giovedì 30 giugno 2022

Sull'uso corretto dei due punti


 Non è nostra intenzione urtare la suscettibilità degli amici lettori che conoscono perfettamente l’uso corretto della punteggiatura, in particolare dei due punti. Lo scopo di queste noterelle è quello di “rinfrescare” la memoria di coloro che ci seguono, con stima e affetto, sull’uso dei due punti perché abbiamo notato che i cosí detti operatori dell’informazione adoperano questo segno d’interpunzione - che è basilare - “ad capochiam” inducendo in errore i lettori sprovveduti. Prima di addentrarci nel merito del problema diamo la “parola” a uno dei maggiori linguisti contemporanei, l’illustre e compianto Aldo Gabrielli.

«I due punti sono un segno d’interpunzione (:) che indica una pausa nel corpo di un periodo; pausa che si fa prima di riferire risposte o parole altrui; o prima di cominciare una enumerazione di cose o di concetti; o quando il concetto che segue è una spiegazione (in questo caso i due punti stanno per “cioè”) o un rafforzamento del precedente: Egli mi disse: Verrò con te; i casi sono due: o pagare o fallire; Vedremo che cosa saprai fare all’esame: sarà la piú bella prova se hai studiato o no». 

I due punti, insomma, introducono un discorso diretto e una elencazione o una spiegazione. E qui sorge il problema sull'uso corretto. Molti dimenticano, infatti, che questo segno d’interpunzione - cosí come gli altri - non può mai separare o dividere il soggetto dal complemento oggetto. È per tanto errato scrivere, per esempio, “Giovanna è andata al mercato e ha comperato: patate, cipolle, fagioli e pere. In questo caso, infatti, la merce acquistata costituisce la serie dei complementi oggetti introdotti dal verbo “ha comperato” che non può essere seguito dai due punti separando, cosí, il soggetto (Giovanna) dai complementi oggetti. 

Ma non avevamo detto che i due punti introducono una elencazione? E la merce acquistata non è un elenco? In casi del genere basta far seguire il verbo da  “questo” seguito - a sua volta - dai due punti. In tal modo non si separa il soggetto dal complemento oggetto: Giovanna è andata al mercato e ha comperato questo: patate, cipolle, fagioli e pere. Abbiamo notato, inoltre, che è invalso l’uso sulla stampa, la sportiva in particolare, di non mettere le virgolette dopo i due punti quando si riportano le parole di un personaggio. Capita spesso di leggere frasi del tipo “l’allenatore Caio: Ci rifaremo la prossima settimana”. Riteniamo superfluo ricordare che i due punti servono a introdurre il “discorso diretto” nel qual caso le virgolette sono obbligatorie, non basta far cominciare il discorso diretto (le frasi riportate) con la lettera maiuscola. 

Non seguite, quindi, questi esempi che insozzano la nostra bella lingua. Ma ormai lo sapete, i mezzi di comunicazione di massa non fanno la Lingua, anzi... I due punti, insomma, come riporta il  “Grande libro della lingua italiana” sono «come due chiodi col moschettone, messi uno al di qua e uno al di là di un ostacolo da superare, per farci passare la fune quando manca l’appoggio per i piedi. I due punti stanno sempre dove dovrebbe esserci una congiunzione, di qualsiasi tipo, e invece non c’è, cosí che il discorso deve fare un salto aiutandosi coi due punti come può. Per questo nella lettura, i due punti segnano una pausa forte, e di solito anche un cambiamento di tono, come se, per continuare con l’esempio della camminata in montagna, da questo lato del crepaccio ci fosse un prato e di là un terreno sassoso».



 

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mercoledì 29 giugno 2022

Troppo poche o troppe poche?

 


«Troppe poche sindache: alle donne manca la possibilità candidarsi»

Questo titolo, che fa bella mostra di sé sulle pagine di un periodico in rete, grida vendetta agli occhi di Dante e di Manzoni. In buona lingua due aggettivi indefiniti non possono convivere (uno accanto all'altro): il primo deve assumere valore avverbiale e restare, per tanto, invariato. Il titolo corretto, quindi, deve recitare: «Troppo poche sindache: alle donne manca la possibilità ('di', manca anche questa preposizione) candidarsi». In proposito diamo la "parola" all'Accademia della Crusca. Nessuno potrà tacciarci, cosí, di presunzione.


