", ne ha altre tra le quali "privare degli addobbi, dei paramenti, dei parati": sparare un altare, togliere gli addobbi dall'altare. Il riflessivo "spararsi", dunque, vale "togliersi i paramenti". Sotto il profilo etimologico è composto con il prefisso sottrattivo "s-" e il verbo "parare" (addobbare, ornare con paramenti).
***
Caldeggiare - molto spesso questo verbo è adoperato  nel significato di "raccomandare", "sostenere", "favorire" e simili. A nostro modo di vedere è un uso improprio in quanto chiama in causa il "caldo". Non diremo, per esempio, ho caldeggiato la tua proposta ma, correttamente, ho sostenuto la tua proposta.

***

Whisky o whiski



Interno di un bar di Edimburgo




books.google.it › books
1972 - ‎Visualizzazione snippet
Contenuto trovato all'interno – Pagina 20
Il whiski è vivo nel libro , come è vivo quando lo si gusta . Tutto un mondo ruota attorno al pre - zioso liquido , dalla produzione dei due tipi fondamentali , alla miscelazione , alla vendita . Non fu sempre facile la vita del whiski , di cui si ...

A questo punto siamo disorientati. La grafia "whiski" (con la seconda i normale) è errata o no? Chiediamo lumi a qualche illustre anglista.

giovedì 30 luglio 2020

Ancora sul genere di Covid


Un articolo del prof. Salvatore Claudio Sgroi pubblicato sul sito della "Treccani".

***


Decurtare - verbo  "riservato"  al linguaggio fiscale e bancario. Negli altri casi meglio adoperare altri verbi: ridurre, diminuire, accorciare, tagliare e simili (mi è stato ridotto lo stipendio).

Inventare scoprire - il primo verbo è uguale al suo "predecessore" latino inventare; scoprire deriva da coprire che, con il prefisso privativo s, sta per vedere quanto prima era coperto. In sintesi, si inventa una cosa che non esiste (la radio, Internet, ecc.); si scopre quanto esisteva già ma non era noto (l’America, ecc.).

Paragonare - questo verbo, con il significato di confrontare, si costruisce con la preposizione con. Quando, invece, sta per assomigliare richiede la preposizione a: non si può paragonare (mettere a confronto) il tuo lavoro con il nostro. Ovvero: hai un comportamento che ti fa paragonare (somigliare) un barbone.


mercoledì 29 luglio 2020

La prete? In regola con le norme della lingua italiana


Svezia, per la prima volta più preti donne che uomini
Questo titolo di un giornale ci ha fatto riflettere sul femminile di prete.  Il Treccani e il GDU (De Mauro) lemmatizzano pretessa. Ma il suffisso "-essa" molto spesso ha "valore" spregiativo o ironico. Perché non lasciare il lemma  prete (maschile) facendolo precedere dall'articolo femminile? Non diciamo la giudice, la preside, la presidente, la vigile? La prete suona male? Basta farci l'orecchio. Abituiamoci, dunque, a dire e a scrivere "la prete Susanna Pinocchina" e "le preti Filomena Bastianini e Teresa Scacciavite sono state trasferite in un'altra comunità". "Sapere.it" (De Agostini) ci dà una mano: «Il nome prete, secondo le normali regole della lingua italiana, è maschile o femminile secondo se si riferisce a uomo o a donna: il prete, la prete. Alcuni però preferiscono utilizzare questo nome al maschile anche per una donna. Si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze».


martedì 28 luglio 2020

"Mi sono autoregalato una cravatta"


Alcune considerazioni sul prefissoide "auto-" perché, a nostro modestissimo modo di vedere, non sempre è adoperato correttamente. Prima, però, vediamo che cosa è questo prefissoide.
      Leggiamo dal Garzanti: «Primo elemento di una parola composta che svolge la stessa funzione di un prefisso, ma deriva da una parola greca o latina che aveva un suo significato autonomo (p.e. orto-, dal greco orth¨s ‘diritto, corretto’, nella parola ortografia ‘scrittura corretta’)».
     Ci capita sovente, dunque, di leggere sulla stampa frasi come «i cittadini si sono autotassati per...»; oppure «l’autore nella sua autobiografia mette in evidenza...». Questo genere di frasi, dal nostro punto di vista, sono errate. Perché?  Perché  il prefissoide "auto-"  (in parole composte) significa "da sé, di sé stesso". Dire o scrivere, quindi, «si sono autotassati» è un errore (o per lo meno un uso improprio) perché la particella "si" è compresa, è insita nel prefissoide " auto-": i cittadini hanno tassato sé stessi. Si dirà, propriamente, «i cittadini si sono tassati per...» oppure, anche se non molto elegante stilisticamente, «i cittadini autotassati per...».
     Lo stesso discorso, ovviamente, per «la sua autobiografia»; correttamente: «l’autore nella sua biografia...» oppure «nell’autobiografia l’autore...». Secondo l'estensore di queste noterelle, insomma, espressioni tipo "Tizio si è autoaccusato", "Pinco si è autodenunciato", "Pomponio si è autodefinito" e simili sono da evitare perché, ripetiamo, "auto" significa (già) sé stesso. Provate a scrivere o a dire, cortesi amici, per controllare la bontà della nostra tesi, «mi sono autoregalato una cravatta»: se la frase vi suona bene, tutte le nostre scuse per avervi confuso le idee.

