Nel variegato panorama delle teorie linguistiche la grammatica valenziale rappresenta uno strumento potente per illuminare le strutture profonde della frase. Non si tratta soltanto di stabilire “chi fa cosa”, ma di scoprire come il significato del verbo determina la forma dell’enunciato. È un approccio che ribalta la grammatica tradizionale: non si parte dalle parti del discorso, ma dal senso che il verbo porta con sé e dalla sua capacità di “attrarre” gli altri elementi necessari per costruire una “scena linguistica” coerente.
Questa visione è stata ideata dal linguista francese LucienTesnière (1893–1954), che ha introdotto il concetto di valenza ispirandosi alla chimica. La sua intuizione è semplice quanto geniale: il verbo possiede una forza attrattiva, proprio come un atomo, e costruisce intorno a sé la frase aggregando argomenti (soggetti, oggetti, destinatari…) e circostanti (complementi accessori come tempo, luogo, modo…).
La valenza di un verbo stabilisce, pertanto, il numero di “posti” che deve riempire per esprimere pienamente il suo significato. Questi posti sono occupati da elementi linguistici indispensabili, chiamati attanti (o argomenti). Alcuni esempi chiareranno meglio il concetto:
Piove: verbo zerovalente (nessun argomento);
Il gatto dorme: verbo monovalente (richiede solo il soggetto);
Marco legge un libro: verbo bivalente (soggetto + oggetto);
Luca regala un libro a Giulia: verbo trivalente (soggetto + oggetto + destinatario);
Anna traduce un testo dal russo all’italiano: verbo tetravalente (soggetto + oggetto + origine + destinazione).
Oltre agli argomenti, il sintagma verbale può essere accompagnato da circostanti, elementi opzionali che arricchiscono il messaggio (come il luogo, il tempo, il modo…), ma non sono necessari per completare la valenza verbale.
Questo modello aiuta a comprendere la costruzione della frase a partire dal significato del verbo. È utile sia in ambito didattico, in particolare per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua (L2), sia nella comprensione e produzione del testo, poiché favorisce una riflessione metalinguistica attiva e consapevole. In Italia, studiosi come Francesco Sabatini hanno proposto rappresentazioni grafiche efficaci del modello, come per esempio, i grafici radiali, dove il verbo è il centro e gli altri elementi disposti radialmente come i raggi di una ruota.
Per concludere, la grammatica valenziale non è solo uno schema tecnico: è una visione profonda della lingua che ci mostra come il verbo, agendo da ‘regista linguistico' (oltre che come 'architetto'), assegni i ruoli agli altri elementi della frase e costruisca una scena coerente e significativa. Ogni frase diventa, quindi, un piccolo teatro, e il verbo ne guida l’azione. Per chi studia, insegna o semplicemente ama le sfumature della nostra amata lingua italiana, questa grammatica rappresenta una chiave interpretativa elegante, funzionale e viva.
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Il verbo è il cuore della frase (questo detto sintetizza perfettamente il principio della grammatica valenziale: il verbo è il centro attorno al quale ruotano gli altri elementi).
Il verbo è il regista, gli argomenti sono gli attori (una metafora teatrale che rende la grammatica valenziale più accessibile e visiva per gli studenti).
Ogni verbo ha la sua chimica (ogni verbo ha una “capacità di legame” con altri elementi della frase).
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Una favola didattica in proposito
C'era una volta, in un regno lontano, Sintassia, un giovane verbo di nome Narrare. Non era un verbo qualsiasi: aveva tre poteri magici chiamati valenze. Con la prima (valenza) poteva evocare il Narratore; con la seconda, far apparire la Storia; e con la terza, scegliere il Destinatario. Ogni volta che il giovane Narrare pronunciava il suo incantesimo, la frase prendeva vita!
Un giorno, nel Regno arrivò una nube oscura di Confusione Grammaticale. I verbi iniziarono a dimenticare quanti argomenti chiamare, i soggetti si nascondevano, gli oggetti sbagliavano posto... Il Re Parlare, ormai stanco, convocò l’Accademico Saggio Tesnière, che portò con sé una mappa segreta: la Grammatica Valenziale.
Con l'aiuto di Narrare, Mangiare (che chiamava due elementi: chi mangia e cosa), e Dormire (che si arrangiava da solo con una valenza soltanto), il Regno cominciò a ricostruire le frasi. Ogni verbo scoprì la propria “famiglia valenziale” e capì quali elementi doveva accogliere per vivere felice.
Da quel giorno, ogni frase diventò chiara come il cielo di giugno, e la confusione fu dissolta. I bambini di Sintassia impararono che le parole sono come incantesimi: basta sapere chi deve comparire sulla scena. E il verbo Narrare? Continuò a raccontare, a chi voleva ascoltare, storie piene di soggetti, oggetti e incanti grammaticali.
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(da Wikipedia)
Numero degli argomenti | Descrizione | Formula |
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Zerovalenti | Verbi impersonali come piovere, nevicare, grandinare (anche detti "verbi atmosferici"), che non hanno bisogno di nessun altro elemento e costituiscono perciò da soli un nucleo completo: Piove. | [non sogg-v] |
Monovalenti | Verbi intransitivi come abbaiare, dormire, sbadigliare, tossire, che hanno bisogno solo dell'indicazione di chi agisce: Fido abbaia. | [sogg-v] |
Bivalenti | Sono bivalenti due tipi di verbi:
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Trivalenti | Sono trivalenti due tipi di verbi:
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Tetravalenti | Verbi transitivi come tradurre, trasportare, trasferire, travasare, che necessitano del soggetto (I argomento soggetto), di un oggetto diretto (II argomento) e di due argomenti indiretti: Il professore traduce una poesia dal greco all'italiano. | [sogg-v-arg-prep.arg-prep.arg] |
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