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Pedanterie?

Aggiungere. Riteniamo inutile aggiungere a questo verbo la congiunzione anche: aggiungi anche
il sale alla lista della spesa. Aggiungere sta pure per anche, come per inoltre, ancora.

Altrettanto, avverbio, aggettivo e pronome quantitativo. In funzione aggettivale o pronominale si accorda con il sostantivo cui si riferisce: ho comprato cinque pacchetti di caramelle, e tu? Altrettanti.

Autoaccusarsi, autodenunciarsi e simili. Espressioni da evitare, anche se correntemente in uso. La particella pronominale si è insita nel prefisso auto-. Non diremo o scriveremo, quindi, il pentito si è autoaccusato, bensì 
il pentito si è accusato del reato.


Binario (del tram o del treno) alla lettera sta per coppie di rotaie. Non è corretto, pertanto, dire o scrivere i due binari.

Brillare, nell'accezione di distinguersi (brillare per l'assenza), è un gallicismo da evitare in buona lingua italiana.

Declinare. Non si adoperi questo verbo nell'accezione, anche se in uso, di ricusare, rifiutare e
simili. Un'offerta, un invito non si declinano, si rifiutano, non si accettano.

Portafogli e portafoglio, non si adoperino indifferentemente. Il primo indica la custodia di pelle per banconote e documenti; il secondo per designare la funzione di un ministro che, pur nel governo, non è titolare di un dicastero: ministro senza portafoglio.















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lunedì 27 giugno 2022

Manomorta: quale plurale?

 


Il plurale di manomorta ─ leggiamo dal Sabatini Coletti in rete, è la «condizione giuridica di privilegio in base alla quale determinati beni, che erano di proprietà di enti perpetui, spec. chiese o conventi, o che godevano di certi privilegi, non erano soggetti a imposte di successione: m. ecclesiastica» ─ secondo i vocabolari consultati (Devoto-Oli, Treccani, Gabrielli, Garzanti, Sabatini Coletti, Zingarelli) è manimorte, prendono, cioè, la desinenza del plurale ambi (sic!) i sostantivi. Il Palazzi e il De Mauro non attestano il plurale, il dizionario Olivetti pluralizza il secondo sostantivo: manomorte. Chi ha ragione? Secondo la logica dovrebbero avere/hanno ragione i vocabolari su menzionati essendo concordi all'unisono. 

Chi scrive queste noterelle, invece, dà ragione al dizionario Olivetti, al Palazzi e al De Mauro (questi ultimi non specificando lasciano intendere che il sostantivo in oggetto si pluralizza normalmente: manomorte). Non capiamo, infatti, per quale motivo si devano/debbano pluralizzare entrambi i sostantivi (mano e morte/a) disattendendo la "legge linguistica" secondo la quale i nomi composti di due sostantivi dello stesso genere nella forma plurale mutano solo la desinenza del secondo elemento: cassapanca/cassapanche; manomorta... manomorte.

A nostro avviso il plurale manimorte è errato anche se si considera mano di genere maschile per la terminazione in "-o". In questo caso il plurale sarebbe "*manimorta" perché i nomi composti di due sostantivi di genere diverso nel plurale mutano la desinenza del primo sostantivo: pescespada/pescispada. Attendiamo la "scomunica". Manomorte, comunque, fa bella mostra di sé in alcune pubblicazioni.

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La lingua "biforcuta" della stampa

"Un milione di euro in contanti nelle borse della spesa". La donazione dello sceicco al principe Carlo che fa discutere

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Ecco un bel caso di anfibologia (di cui la stampa è maestra): chi o che cosa fa discutere?

 

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IL GUSTO

Lo chef italiano più ricco del mondo? È la nipote di Silvana Mangano

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Quanto è ricco il mondo?

 

 

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domenica 26 giugno 2022

Sul verbo dovere

 


Gentile dott. Raso, il caso ha voluto che mi imbattessi nel suo sito, che ho trovato interessantissimo e  subito messo tra i preferiti (guai a mio figlio se lo elimina per dare maggiore spazio ai suoi giochi elettronici). Ne approfitto per porle un quesito al quale non ho saputo trovare una risposta. Perché il presente indicativo del verbo "dovere" è io devo o debbo e non "io dovo"? Da donare non si ha "io dono"? Da parlare non si ha "io parlo"? La radice del verbo dovere non è "dov-"? Quella di donare non è "don-"? E quella di parlare non è "parl-"? Alle suddette radici aggiungiamo le varie desinenze del presente indicativo (io don/o; io parl/o). Perché con il verbo dovere non è così? Grato se avrò il piacere di una sua cortese risposta.