lunedì 27 luglio 2020

Sgroi - 72 - L'Accademia della Crusca e il genere del Covid (2)


di Salvatore Claudio Sgroi


1. L'evento (trascorso)
Più di un amico, avendo letto il nostro intervento di sabato 25 luglio su "L'Accademia della Crusca e il genere del Covid" che affrontava il problema posto dal presidente della Crusca, Claudio Marazzini, nel "Tema" del mese di mercoledì 22, mi ha fatto notare che in precedenza la Crusca, nella rubrica della "Consulenza Linguistica" coordinata da un altro accademico, Paolo D'Achille, aveva pubblicato il 3 luglio una articolata risposta, documentata anche bibliograficamente, affidata alla dott.ssa Sara Giovine, intitolata Il COVID-19 o la COVID-19?, per rispondere alla domanda di "Moltissimi lettori" che avevano scritto "per sapere se sia più corretto attribuire all’acronimo COVID-19  il genere maschile o femminile"; e "quale sia la corretta grafia del termine (tutto maiuscolo, tutto minuscolo o con la sola iniziale maiuscola)".

2. Polifonia della Crusca
Trattandosi di una risposta con un'analisi un pò diversa da quella del Tema del mese del presidente Claudio Marazzini, può essere interessante tentare un confronto, per coglierne -- dal nostro punto di vista -- differenze e somiglianze, le prime essendo anche indizio di una varietà di posizioni teoriche e normative  all'interno dell'Accademia.

2.1. "Tracciamento" di il/la Covid
Il tratto più rilevante della agguerrita risposta della Giovine riguarda la descrizione analitica, esemplare, della diffusione dei due generi. Si direbbe un "contact tracing", un tracciamento non comune, della coppia il/la covid in rete e nei media, negli archivi del "Corriere.it", de “la Repubblica”, nei testi dei decreti legge e dei provvedimenti ufficiali emanati dal governo, nei comunicati stampa del Ministero della Salute, ecc..  Un solo es. "La trasmissione del COVID-19. Documento della Commissione Covid-19 dell’Accademia Nazionale dei Lincei, 1/5/2020".
L’uso del maschile è subito apparso "largamente maggioritario" fin dai "primi mesi di circolazione della parola". Ed ha "ormai quasi del tutto soppiantato il femminile".
Il "femminile sembra tenere maggiormente, almeno per il momento, -- puntualizza la Giovine -- nelle pubblicazioni di carattere scientifico e nei documenti e nei testi (anche divulgativi) redatti da medici e scienziati". E tuttavia il maschile è affiorato "soprattutto nelle interviste".

2.2. “Google Trends” e maggioranza del masch. il Covid
Grazie a “Google Trends”, rilevato con la complicità del dr. Luca Passani (informatico), il genere masch. della forma abbreviata e più comune “il covid” è costantemente maggioritario rispetto al femm. “la covid” nell’arco degli ultimi tre mesi (dal 27 aprile), con frequenza superiore oscillante tra il 100% e il 50%:
https://trends.google.it/trends/explore?date=today%203-m&geo=IT&q=%22il%20covid%22,%22la%20covid%22

         2. 3. Risalita della china verso il femm. etimologico?
Dinanzi al masch. il covid la Giovine dopo un simile "tracciamento" non si fa illusione (a differenza di Marazzini e dell'Académie française) su una possibile risalita della china di covid verso il femminile: "risulta ormai poco plausibile una possibile inversione di tendenza a favore del femminile: il radicamento nella lingua corrente del maschile è infatti ormai tale che anche un’eventuale raccomandazione a favore del femminile da parte dei linguisti sortirebbe probabilmente scarso effetto".

3. Regola-1 semantico-etimologica di la Covid
Come in Marazzini, la Giovine ricorda la [Regola-1] semantico-etimologica, ovvero l'etimo inglese della sigla "Co[rona]Vi[rus]D[isease= it. 'malattia']" col traducente it. femm. 'malattia' alla base del femminile la covid, con rinvio bibliografico a due noti saggi della Thornton (2003) sulla "assegnazione del genere" nel caso degli stranierismi. Una regola, peraltro, pur non priva di eccezioni (ricorda la Giovine) come l'es. A[cquired]I[mmuno]D[eficiency]S[yndrome = 'sindrome'] "sindrome da immunodeficienza acquisita", prima s.f. ma ormai s.m.; e-mail 'posta' e 'messaggio' con genere ancora oscillante s.m. o s.f.; il party ('festa' ma non *la party).

