sabato 7 giugno 2025

Il principe delle contraddizioni

 

Le parole hanno un potere straordinario: evocano immagini, suscitano emozioni, danno forma al pensiero. Tra le figure retoriche più affascinanti c’è l’ossimoro, quel curioso artificio linguistico in cui due elementi opposti si incontrano e danno vita a un’espressione sorprendente.

Silenzio assordante, ghiaccio bollente, dolce amarezza… Sono solo alcuni degli esempi che rendono l’ossimoro un gioco di contrasti capace di arricchire il linguaggio e stimolare la riflessione. Ma da dove nasce questa magia? Qual è il segreto che lo rende così efficace?

Per rispondere a queste domande, abbiamo immaginato una favola che dà voce all’ossimoro stesso. Un viaggio in un regno fantastico dove le contraddizioni non solo esistono, ma governano ogni aspetto della realtà.

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C’era una volta, nel lontano e vasto regno di Contradictia, una terra sospesa tra realtà e sogno, dove le cose impossibili prendevano vita. Il sole splendeva a mezzanotte, i fiumi scorrevano in due direzioni opposte, e il vento, invece di soffiare, restava immobile come una statua di cristallo. In questo favoloso regno viveva il giovane principe Ossimoro, il cui nome racchiudeva in sé un mistero. Era al tempo stesso luminoso e oscuro, forte ma delicato, tranquillo e tempestoso. Gli abitanti di Contradictia lo amavano perché con lui ogni parola si trasformava in magia.

Un giorno, suo padre, il re Paradosso, lo convocò nella grande sala degli specchi, dove le immagini riflettevano realtà distorte e straordinarie. "Figlio mio," disse il sovrano con voce solenne, "il mondo là fuori ha bisogno di te. Troppo spesso le persone pensano che gli opposti si escludano a vicenda, ma tu devi dimostrare loro che possono unirsi e creare qualcosa di magnifico."

Il giovane principe, molto colpito da quelle parole, decise di partire per un lungo viaggio. Attraversò foreste in cui gli alberi erano alti e bassi al tempo stesso, deserti di sabbia gelata e città in cui il silenzio era assordante. Ovunque andasse, le sue parole affascinavano la gente. Narrava di dolci amarezze, di ghiaccio bollente e di sguardi ciechi pieni di significato. Poeti e scrittori lo accolsero con entusiasmo, rendendolo parte delle loro opere, perché grazie a lui le emozioni diventavano più vive e i pensieri più profondi.

Nel corso del suo viaggio, il giovane Ossimoro poté scoprire anche l’origine del suo nome. Gli antichi saggi di Contradictia gli rivelarono che il termine proveniva dal greco oxys, che significa "acuto", e moros, che vuol dire “sciocco”, “stupido”. Unione perfetta di intelligenza e paradosso, proprio come lui.

Continuò il suo cammino fino a quando si rese conto di essere presente dappertutto. Non c’era luogo in cui le sue contraddizioni non avessero trovato spazio: nei versi di Dante, nei sonetti di Shakespeare, nelle lettere appassionate di Leopardi. Persino nelle conversazioni quotidiane delle persone, che senza saperlo evocavano il suo potere parlando di guerre pacifiche, di verità menzognere e di realtà virtuali.

Nel cuore di Contradictia, tra opposti che danzano in equilibrio perfetto, 'risiedeva' anche un’antica verità: la "concordia discorde". Questo ossimoro, ripreso da Ovidio e reso immortale da Gabriele D’Annunzio, descrive l’armonia nata dal contrasto, l’ordine generato dal caos, la bellezza che scaturisce dalla tensione tra estremi. È il principio che ha guidato il giovane Ossimoro nel suo viaggio, il segreto della sua magia e la ragione per cui, ancora oggi, la sua voce risuona in ogni parola che accoglie l’incontro tra luci e ombre, dolcezza e amarezza, silenzio e clamore.

E così, il principe Ossimoro non smise mai di incantare il mondo con la sua arte delle contraddizioni. Ancora oggi, quando qualcuno pronuncia un ossimoro, la sua magia continua a vivere, e il regno di Contradictia esiste nell’animo di chi sa vedere la bellezza negli opposti.


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