Manlio T. (Ascoli Piceno)

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Cortese amico, il verbo dovere è tratto dal verbo latino "debere" e in alcuni modi e tempi conserva la radice latina "deb", mutando la "b" in "v". In particolare il suddetto verbo ha due radici: una 'latina' "dev-", l'altra 'italiana' "dov-" (o "dobb-").  Nel corso della coniugazione, in alcuni tempi e modi, prende la radice "dev-" se questa è tonica, vale a dire se  vi cade l'accento tonico: io devo, tu devi, egli deve, essi devono (noi dobbiamo, voi dovete). C'è anche un'altra radice "debb-" che sia alterna a "dev-" nella prima e nella sesta persona del presente indicativo e nella prima, seconda, terza e sesta del presente congiuntivo. Spero di essere stato chiaro e esaustivo.

Presente indicativo

  • io devo/debbo
  • tu devi
  • lei/lui deve
  • noi dobbiamo
  • voi dovete
  • loro devono/debbono

Presente congiuntivo

  • che io debba, deva
  • che tu debba, deva
  • che egli debba, deva
  • che noi dobbiamo
  • che voi dobbiate
  • che essi debbano, devano


 

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sabato 25 giugno 2022

"Dietro presentazione..."

 


Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica. Questa scrizione, che si trova sulla confezione dei medicinali e che riteniamo errata per l'uso... errato della preposizione (impropria) "dietro", ci ha richiamato alla mente un nostro intervento, che riproponiamo, sull'uso corretto della su menzionata preposizione.

Alcune osservazioni sull’uso corretto di dietro che ha molteplici funzioni e che non tutti conoscono. Cominciamo con quella veramente sconosciuta ai più: la funzione aggettivale.
Naturalmente si tratta di una forma impropria di aggettivo in quanto il vocabolo in oggetto resta invariato tanto riferito a un sostantivo femminile quanto a un sostantivo plurale: il sedile dietro; la casa dietro; i finestrini dietro.


Come preposizione impropria vale nella parte posterioreal di là di un’altra cosa e si unisce direttamente al nome che segue: dietro la casa; dietro la piazza. Alcuni preferiscono accompagnarlo con la preposizione (semplice o articolata) adietro alla facciata; dietro al mobile.


Riteniamo, questo, un uso non molto corretto e, quindi, da evitare in buona lingua italiana. Dietro è di per sé una preposizione, sebbene impropria, per quale motivo (grammaticale) farlo seguire da un’altra preposizione?


È obbligatoria, invece, la preposizione di quando dietro è seguito da un pronome personale: dietro di voi; dietro di loro. Quest’ultima preposizione (di) si tramuta in a, però, quando è espresso un concetto di moto a luogo (reale o figurato): andava sempre dietro a lei; correva sempre dietro alla moda.


In funzione avverbiale dietro significa nella parte posteriore e spesso è accompagnato con altri avverbi di luogo o preceduto dalla preposizione disedeva dietro o di dietro, vale a dire nella parte posteriore. E, sempre come avverbio, può assumere un valore temporale con il significato di dopoha commesso un errore dietro l’altro.


Concludiamo queste due parole, due riportando quanto dice in proposito l’illustre linguista, ormai scomparso, Aldo Gabrielli, un padre della lingua: «Con dietro si costruiscono numerose locuzioni scorrette che è necessario evitare; non si dica dietro sua domanda ma a sua domandadietro consegna ma alla consegnadietro versamento ma contro versamento, all’atto del versamentodietro il vostro intervento ma per il vostro intervento; dietro la vostra assicurazione ma dopo la vostra assicurazione (…)».


E tante altre ancora che omettiamo per non tediarvi oltre misura.


 

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giovedì 23 giugno 2022

Il verbo potere e i "suoi" proverbi


 Riteniamo far cosa gradita portare all'attenzione dei nostri lettori alcuni proverbi che "contengono" il verbo potere, tratti dal vocabolario Olivetti.