4. Regola-2 fonologica
Anticipiamo al riguardo, a fronte della Regola-1 storico-etimologica, la Regola-2 fonologica per la sigla AIDS s.m. perché strutturalmente voce (percepita anche come lessema semplice) terminante in consonante, e in italiano l'85,3% delle parole in consonante sono di genere maschile; il masch. essendo in it. anche genere maggioritario e non-marcato rispetto al femm.
E non diversamente il s.m e-mail.
Nel De Mauro, ricco di 130mila lessemi, su 73.644 sostantivi, i  MASCH. sono 38.628 = 52,4%; -- i FEMM.: 31.112 = 42,2%; -- i termini di genere "oscillante" (masch. e/o femm.): 3.904 = 5,3%.
Quanto al party 'ricevimento, festa' (e non *la party), si può spiegare anche per garantire l'opposizione semantica tra i party e le parti.

5. Regola-3a neopuristica "confusione", ecc.
Dinanzi al masch. dominante la Giovine si chiede anche "le ragioni del mancato allineamento" etimologico, che identifica -- neopuristicamente (come Marazzini) -- nella "confusione", nel "fraintendimento", nell'"impiego improprio", nell'"uso improprio", nella "erronea interpretazione" della sigla covid-19 col valore di 'coronavirus' anziché col significato etimologico di 'malattia', che andava invece distinto, secondo il suggerimento dell'OMS, da SARS-CoV-2 [= Severe Acute Respiratory Syndrome CoronaVirus 2] ‘coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave’, ovvero '(corona)virus' o agente patogeno della attuale pandemia.

5.1. Regola-3b dell'uso "antonomastico"
Accanto alle etichette neopuristiche 'confusione' ecc. la Giovine fa una volta ricorso, più pertinente, a un termine della retorica, ovvero al "modo antonomastico" di adoperare covid-19 nella duplice accezione di 'malattia' e 'virus', là dove l'Académie aveva invocato la "métonimie" e Marazzini aveva parlato di "trascinamento" del s.m. virus.

6. Confusione o Polisemia?
La mancata distinzione concettuale tra 'malattia' e 'virus', messa in correlazione col genere grammaticale, è costantemente presentata -- neopuristicamente -- come "confusione" dalla Giovine, in continuità con Marazzini, anche, come vedremo (§ 10), nella ricca analisi del genere in lingue quali il catalano, lo spagnolo, il francese, il galego, quando si tratta invece di un banale principio di economia linguistica attraverso la "polisemia", che è un universale linguistico.
Un altro collega aveva difeso a spada tratta la necessità di tale opposizione morfo-concettuale:
"persino alcuni politici importanti hanno confuso in questo modo. La confusione è gravissima, combattere approssimazioni del genere è secondo me un dovere civico, più che una forma di purismo".
"La “confusione” a cui tu ti aggrappi, -- avevo contestato -- però, in concreto non mi sembra che si verifichi nella comunicazione reale. Ovvero il parlante non sempre sente il bisogno di esplicitare i due significati. Il parlante se vuole (quando vuole) può lessicalizzare i due significati [come ha fatto l'OMS, ricordato ora anche dalla Giovine] e credo che l’opposizione lessicale più semplice (ahimè, ancora non l’ho detto) è “Coronavirus VS Covid”. Il Sars-Cov-2 è una sigla infernale! anche per me difficile da memorizzare. Mi viene da dire “Sars-covid-2”!

6.1. L'OED e l'ingl. Covid-19 polisemico "informal"
La Giovine cita per l'inglese, lingua com'è noto priva di opposizione morfologica "masch. vs femm.", l'Oxf. Engl. Dict. a proposito di Covid-19, semanticamente polisemico ('malattia' e 'virus'), ma condizionata dal suo neo-purismo, interpreta come uso "improprio" quello che in realtà è nell'OED indicato come un uso "informal":
"un uso improprio attestato del resto anche in inglese (come segnalato dall’Oxford English Dictionary, che registra l’uso del sostantivo Covid-19 anche come “an informal name for the coronavirus which causes this illness” [‘un nome informale per il coronavirus che causa tale malattia’])".

7. Regola-2 fonologica delle parole terminanti in consonante
Come Marazzini, neppure la Giovine (né nei successivi interventi relativi allo spagnolo, al catalano, al francese, al galego) prende in esame il su ricordato (§ 4) criterio fonologico [Regola-2], sincronico, strutturale delle parole terminanti in consonante.
In italiano l'85,3% delle parole in consonante sono di genere maschile; il masch. essendo in it. anche genere maggioritario e non-marcato rispetto al femm. Cfr. supra (§ 4) i dati rilevabili nel De Mauro.

