domenica 15 giugno 2025

Dove la corda unisce la fune trattiene

 

Questo articolo nasce da una curiosità linguistica apparentemente semplice: sono davvero sinonimi “fune” e “corda”? Ma come spesso accade, le parole, se le si ascolta bene, raccontano più di quanto sembrino. Tra etimologie dimenticate, usi tecnici e immagini che legano le mani all’anima, questo piccolo saggio prova a tendere un filo – anzi, una fune – tra la precisione del dire e il piacere del raccontare. Un omaggio a quelle parole che, come certi nodi, stringono senza soffocare.

Nel parlare quotidiano, fune e corda sembrano intercambiabili: entrambe evocano l'immagine di un intreccio di fibre robuste, pronte a sostenere, legare, trascinare. Ma scavando appena sotto la superficie, scopriamo che tra questi due lessemi corre una distinzione sottile, radicata nella lingua, nella tecnica e nell’uso.

Sotto il profilo etimologico corda ha origini antiche e trasversali. Deriva dal latino chorda, a sua volta dal greco chordḗ, che indica(va) una striscia di budello usata per strumenti musicali o archi. La parola richiama quindi qualcosa di lungo, flessibile e in tensione. È interessante notare come da chorda, per "accostamento", derivino anche termini come “accordo” o “cordiale”, a testimonianza del legame (è proprio il caso di dirlo) tra le corde e l’armonia.

Fune, invece, proviene dal latino funis, che già allora indicava una grossa corda. Il vocabolo latino era legato ad ambiti pratici: nautica, edilizia, agricoltura. La fune era ciò che permetteva di sollevare, ancorare, trainare. In un certo senso, era l’estensione muscolare del lavoro fisico.

Questa differenza etimologica riflette bene anche il diverso impiego che i due sintagmi mantengono ancora oggi. Corda è più generica e versatile: possiamo parlare della corda per stendere il bucato, di una corda per saltare, della corda di una chitarra. È leggera, maneggevole, quotidiana. La fune, al contrario, suggerisce peso, fatica, robustezza. Una fune d’acciaio sostiene un ponte sospeso, una fune da alpinismo regge il corpo in parete, una fune nautica ancora una barca al molo.

La differenza principale, sotto il profilo tecnico, sta nello spessore e nella resistenza: la corda è sottile, flessibile, facile da annodare. La fune è più grossa, spesso composta da trefoli intrecciati, pensata per non spezzarsi sotto carico. Dove la corda si adatta, la fune resiste.

Potremmo dire che, nella metafora della vita, la corda è ciò che unisce, armonizza e accompagna i piccoli gesti quotidiani, come un violino che accorda l’anima; la fune, invece, è ciò che ci trattiene sull’orlo del baratro, o ci solleva quando tutto il resto cede: non sempre visibile, ma essenziale quando il peso si fa grave.

Per concludere queste noterelle: anche se fune e corda spesso si incrociano nei discorsi, conservarne la distinzione è un atto di precisione linguistica. In fondo, ogni parola ha la sua tensione, il suo carico, proprio come una corda o una fune. E sapere quale usare, in quale contesto, è un piccolo esercizio di consapevolezza che rende più fine, più teso, anche il nostro idioma, gentil sonante e puro, per dirla con  Vittorio Alfieri.


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Trillinare”

Nel vivace paesaggio dell’italiano contemporaneo, dove la lingua si rinnova per dar voce a emozioni sottili e gesti quotidiani, emerge un neolemma dalla sonorità giocosa e leggera: trillinare. Nato da un'intuizione fonosimbolica e da un guizzo di creatività linguistica, questo verbo si propone come espressione perfetta per quei momenti di gioia effimera, di canto spontaneo, di vibrazione emotiva che spesso sfuggono alle parole comuni. Collocato tra trillare e canticchiare, ma con un’identità autonoma e originale, trillinare apre una piccola finestra poetica sull’anima che canta – anche solo tra sé e sé.

Ecco un'eventuale lemmatizzazione nei vocabolari dell'uso:

trillinare /ˈtrillinare/ verbo intransitivo (aus. avere) – neologismo di origine onomatopeica

  1. Emettere suoni vivaci, brevi e melodiosi, simili a un trillo, spesso per esprimere gioia, leggerezza o incanto spontaneo.«Al tramonto, gli uccelli trillinavano tra i rami come in una festa segreta.»

  2. Fischiettare o canticchiare motivi semplici e giocosi, in modo non strutturato, spesso mentre si è assorti nei propri pensieri.«Camminava per le vie antiche trillinando senza accorgersene.»

Ambiti d’uso: narrativa, comunicazione lirica, scrittura evocativa Sinonimi affini: trillare, cinguettare, fischiettare, canticchiare, gorgheggiare Derivati possibili: trillinante, trillinamento, trillinìo.


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1 commento:

Pier Paolo Falcone ha detto...

Leggo: "una fune da alpinismo regge il corpo in parete". Ho pratica di alpinismo: si andava "in cordata".