Chi non vuol far quel che puote, gl'intervien quel che non vuole || chi piglia l'anguilla per la coda e la donna per la parola, può dire di non tener nulla || chi può nascondere la propria croce, quello è savio || chi si porta dietro la casa, può andare per tutto || chi va al canto al Giglio e non inciampa, può ir sicuro in Francia || chi viaggia con le scarpe d’oro, può arrivare sino alla fine del mondo || chi vuol male ai suoi non può voler bene agli altri || ciò che tu stesso puoi dire o fare, che altri lo faccia mai non aspettare || colui è provvisto di poco sapere, che s'ammazza per quel che non può avere || comandi chi può e serva chi deve || comandi chi può, obbedisca chi deve || con la ragione della propria parte, anche un figlio può correggere un padre || con l'ingegno si può acquistar denaro, ma col denaro non s'acquista ingegno || con trentamila ducati, la si può torre in chiasso || con un solo bue, non si può far buon solco || con una bacchetta d'oro, si può spillar vino da una roccia || da fuco ti guarderai, ma da uomo cattivo non potrai || davanti al giudice severo, non si può celare il vero || denaro è un compendio del potere umano || deve ancor nascere quel cuoco, che possa contentare tutti i gusti || di due cose l'uomo non dovrebbe mai adirarsi: di quel che non può fare e di quel che non può impedire || di presunzione e sassi, ognuno può caricarsi || di tutto quello che vuoi fare e dire, rifletti prima ciò che ne può seguire || diavolo dove non può mettere il capo, vi mette la coda || Dio non manda se non quel che si può portare || Dio solo non può fallire || Dio, genitori e maestri non si posson mai ricompensare || diritto scritto non può contraddire a diritto naturale || dolcezza e bellezza molto possono al mondo || donna oziosa, non può esser virtuosa || d'opinioni (o d'idee) e sassi, ognun può caricarsi || dove non può entrare il diavolo, c'entra la versiera || dove non v'è pietà, non può star felicità || dove può il vino, non può il silenzio || dove puoi andare per terra, non puoi andare per mare || dove sta un pane, può stare una parola || dove va il padrone, può ire il servitore || dove va la nave, può ire il brigantino || è buon donare la cosa che non si può vendere || è buona quando si può contare || è provvisto di poco sapere, colui che s'ammazza per quel che non può avere || e si può fare il male a forza, ma non il bene || esaminando attentamente il passato si può conoscere l'avvenire || fa' carnevale in maniera che tu possa fare anche una buona Pasqua || fa' che devi, e sia che può || faccia chi può prima che il tempo muti, ché tutte le lasciate son perdute || fede, occhio e coscienza non possono sopportare un granellin di sabbia || francese per amico, ma non per vicino, se tu puoi || giammai col bramare (o col desiderare), il sacco puoi colmare || giornata di mare, non si può tassare || gran peccato, non può star celato || guardati da tutte quelle cose che possono nuocere all'anima e al corpo || i medici e gli insegnanti non si possono mai pagare abbastanza || i pazzi e i fanciulli, possono dire quello che vogliono || i pittori non guastano mai: quando non possono fare un angelo, fanno un diavolo || i prìncipi ben possono tollerar danno, ma non oltraggio || i sacerdoti non possono dimenticare la loro prima predica, gli ex ministri il loro portafoglio e le donne la loro prima notte nuziale || i vecchi devono, i giovani possono || il diavolo dove non può mettere il capo, vi mette la coda || il diavolo può tentare, ma non precipitare || Iddio solo può consolare, tutto 'l resto è un tribolare || il campanello di camera è il peggio suono che si possa avere negli orecchi || il cane non può portar la soma, e l'asino non può cacciar la lepre || il cane rode l'osso perché non lo può inghiottire || il denaro è un compendio del potere umano || il diavolo dove non può mettere il capo, vi mette la coda || il diavolo può tentare, ma non precipitare || il fatto non si può disfare || il Francese per amico, ma non per vicino, se tu puoi || il gastigo può differirsi, ma non si toglie || il letto è buona cosa, chi non può dormire riposa || il mendicante può cantare dinanzi al ladro || il nemico, pensa che può diventarti amico || il peso degli anni è il maggior peso che l'uomo possa portare || il piccolo fa quel che puote, il grande quel che vuole || il più grand'uomo del mondo è quello che può dominare la propria volontà || il popolo, il fuoco e l'acqua non si possono domare || il potere appartiene ai superiori || il potere senza consiglio, sé stesso uccide || il potere spiana le montagne || il povero non può e il ricco non vuole || il re va dove può, non dove vuole || il savio può tutto dimenticare, eccetto i suoi difetti e il suo benefattore || il solo cibo può appagar le brame, di chi per lunga inedia ha molta fame || in forno caldo non può nascer erba || in gioventù bisogna acquistare, quel che in vecchiezza ti può giovare || l'industrioso può sempre arricchire || la buona volontà