7.1. Il maschile genere "non-marcato"
Alcuni colleghi hanno fatto riferimento, con diversa argomentazione, alla nozione di "maschile genere non-marcato".
Un collega ha fatto un "outing grammaticale": "Personalmente dico il covid, un uso quasi subito diventato maggioritario, come documenta bene Sara Giovine in un articolo cruscante, che certamente conoscerai".
Dall'altro ha invocato "il maschile non marcato": "Penso che in casi del genere, la questione sia decisa dalle proporzioni dell'uso maggioritario e dal carattere "non marcato" del maschile per gli acronimi".
Con la mia risposta di conferma del suo richiamo per "Il carattere “non marcato” che è spesso invocato in tanti casi".
Un secondo collega ha così reagito:
"Mi meraviglia come nessuno di voi due [Marazzini ed io] abbia invocato la tendenza degli utenti italiani (regola inconscia? frequenza d'uso? consuetudine?) a preferire il maschile come genere (non marcato) dei forestierismi, anche in barba al genere soggiacente dell'ipotetica forma corrispettiva in italiano: il finesettimana, il gag ecc. ecc. (con qualche eccezione, d'accordo)".
Cui è seguita la mia risposta:
"Il masch. come genere non marcato d’accordo, ma vale per tutte le parole italiane e non, credo. La regola fonol. delle parole termin. in conson. (e quindi tendenz. anche degli stranierismi) [...] a me sembra invece prioritaria".
E infine il suo commento con rinvio a future ricerche:
"Sicuramente la regola della consonante finale è vicina alla 'regola' non regola del maschile tendenziale dei forestierismi (stante il fatto che la gran parte dei forestierismi finisce per consonante). Non so quanto la seconda stia sotto la prima, dovrei rifletterci di più e confrontare corpora".

8. Norma: Uso "non scorretto", sebbene (!)...
Dinanzi al masch. il covid, e all'uso dilagante a tutti i livelli, ovvero dinanzi all'uso di parlanti colti e di usi anche ufficiali (su indicati § 2.1), la Giovine non può che dichiararsi per l'uso "corretto" del maschile, anzi per l'uso "non scorretto", senza "nostalgie" per il femminile, senza cioè dichiarare (come fanno Marazzini e l'Académie française) una "preferenza" soggettiva per il femm. Ma la formulazione di uso "non scorretto" è direi 'inquinata' dall'ossessione neopuristica -- presente in tutto l'intervento -- di uso "improprio" (in quanto non-etimologico e polisemico):
"L’uso di COVID al maschile non può dunque considerarsi grammaticalmente scorretto, sebbene la sua origine sia per lo più da ricondurre, come abbiamo visto, a un uso improprio [recte: non-etimologico, polisemico] del termine nel significato di ‘coronavirus responsabile della malattia respiratoria COVID-19’".

8.1. Una "norma neopuristica univoca" per una lingua pur intrinsecamente variabile
Dinanzi alla presenza delle due varianti gramm. la covid al femm. (etimologico) e il covid al maschile "largamente minoritario" (nato per "confusione" e/o per uso "antonomastico", per la Giovine) su ampiamente illustrata (§ 2.1), la Giovine, dovendo poi passare alla definizione della "norma" in sincronia, dimentica -- neopuristicamente -- il carattere intrinsicamente variabile di ogni sistema linguistico, e si schiera per la forma della maggioranza, il covid, dimenticando però la minoranza de la covid, che viene così "disconfermata". In questo si dimostra lontana dal dichiarare la "preferenza" per la covid (di Marazzini o dell'Académie française).

8.2. I garanti della norma? Una delusione!
Non soddisfatta della giustificazione del maschile in quanto norma dell'uso maggioritario, brillantemente illustrata (cfr. supra § 2.1), la Giovine invoca come dire, anche la benedizione del "papà" che le dica cosa fare, cosa dire, per non sbagliare, rivolgendosi alle "fonti" quali la dizionaristica e citando il portale Treccani, che accoglie la forma tra i Neologismi 2020, e lo Zingarelli 2021, delusa però che "nessuno dei due può comunque venirci in soccorso".
                                                                                                                        
8.2.1. Treccani maschile e femminile
Quando però la Giovine osserva che il Treccani "si limita a segnalare che la forma è impiegata sia al femminile, sia al maschile ", ovvero Dizionario. Neologismi. Covid: "usato come s. f. e m.", non si rende conto che in realtà il Treccani -- in maniera ineccepibile -- sta descrittivamente indicando l'oscillazione del genere come "normale", corretta, senza l'angoscia (propria della Giovine e dei lettori della Crusca) di individuare la correttezza dell'uso nell'esistenza di una sola forma (cfr. supra § 8.1).
Come esplicita la stessa Treccani, rispondendo a un lettore il 4 giugno 2020: "il Vocabolario ha un suo linguaggio, che deve essere compreso: se scriviamo “s. f. e m.”, vuol dire che la prima scelta è f.(emminile), la seconda (maschile) è una variante secondaria. In questo modo si indica una preferenza ma si segnala contemporaneamente che nella lingua dell’uso è documentata anche l’attribuzione del genere grammaticale maschile. Tra l’altro, chi scrive in Treccani considera Covid-19 di genere femminile e si comporta di conseguenza, dando un piccolo esempio concreto. Molto più utile questo atteggiamento, secondo noi, che ergersi a paladini di una scelta ancora in divenire, di cui il Vocabolario registra onestamente le contraddizioni [= oscillazioni], senza però evitare di suggerire una preferenza".

