domenica 31 dicembre 2023

Capodanno: quale plurale?

 


Domani è il primo giorno del nuovo anno (capodanno) formuliamo, quindi, i nostri migliori auguri alle gentili lettrici e ai gentili lettori: che sia un anno foriero di pace, salute e felicità. E a proposito di capodanno, qual è il plurale? 

Molti vocabolari, a nostro avviso, confondono le idee perché ammettono vari plurali: capodanni, capidanno e capidanni. Il Treccani in rete, addirittura, ritiene non comuni le forme plurali; dovremmo scrivere, e.g., "Giulio trascorre tutti i capodanno a Parigi".
Il termine, innanzi tutto, si può scrivere, nella forma singolare, anche in grafia analitica (due parole): capo d’anno. Per quanto attiene al plurale uno solo, a nostro modo di vedere, è quello corretto: capodanni (e il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, sembra darci ragione).
Questo in ottemperanza alla “legge” che regola la formazione del plurale dei sostantivi composti con capo. La suddetta legge stabilisce l’invariabilità di capo (prende il plurale solo il secondo elemento) quanto questo ha il significato di primo, principale: il capolavoro (lavoro principale), i capolavori; il capocuoco (il primo cuoco) i capocuochi; il capoluogo (il luogo principale), i capoluoghi.
Il capodanno, quindi, essendo il primo giorno dell’anno farà il plurale mutando solo il secondo sostantivo: capodanni. E sempre a proposito di capodanno, non tutti i Paesi lo "festeggiano"  il primo gennaio. Vediamo, quindi, affidandoci a Wikipedia, le date del capodanno nelle varie parti del mondo.

La data del capodanno dipende dalla particolare cultura e religione.[1] In particolare, il giorno del capodanno cade:

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La lingua "biforcuta" della stampa

I Paesi più odiati del mondo: l'Italia è tra i primi posti

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Sarebbe interessante sapere -- attraverso gli operatori dell'informazione -- quanto è/sia odiato il mondo.  Non ci sarebbe venuta alla mente questa domanda se chi ha redatto il titolo avesse scritto, correttamente: " i Paesi più odiati al mondo".


 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)


 

sabato 30 dicembre 2023

Un "dono istruttivo" da regalare in occasione dell'Epifania (a chi ama scrivere e parlare correttamente)

 


Recensione di Aldo Onorati, studioso di Dante, tratta da Le pagine della Dante (rivista della Società Dante Alighieri)


Il sottotitolo di questo libro necessario” è Primo soccorso linguistico. Gli autori: Carlo Picozza, Fausto Raso, Santo Strati. Ci sono illustrazioni simpaticissime di Massimo Bucchi. Ed. Media@Books, pp. 304. 18,00.

Chi sono i soccorritori? Carlo Picozza è giornalista professionista (Il Messaggero, Aari @ Finanza, Repubblica); Fausto Raso, battagliero difensore del nostro idioma, ha scritto

fra laltro, Un tesoro di lingua. Santo Strati, anchegli giornalista professionista, ha lavorato per la RAI e dirige il quotidiano digitale e online Calabria.live. Tre rme sicure, instancabili.


Quotidianamente mi giunge  Lo  SciacquaLingua  curato da Fausto Raso, ed è la prima cosa, nel computer, che leggo la mattina. Ora, piluccando nel vocabolario di soccorso alla nave linguistica che sta affondando nel Tirreno, nellAdriatico e in altri maricciuoli nostri, imparo, mi diverto e rifletto anche con amarezza   sullinutile  fatica del nostro padre Dante, del ranatissimo Petrarca, dellipotattico Boccaccio, del dittatore della lingua Pietro Bembo, del mite Manzoni che ha risciacquato i suoi panni in Arno, e di tutti coloro i quali si sono sforzati di migliorare un dettato bellissimo: lidioma cantabile per eccellenza. Perché mi vien


tale scoramento? Lasciamo da parte le intrusioni violente dellinglese, che fa da padrone in terra altrui (tanto che pure i termini latini vengono pronunciati come fossimo in Inghilterra, es.: media, tutor,  trasformati in midia, tiutor) e che viene scritto comè, senza alcuna assimilazione allitaliano; il peggio  è che  la  stampa,  mamma tv (seguita da decine di milioni di esseri linguisti-

camente indifesi), i libri che dovrebbero essere labbecedario primo insegnano a disimparare la lingua madre. Sto ruzzolando anchio nel burrone, ma lo faccio per fini gnomici. A dare il colpo di grazia  a un essere morente, cè luso generalizzato dei quiz. La formulazione di un concetto non è più ammessa, come quando dallalto mossero guerra alla memoria.


Il libro è complesso,  ma di stimolante lettura. Le prime trecento pagine (circa) riportano gli errori e gli orrori del giornalismo, spiegano i lemmi della tecnologia, chiariscono  gli acronimi acrobatici.  La tecnica è quella dellordine alfabetico per ogni argomento: pillole antinuenzali da prendere ogni qualvolta si hanno dei dubbi (e quanti ce ne sono nella nostra mente intossicata da giornali, libri strampalati pur di stare alla moda, discorsi e peggio



conferenze   interminabili   dove   scappa non solo lerrore, ma lorrore linguistico). Insomma, è veramente un’ancora  di salvataggio immediato questo libro che assolve la funzione delle medicine salvavit


nellambito della grammatica, della sintassi, della scrittura e della parlata duna malata al cui capezzale stanno pronti in agguato altri idiomi che la porteranno  a morte per sostituirla!





 

 

 

 




 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)