non può tutto, ma assai fa || la donna oziosa non può essere virtuosa || la fortuna ci può togliere solo quello che ci ha dato || la fortuna non ci può togliere se non quello che ci ha dato || la gente savia non si cura di quel che non può avere || la lingua non ha osso ma può far male grosso || la madre non può dire che sia suo il figliuolo finché non ha avuto il vaiolo || la morte è una cosa che non si può fare due volte || la mosca tira i calci come può || la natura può più dell'arte || la paura può tener l'uomo fuori dal pericolo, ma il coraggio solo può aiutarlo in esso || la più grande viltà è quella di non far bene quando si può || la propria roba si può prendere dove si trova || la saggezza lascia al caso il men che può || la si può ben prolungare, ma fuggir no || la sofferenza, se diventa amore, può curare ogni dolore || la vergogna non si può scacciare che una volta || la verità può languire ma non perire || la volontà, il potere e il sapere possono molto || la volpe che non poteva arrivare all'uva, diceva che era acerba || l'acqua e il popolo non si può tenere || se il giovane sapesse, e se il vecchio potesse, e' non c'è cosa che non si facesse || volere è potere = indica che con la volontà si riesce a superare ogni ostacolo || l'amore e il naso rosso non si possono nascondere || l'amore e la tosse non si possono nascondere || le discordie in famiglia non possono stare lungamente segrete || le mura, per quanto forti, non possono impedire il volo del pensiero || le rose sono belle, ma con esse ti puoi pungere || l'errore del messaggio non può ricadere sul messaggero || l'errore di un istante può diventar tormento per tutta la vita || l'esperienza è il bastone con cui si può camminare || letame di cavallo non fa fallo, quello di bue fa quello che può, quello di pecora fa moltissimo || l'impostura non può a lungo durare; tutto il mondo concorre a smascherarla || l'industrioso può sempre arricchire || l'ingiustizia si può soffrire ma non lodare || l'innocenza può essere oppressa ma non schiacciata || l'invidia non può mangiar nulla, fuorché il cuore || loda in modo da poter biasimare e biasima in modo da poter lodare || l'orgoglio è un'accetta che può atterrare l'albero della nostra felicità || l'uccello dal becco grosso non può cantare fine || l'uguaglianza dei beni è una chimera, che durar non potria da mane a sera || l'uomo senza altro uomo viver non può || mal che non duole, guarire non puote || mal può rendere ragion del proprio fallo chi lardo o pesce lascia in guardia al gatto || mal riputar si può, chi non ha il modo || mascherarsi non può l'uomo ignorante, se parla è conosciuto al primo istante || mendicante può cantare dinanzi al ladro || Milan può far, Milan può dir, ma non può far dell'acqua vin || modestia e pazienza molto possono || molte paglie unite possono legare un elefante || molti possono saper molto, ma nessuno può saper tutto || monte, porto, città, bosco o torrente, abbi se puoi per vicino o parente || neanche con i soldi si può comprare tutto || nel fiume che grida puoi passare sicuro || nemico, pensa che può diventarti amico || nessun soldo può pagare la gioventù || nessuno è tanto povero che non possa arricchirsi di ogni virtù || nessuno può aver pace se al suo vicino non piace || nessuno può essere savio e sicuro, se non chi è onesto || nessuno può fermare la ruota del tempo || nessuno può trovare il legame che avvicina i pensieri || nessuno, per quanto accorto, può mettere le mani addosso ai pensieri || non cercar con la forza ció che puoi ottenere con le buone || non disprezzare il potere per quanto piccolo ti paia || non fare male a chi ti può fare peggio || non perdere la pazienza, anche se può sembrare impossibile, è già pazienza || non possono d'ugual merito essere tutti, gusta i bei, se ne trovi, e lascia stare i brutti || non può aver cosa buona chi non liscia la padrona || non può essere buon re degli altri chi non lo è di se stesso || non puoi avere botte piena e moglie ubriaca || non puoi vedere il bosco se sei tra gli alberi || non rimandare a domani quello che puoi fare oggi || non si deve promettere più di quel che si può mantenere || non si è mai tanto poveri da non poter almeno promettere || non si possono pigliare tutte le mosche che volano || non si possono raddrizzare le gambe anche ai cani || non si può avere dei pesci senza immollarsi || non si può avere i pani a piccie || non si può avere il miele senza le mosche || non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca || non si può avere le pere monde || non si può avere le viti legate colle salsicce || non si può cantare e portar la croce || non si può dire a uno peggio che dirgli povero || non si può dire abbondanza se non n'avanza || non si può entrare in paradiso a dispetto dei santi || non si può mordere il cane senza esserne rimorsi || non si può offendere il cane senza essere morsicati || non si può piacere a tutti || non si può ragionare con la pancia vuota; non ha orecchie || non si può sforzare le carte || non si può suonar l'inno della libertà con gli strumenti della violenza || non si può tenere la lingua a nessuno || non si può veder pasqua, né dopo san Marco, né prima di san Benedetto || non si può vincer sempre || non si può volare senz'ali || non si sta mai tanto bene che non si possa star meglio, né tanto male che non si possa star peggio || non ti fidare se puoi farne a meno (o se puoi far di meno) || non tutti si può star in mercato nuovo || non va mai tanto male che non possa andare peggio || non v'è debole che non si possa aiutare || ogni cattivo conto si può rifare || ogni prete può menare il chierico || ogni vizio può diventar virtù e ogni virtù può diventar vizio || ognun può far della sua pasta gnocchi e al suo pranzo invitar buffoni e sciocchi || ognuno fa quel che può || per amore anche una donna onesta può perdere la testa || per più non potere, l'uomo si lascia cadere || per quanto puoi tieni di casa fuori gli intriganti, i curiosi e i seccatori || per sant'Andrea piglia il porco per la sèa (setola); se tu non lo puoi pigliare, fino a natale lascialo andare || per una volta la si può fare anche a suo padre || peso degli anni è il maggior peso che l'uomo possa portare || piccola scintilla può bruciare una villa || piccolo fa quel che puote, il grande quel che vuole || poco può dare al suo scudiere, chi lecca il suo tagliere || può sospettar di un solo indizio, ma cento non bastano per formar giudizio || puoi essere colto, ricco, illustre e chiaro, se non hai civiltà sei un somaro || puoi leggere quel che sei stato, ma non scrivere quel che sarai || quando canta il Ghirlindò (o Ghirlingò), chi ha cattivo padron mutar lo può || quando Dio non vuole, i santi non possono || quando è sui granai (o solai) non se ne può aver senza denari || quando Iddio non vuole, i santi non possono || quando non rischiara a terza, la giornata si può dir persa || quando puoi aver del bene, pigliane || quando tira vento, non si può dir buon tempo || quando tu puoi ir per la piana, non cercar l'erta né la scesa || quanto scriver puoi tu, in prosa o in rima, è già stato scritto cento volte prima || quei guai che fuor dall'uscio chiuder puoi, o veri guai non sono, o non son tuoi || quel che non si può, non si deve || quel che non vuole quando può, non potrà quando vuole || quel che oggi è utile domani può essere dannoso || quel che tu stesso puoi e dire e fare, che altri il faccia mai non aspettare || quello che non può la forza l'ottiene l'obbedienza || quello che non puoi pagare con il denaro, pagalo con i ringraziamenti || quello che non si può cambiare, bisogna tollerare || ricorda che il nemico può diventarti amico || salta chi può || se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse || se hai tre nemici, fa' pace col primo e tregua col secondo, per poter vincere il terzo || se il giovane sapesse, e se il vecchio potesse, non c'è cosa che non si facesse || se la dona vuol, tutto la pol || se non puoi portare la seta, porta la lana || se non si vuol far come si vuole, si fa come si può || se si potesse vincere gridando in campo, l'asino sarebbe un eroe || se si potessero giudicare i pensieri, quante teste ruzzolerebbero || servire e non gradire, aspettare e non venire, stare a letto e non dormire, aver cavallo che non vuol ire e servitore che non vuole obbedire, esser in prigione e non poter fuggire, essere ammalato e non poter guarire, smarrir la strada quando un vuol ire, || si è fatto trenta, si può fare trentuno || si può amar la salsa verde, senza mangiar le biade in erba || si può conoscere la tua opinione dal tuo sbagliare || si può imporre la legge, ma non la prudenza || si può vivere senza fratelli ma non senza amici || solamente chi crede può aver dubbi di fede || solo cibo può appagar le brame, di chi per lunga inedia ha molta fame || solo dir posso ch'è mio, quanto godo e do per dio || solo la morte può uccidere la speranza || spesso lo sdegno può più dell'amore || tre cose fanno un buon maestro: sapere, potere, volere || tre cose non si possono tener nascoste, donne in casa, fusi in sacco e paglia nelle scarpe || tutti non possono aver la casa in piazza || tutti non possono stare a messa vicino al prete || tutto si può curare eccetto la paura || un legno non fa fuoco, due ne fanno poco, tre lo fanno tale che ognun si può scaldare || un lieve sospetto può rovinare una casa || un pugno di potere vale di più di un sacco di diritti || un solo granello di feci di topo può rovinare un'intera padella di riso || una cattiva ferita si può guarire, ma la cattiva reputazione uccide || uno da sé non può far nulla || uomo semplice può spesso ingannare un astuto || utile non può esser né grato, il regalar prosciutto a un assetato || Venezia bella, fabbricata sul mare; chi non la vede non la può stimare || vista torta, mal animo mostra; vista all'ingiù, tristo e non più; vista all'insù, o pazzo o tanto savio che non si possa dir più || volere è potere.