     8.2.2. E "Zingarelli 2021"?
A proposito dello "Zingarelli 2021", appena pubblicato nel luglio 2020, questa volta a cura di tre curatori Mario Cannella - Beata Lazzarini e (nuovo) Andrea Zaninello (definitosi nel proprio sito  "language sceintist"), la stessa Giovine osserva invece che "il secondo registra l’acronimo come termine inglese e tecnicismo della medicina, senza dare però alcuna informazione in merito al genere assunto in italiano". In effetti, come abbiamo potuto constatare, "COVID-19 (med. ingl.) COrona VIrus Disease malattia da Coronavirus iniziata nel 2019" è curiosamente presente nel dizionario solo come sigla relegata nell'Appendice e non come lemma.

9. Pronuncia e grafia di covid
Quanto alla pronuncia piana (il/la còvid) o tronca (il/la covìd), la Giovine accenna anche a una "oscilla[zione] nell'uso".
La pronuncia piana, "largamente maggioritaria" come il genere maschile, è alla base sia della "Regola-1" storico-etimologica (dell'ingl. covid) sia della "Regola-2" della struttura fonologica dell'italiano con decisa prevalenza delle parole piane. Non è quindi facile individuare la Regola-2/a in sincronia della pronuncia tronca la covìd, se non pensando a una interferenza col francese, lingua com'è noto tronca.
Il femminile, e tronco alla francese, lo avevamo anche sentito più volte: la covìd (3 volte), “la nuova covìd”, “ci ammaliamo di covìd”, in bocca a una bravissima biologa italiana, Barbara Gallavotti, operante a Zurigo, ospite della trasmissione di Floris, su la 7, 5 maggio, ore 23.40 c.
Sulle varianti grafiche del lessema, la Giovine ricorda la presenza in sedi diverse, con giudizi normativi quali: COVID-19 "la più corretta"; Covid-19, "attestata e ammessa", "legittima e corretta "; covid in futuro "la grafia più appropriata".  

10. Il/la Covid in Europa ed "errata interpretazione dell’acronimo"
Notevole è l'attenzione riservata dalla Giovine al problema del genere in altre lingue, non solo in francese (affrontato anche da Marazzini) ma in catalano, in spagnolo e in galego.
Come nel caso dell'it. Covid, il criterio etimologico della "errata interpretazione dell’acronimo", con conseguente "confusione" semantica (Regola-1), è invocato per dar conto della "incertezza", ovvero oscillazione del genere grammaticale nelle quattro lingue romanze:
"Un’analoga incertezza di fronte al genere grammaticale di COVID si registra anche in altre lingue romanze (tra cui il francese, il catalano e lo spagnolo), nella maggior parte delle quali pare ugualmente prevalente l’uso del maschile: in maniera del tutto similare a quanto avvenuto in italiano, l’affermazione del maschile è da ricondurre all’errata interpretazione dell’acronimo come nome del virus responsabile della malattia".

10.1. Centre de Terminologia de la llengua catalana (TERMCAT) prescrittivista: maschile "non raccomandabile"
Per il catalano il Centre de Terminologia de la llengua catalana (TERMCAT) in una breve nota pubblicata in rete il 12/2/2020, riconosce al maschile una "discreta diffusione", ma normativamente lo giudica “non raccomandabile”, sulla base di criteri etimologici, il femminile essendo "discretamente attestato".

10.2. Real Academia Española: da descrittivista (masch. e femm. entrambi "validi") a prescrittivista ("più adeguato" il femm.)
La Real Academia Española nella sua comunicazione del 18/3/2020 giudica “pienamente validi” sia il maschile, sia il femminile". Il maschile è "di uso comune"; "per metonimia dal virus".
In un successivo post su Twitter, la stessa Academia ha ritenuto però “più adeguato” il  femminile in virtù del criterio etimologico.
Nel Diccionario de la lengua española della Real Academia Española, on line, Edición del Tricentenaro, Actualización 2019, il lessema è ancora assente.

10.3. Académie française normativista: "préférable" la covid
L’Académie française, con un comunicato del 7/5/2020, attesta "il prevalente impiego" del maschile le covid (naturalmente tronco /ko'vid/), ma in base al criterio etimologico giudica di gran lunga “preferibile” il femminile la covid.

