Tantissimo tempo fa, nel Regno delle Parole Fraintese, viveva un verbo giovane e curioso: Intravedere. Aveva origini nobili, discendeva dalla stirpe latina di intra-, che significa “dentro”, e videre, il potente verbo “vedere”. Era un verbo timido, che si faceva largo tra le frasi solo quando si trattava di vedere qualcosa fugacemente, in modo indistinto o parziale. Mai troppo netto, mai troppo diretto.
Nel Regno, però, c’erano degli spiritelli dispettosi: i Maligni Raddoppiatori. Erano famosi per infilare consonanti doppie dove non servivano. Si divertivano a confondere i viandanti della lingua, soprattutto quando sentivano parole pronunciate con forza o inflessione dialettale.
Un giorno Intravedere, passeggiando tra le pagine di un libro, sentì alcuni umani pronunciarlo con enfasi: “L’ho intravvisto, giuro!”
“Intravvisto?” sussurrò sconvolto. “Ma io non ho due V!”
E aveva ragione. Dal punto di vista etimologico e grammaticale intravedere si scrive e si coniuga con una sola V: intravedo, intravedevo, ho intravisto...
Ma gli umani, affascinati dal suono più forte o forse vittime dell’influenza di parole come avvenire o avvistare, cadevano nell’errore del raddoppiamento. A volte si lasciavano ingannare da una pronuncia più “dura”, altre volte da un parallelismo mentale infondato.
Intravedere si rivolse allora alla Regina Ortografia: “Maestà, potete aiutarmi? Vorrei che il mio vero nome fosse ricordato!”
La sovrana, saggia e composta, lo fece accomodare sotto la grande Quercia della Sintassi e con voce ferma ma affabile, spiegò:
“Vedi, mio caro Intravedere, il problema nasce dal fatto che alcuni prefissi, come infra-, richiedono il raddoppiamento fonosintattico. Questo significa che, quando precedono certe parole, provocano il raddoppio della consonante iniziale del secondo elemento. È per questo che diciamo inframmezzo con due “m”, perché mezzo inizia con una consonante e infra- la rafforza foneticamente. Ma tu, nobile verbo, porti il prefisso intra-, che vuol dire anch’esso “dentro”, ma non provoca raddoppi. È più discreto, più composto. Non chiede rinforzi fonetici. È per questo che il tuo passato è, senza ombra di dubbio, intravisto, con una sola “v”. Nessun Raddoppiatore può cambiare ciò che l’etimologia, ma soprattutto (ecco un altro prefisso, sopra-, che esige il raddoppiamento della consonate che lo segue) la norma grammaticale, ha stabilito.”
Intravedere chinò il capo, sollevato. Il suo nome, ora spiegato e protetto dalla grammatica regale, avrebbe vissuto per sempre… con una sola V.
E così fu: da quel giorno, ogni volta che una penna tentennava tra intravisto e intravvisto, una vocina gentile - forse quella della Regina Ortografia stessa - sussurrava: “Una sola ‘v’, per favore.”

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