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La lingua "biforcuta" della stampa

Laguna rossoblu

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In lingua italiana: rossoblú. Abbiamo segnalato l'orrore, ma invano...

In proposito si veda qui.

 


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martedì 21 giugno 2022

I "salvamuri"


 Sul plurale di salvamuro, sinonimo di battiscopa, non tutti i vocabolari consultati concordano. Alcuni lo attestano come sostantivo invariabile (De Mauro, Gabrielli, Zingarelli, Olivetti), forse per analogia (?) con battiscopa. Il Sabatini Coletti ignora il termine, il Devoto-Oli non specifica e il Garzanti è salomonico: invariato o plurale. Chi scrive consiglia di seguire la regola della formazione del plurale dei nomi composti di un verbo (salvare) e di un sostantivo maschile singolare (muro). Tale regola considera semplici i nomi così composti e in quanto tali si pluralizzano normalmente: il salvamuro/i salvamuri.

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La lingua "biforcuta" della stampa

L’ultimatum del riso: “Senza acqua nei campi, entro due settimane avremo perso parte del raccolto”

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Sarebbe interessante apprendere dagli operatori dell'informazione come il riso possa dare un ultimatum e parlare.

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Sanremo 2023, l'annuncio di Amadeus: «Chiara Ferragni co-conduttrice della prima e dell'ultima sera del Festival»

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Conconduttrice. Se è corretto dire confondatrice è altrettanto corretto dire (e scrivere) conconduttrice. Non esiste, oltre tutto, il prefisso "co-" (con buona pace di alcuni vocabolari permissivi) perché questo "co-" è il prefisso "con-" che ha perso la "n" davanti a sostantivi (o verbi) che cominciano con una vocale: co(n)inquilino/coinquilino; coetaneo; coabitare.

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LA VERTENZA

La Gran Bretagna si ferma: inizia lo sciopero dei trasporti più grande degli ultimi 30 anni

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Quanto può essere "grande" un trasporto? Lo possono sapere solo gli operatori dell'informazione.

 

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L'Ucraina accusa l'italiana Danieli: "Collabora alle armi della Russia". La replica: "Non produciamo materiale bellico"

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Come si collabora alle armi? Anche a questa domanda possono rispondere solo gli operatori dell'informazione.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)

lunedì 20 giugno 2022

Quanti frattesi! (2)

 


I
l demotico frattesi ─ come abbiamo visto ─ indica e gli abitanti di Frattamaggiore (NA) e quelli di Fratte Rosa (PU), ma non... finisce qui. Lo stesso etnico designa gli abitanti di Fratta Terme (FC) e quelli di Ausonia (FR), a nostro avviso, quindi, occorrerebbe disambiguare (come abbiamo proposto per i comuni di Frattamaggiore e di Fratte Rosa). Come? Ri-denominando "frattermense" l'abitante del comune romagnolo e "ausonense" quello della località ciociara. L'odierna località (Ausonia) era chiamata, in epoca medievale, "Le Fratte", acquisì la denominazione attuale a metà dell' Ottocento; il nome odierno sembra derivi dall'idronimico "*aus", 'corso d'acqua' e significherebbe "gente dei fiumi". Anche in questo caso gli addetti alla coniazione degli etnici potrebbero farci un pensierino...