10.4. Real Academia Galega prescrittivista: maschile censurato
La Real Academia Galega, in un intervento del 22/5/2020, in maniera prescrittivista, in conseguenza del criterio etimologico, "esclude del tutto" il maschile, che viene censurato a favore del femm., il solo ad essere registrato "nel vocabolario". Ma nel Dicionario de la Real Academia Galega on line il lessema manca ancora: "Este termo non se encontra no dicionario".

10.5. Uso "largamente minoritario" del femm. rispetto al masch.
Alla fine, l'accurato "tracciamento" dinamico, grazie a Google Trends (dell’8/6/2020), dei generi in francese, in spagnolo e in catalano, ha fatto constatare alla Giovine "negli ultimi 90 giorni", accanto a "una debole ripresa del femminile nell’ultimo mese", un uso "largamente minoritario" rispetto al maschile.

11. Le due "anime" della Crusca: nostalgia (anti-storica) del passato (la covid), affermazione rigida del presente (il covid) e negazione della variabilità sincronica (la covid e il covid)
In conclusione, Marazzini e la Giovine condividono sì l'adozione del criterio storico-etimologico  per l'analisi glottologica del femm. la co-vi-d (con il traducente femm. it. 'malattia' di Disease) ma con diversa ricaduta sulla lingua contemporanea.
Mentre per Marazzini il criterio storico-etimologico è alla base della sua "preferenza" neo-puristica (diacronica) e un pò nostalgica per il femm. "minoritario" la covid, la Giovine invece, dinanzi al maschile il covid decisamente maggioritario, finisce con il "disconfermare" a vantaggio della maggioranza dell'uso (il covid), la minoranza (la covid), soddisfacendo nel contempo l'esigenza neo-puristica (sincronica) di una norma rigida, di una lingua monolitica, quella della maggioranza, senza varianti, pur avendo constatato l'oscillazione del masch. e del femm.
Normativamente, per Marazzini il femm. è "preferibile" e implicitamente il masch. non è scorretto; per la Giovine invece il masch. "non è scorretto", ma senza dire esplicitamente che è "corretto", col "peccato originale" dell'ignoranza dell'etimo diacronico.


Sommario
1. L'evento (trascorso)
2. Polifonia della Crusca
2.1. "Tracciamento" di il/la Covid
2.2. “Google Trends” e maggioranza del masch. il Covid 
2.3. Risalita della china verso il femm. etimologico?
3. Regola-1 semantico-etimologica di la Covid
4. Regola-2 fonologica
5. Regola-3a neopuristica "confusione", ecc.
5.1 Regola-3b dell'uso "antonomastico"
6. Confusione o Polisemia?
6.1. L'OED e l'ingl. Covid-19 polisemico "informal"
7. Regola-2 fonologica delle parole terminanti in consonante
7.1. Il maschile genere "non-marcato"
8. Norma: uso "non scorretto", sebbene (!)...
8.1. Una "norma neopuristica univoca" per una lingua pur intrinsecamente variabile.
8.2. I garanti della norma? Una delusione!
8.2.1. Treccani maschile e femminile
8.2.2. E "Zingarelli 2021"?
9. Pronuncia e grafia di covid
10. Il/la Covid in Europa ed "errata interpretazione dell’acronimo"
10.1. Centre de Terminologia de la llengua catalana (TERMCAT) prescrittivista: maschile "non raccomandabile
10.2. Real Academia Española: da descrittivista (masch. e femm. entrambi "validi") a prescrittivista ("più adeguato" il femm.)
10.3. Académie française normativista: "préférable" la covid
10.4. Real Academia Galega prescrittivista: maschile censurato
10.5. Uso "largamente minoritario" del femm. rispetto al masch.
11. Le due "anime" della Crusca: nostalgia (anti-storica) del passato (la covid), affermazione rigida del presente (il covid) e negazione della variabilità sincronica (la covid e il covid)






            



sabato 25 luglio 2020

Sgroi - 71 - L'Accademia della Crusca e il genere del Covid


di Salvatore Claudio Sgroi


1. L'evento
Il consueto Tema del mese di luglio, previsto nel sito dell'Accademia della Crusca, apparso mercoledì 22, è stato questa volta dedicato dal suo presidente, Claudio Marazzini, a Il genere di covid-19 e i giornali italiani. 