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La lingua "biforcuta" della stampa

Assalto ai passaporti: triplicate le richieste alla questura di Torino in vista delle vacanze

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Ci piacerebbe sapere come si assaltano i passaporti. Forse i "massinformisti" volevano dire "assalto alla questura" (per richiedere i passaporti).

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 Cronaca

Canguro travolto da un'auto in provincia di Arezzo, il sindaco: "Sono scioccata"

Simona Neri, sindaco di Pergine Laterina, annuncia il ritrovamento della carcassa dell'animale, decisamente raro nella zona

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Inutile ripetere che la prima cittadina di un comune è sindaca (non sindaco).




(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)


domenica 19 giugno 2022

Il modificante e la congiunzione

 


Si faccia attenzione a non confondere la congiunzione con l’avverbio (o modificante) perché a volte ─ a seconda del contesto ─ il modificante non è avverbio ma congiunzione. La congiunzione, una delle nove parti del discorso, serve, come dice la stessa parola, a unire (congiungere) le proposizioni o le parti simili di una medesima proposizione: il cielo è azzurro e infinito; io sostengo che ciò che stai dicendo non è la verità. Nel primo esempio la congiunzione “e” unisce, congiunge due predicati nominali; nel secondo, la congiunzione “che” unisce due proposizioni. Vediamo ora alcuni casi in cui l’avverbio ─ se non si presta attenzione all’analisi logica ─ si può confondere con la congiunzione: quando ti telefonerò dovrai correre subito da me. In questa frase quando non è un avverbio di tempo ma una congiunzione in quanto unisce, congiunge la proposizione secondaria (subordinata temporale) alla principale, dovrai correre subito da meQuando sarà, invece, avverbio in frasi tipo “speriamo di risentirci ancora: ma quando?”. L’analisi logica (e il contesto) ci fa capire che in questo caso quando è, per l’appunto, un avverbio di tempo e non una congiunzione perché non “congiunge” alcunché.

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Sí, siamo pronti a ricevere gli strali dei linguisti (e lessicografi) perché dissentiranno su quanto stiamo per scrivere (abbiamo contro anche tutti i vocabolari consultati). Intendiamo parlare del plurale di portastendardo. I dizionari consultati attestano il lemma come sostantivo maschile invariabile: il portastendardo/i portastendardo. Onestamente non capiamo perché il sostantivo in oggetto non si possa/può pluralizzare: i portastendardi (secondo la norma che regola il plurale dei nomi composti di una voce verbale e di un sostantivo maschile singolare). Se da parafango abbiamo i parafanghi e da passaporto i passaporti, non vediamo perché portastendardo deva (sic!) rimanere invariato. A nostro modo di vedere resterà invariato solo se riferito a un femminile: la portastendardo/le portastendardo (come ficcanaso, che resta invariato se riferito a un femminile). Il sostantivo ritenuto errato è immortalato, comunque, in numerose pubblicazioni.


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La lingua "biforcuta" della stampa

Squarciata gomma dell'auto del vice sindaco di Castelvetrano

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Correttamente: vicesindaco. Dizionario Sabatini Coletti: vice- [vìce]

  • Primo elemento di composti che designano cariche o uffici, impiegato per indicare la persona che supplisce le funzioni del titolare (vicesindaco) o che, in ordine gerarchico, è di grado immediatamente inferiore (vicebrigadiere)

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La paramedico liberata dalla prigionia russa: «Grazie a Zelensky»

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Correttamente: paramedica. Medica è voce correttissima, oltre tutto come si può mettere l'articolo femminile davanti a un nome maschile? Si può dire "la sindaco" o "la ministro"?  Si veda la Crusca e qui.

Paramedica, termine in regola con le leggi della grammatica, si trova in numerose pubblicazioni,



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