2. "La Covid" secondo la Crusca dinanzi alla stampa: tra scandalo,       risate, sbeffeggiamenti, ironia, volgarità e neutralità
Dinanzi alle indicazioni normative della Crusca a favore dell'uso femminile la Covid, ricorda ora Marazzini, "Tanti hanno gridato allo scandalo (ad es. l’“Unione sarda” del 16 luglio, nella rubrica “Caffè scorretto” di Tacitus), hanno riso, hanno sbeffeggiato il neopresidente.
Marazzini ricorda anche l'intervento di Andrea Cuomo sul 'Giornale' del 2 luglio (pp. 1 e 11), che "è riuscito a essere davvero spiritoso: molto corretto nel dire che la Crusca non si era ancora pronunciata ufficialmente e che la proposta era l’interpretazione del presidente", lanciandosi poi "in una serie di battute che hanno fatto sorridere" lo stesso Marazzini, " benché "foss[e] in parte l’oggetto di quell’ironia".
Lo stesso "Giornale" del 2 luglio nella rubrica “Dalla vostra parte” di Tony Damascelli,  pubblicava invece le "grossolanità" e volgarità di un lettore (tale Leonardo Cecca Rivalta di Piacenza), su cui sorvoliamo.
"Pochi -- precisa ancora Marazzini -- hanno dato la notizia in maniera neutra (tra questi [...] l’agenzia Adnkronos, “La Nazione”, “Ciociaria editoriale oggi”, “Il Dubbio”, “Il Mattino”)".

3. La posizione di Marazzini e le sue argomentazioni
Nella seconda parte del suo "Tema", Marazzini si è soffermato sul problema del genere del sostantivo covid. Dinanzi al dilemma se dire il covid o la covid, Marazzini non ha dubbi, come parlante, che occorre/a optare per il femminile la Covid. Ed essendo poi anche presidente della Crusca inevitabilmente il suo giudizio tende ad essere attribuito alla Crusca in quanto istituzione.

3.1. Criterio esterno: il prestigio dell'Académie Française
I criteri invocati da Marazzini per giustificare la scelta del femminile sono duplici. In primo luogo, un criterio di prestigio. Marazzini richiama l'analoga scelta fatta per il francese -- "La covid 19" -- dalla "cugina d'oltralpe", ovvero la "prestigiosa Académie française", che il 7 maggio ha fatto rientrare il masch. le covid 19 tra gli "Emplois fautifs" (ovvero "usi errati").

3.2. Criterio interno: Regola-1 semantico-etimologica
L'argomentazione forte "interna" di Marazzini (e dell'Académie) è però di tipo etimologico: covid-19 è sigla inglese (che il parlante comune, ahimè direbbe Marazzini, non percepisce come tale), ovvero formata da tre parole: "Co[rona]+Vi[rus] + D[isease]". Traduzione letterale: "CoronaVirus-Malattia" ovvero "Malattia del coronavirus". E quindi ingl. disease = it. s.f. malattia. Da qui la Covid, "per chi almeno sa interpretare correttamente [leggi: etimologicamente] l’acronimo".
 Possiamo definire questa "Regola-1" una regola semantico-etimologica. Le "ragioni etimologiche" sono invece presentate da Marazzini -- ideologicamente -- come "ottime ragioni logiche" e di "corretteza" normativa.

3.2.1. Uso "preferibile", anche se "minoritario"
Anche se la covid resta, com'è riconosciuto da Marazzini, un uso "minoritario", pur con qualche ripensamento alla fine ("è poi davvero minoritario quest'uso?"), egli dichiara (legittimamente, aggiungiamo noi) che per lui "il genere femminile sarebbe preferibile". In questo allineandosi alla scelta normativa dell'Académie: “Il n’en reste pas moins que l’emploi du féminin serait préférable".
Questa scelta "minoritaria" (che dovrebbe valere per tutte le scelte minoritarie), ovvero questo "outing" grammaticale, non può in alcun modo giustificare che si "spalanchi la bocca dallo stupore", ovvero che si gridi allo "scandalo", o le "risate" e tanto meno gli "sbeffeggiamenti" e "volgarità", di cui è stato oggetto da più parti Marazzini.

3.2.2. Uso "normativo" ma non "prescrittivo"
 Marazzini puntualizza anche che la sua (soggettiva) scelta per il femminile non va intesa come "volontà di imporre a tutti il nuovo femminile", "radicalizza[ta]" invece dalla giornalista Emanuela Minucci sulla "Stampa” del 2 luglio in "quella che era stata una conversazione telefonica ragionata e pacata".
Marazzini è chiaro: "nessuno pensa di processare chi [...] è affezionato" all'uso maschile. Non si tratta di "un atto di autoritarismo della Crusca, che impone regole e parole nuove", né di "permissivismo che 'sdogana' tutto!". Quindi una indicazione, si potrebbe anche dire, quella di Marazzini, "normativa" ma non "prescrittiva".

3.2.3. Rassegnazione all'uso maschile? o Resistere resistere resistere al femminile?
Rispetto all'Académie française, Marazzini constata anche in maniera più realistica che "Probabilmente è troppo tardi per resistere alla maggioranza e tornare al femminile", pur con qualche ripensamento alla fine ("forse il caso è ancora aperto"), mentre l'Académie appare più ottimista al riguardo: “il n’est peut-être pas trop tard pour redonner à cet acronyme le genre qui devrait être le sien”.

4. E il maschile il covid? Uso "inconscio", un "equivoco grossolano", un "trascinamento" virale?
Ma come spiegare l'uso maggioritario, direi dilagante, del maschile il covid in italiano (ma anche in fr. le covid)?
Marazzini invoca tre criteri. Un ricorso generico alla psicologia: (i) "una certa azione psicologica inconscia ha spinto i parlanti verso il maschile".
Ma soprattutto (ii) colpevolizza i parlanti (colti e anche specialisti), tradendo così un atteggiamento inevitabilmente neo-puristico:
" un equivoco [...], ho il sospetto, -- sostiene Marazzini -- ha facilitato il passaggio al maschile generalizzato: molti confondono grossolanamente la malattia, che si chiama covid-19, con il virus, che si chiama SARS-coV-2."
Da qui un terzo criterio, che riprende quello indicato dall'Académie française ("par métonimie" di virus/coronavirus), (iii) Un "trascinamento" virale: "Credo che il maschile sia nato da un effetto di trascinamento della parola “Virus”, presente anche nell’acronimo covid-19".

4.1. "Regola inconscia" dei parlanti (colti)
Sull'uso "inconscio", in questo caso del maschile, possiamo essere d'accordo con Marazzini, perché le Regole degli usi dei parlanti sono "interiorizzate" e inconsce. A meno che non si sia linguisti, non è infatti detto che il parlante sappia esplicitare le proprie regole interne. E peraltro neanche  gli stessi linguisti  sono sempre d'accordo su questa o quella (meta)regola esplicita relativa a questa o a quella regola implicita del parlante.

4.2. "Equivoco" del parlante o polisemia del termine covid?
Sostenere, come fa Marazzini, che con il termine covid al masch. i parlanti confondano la 'malattia' col 'virus' significa in realtà essere logicisti e anti-storici. La polisemia è un aspetto della 'economia linguistica' e un universale linguistico, che peraltro non determina qui alcuna confusione comunicativa.
A livello specialistico, come ha ben chiarito Marazzini, l'OMS ha ritenuto opportuno distinguere (i) la malattia con il composto-sigla CoViD e (ii) il particolare coronavirus agente patologico della attuale pandemia indicata col super-composto "SARS-coV-2.". I due tecnicismi hanno naturalmente una loro validità scientifica ma il secondo, anche per la sua scarsa trasparenza, è rimasto finora di uso assai ristretto. E quindi nell'uso comune il lessema covid -- maschile o femminile che sia -- ha secondo i contesti i due significati.

4.3. Regola-2 fonologica del maschile il Covid
A questo punto, la ragione per la quale covid, polisemico, è maschile credo sia da ricercare non nell'etimologia diacronica, ma nel sistema strutturale della lingua italiana.
Il masch. Covid  percepito (non va dimenticato) come termine semplice, si può spiegare col fatto che la parola(-sigla) termina in consonante e in italiano l'85,3% delle parole terminanti in consonante sono di genere maschile. Come si può rilevare dal lemmario del Dizionario di De Mauro, ricco di 130mila lemmi, il 99% delle parole terminanti  in /-o/ sono di genere masch.;  l'87,8% di quelle terminanti in /-a/ sono di genere femm.; il 51,% di quelle terminanti in /-e/ sono masch.; il 52,1% di quelle terminanti in /-i/ sono di genere femm.; e l'83.1% di quelle terminanti in /-u/ sono di genere masch.

4.4. E il/la Sars-Cov-2?
Sull'etimo, sul genere (maschile e/o femminile) e sul significato (mono-bisemico?) del supercomposto Sars-Cov-2, su accennato, non ci soffermeremo qui, essendocene occupati in altra sede.

5. Analisi anti-storica e neopuristica
Alla fine, l'analisi di Marazzini è quella di uno storico della lingua, peraltro rilevante, che vorrebbe contraddittoriamente, come grammatico, fermare la lingua alle origini (l'etimologia diacronica di covid), negando l'evoluzione con le ragioni degli usi funzionali e comunicativi della lingua dei parlanti di una comunità, per di più in netta maggioranza. E alla fine assumendo una posizione neo-puristica.

Sommario
1. L'evento
2. "La Covid" secondo la Crusca dinanzi alla stampa: tra scandalo, risate, sbeffeggiamenti, ironia,
volgarità e neutralità
3. La posizione di Marazzini e le sue argomentazioni
3.1. Criterio esterno: il prestigio dell'Académie Française
3.2. Criterio interno: Regola-1 semantico-etimologica
3.2.1. Uso "preferibile", anche se "minoritario"
3.2.2. Uso "normativo" ma non "prescrittivo"
3.2.3. Rassegnazione all'uso maschile? o Resistere resistere resistere al femminile?
4. E il maschile il covid? Uso "inconscio", un "equivoco grossolano", un "trascinamento" virale?
4.1. "Regola inconscia" dei parlanti (colti)
4.2. Equivoco del parlante o polisemia del termine covid?
4.3. Regola-2 fonologica del maschile il Covid
4.4. E il/la Sars-Cov-2?
5. Analisi anti-storica e neopuristica