giovedì 17 ottobre 2019

Sgroi - 32 - Congiuntivo misterioso


di Salvatore Claudio Sgroi *

    1. L'evento linguistico
    In un rilevante articolo di un collega-filosofo si è potuto di recente leggere il seguente periodo:
    “Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso, aspettando tempi migliori, quando gli animi si sarebbero placati, la situazione fosse divenuta più chiara e sarebbe stato utile fare una riflessione serena su quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
         
     2. Analisi sintattica del periodo
    Un periodo relativamente complesso, quello di cui sopra.
   E per lunghezza: 38 parole. Uno stile quindi "molto difficile" a partire da 29 parole o più stando all'indice di facilità di lettura di Flesh (20 essendo la lunghezza in parole di uno stile 'standard').
  E sintatticamente: una frase complessa costituita da 9 frasi semplici: una principale con 8 dipendenti costruite a grappolo, con alcune coordinate (3.a, 3.b, 5.a) e senza incastri:

  1. Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso,
  2. aspettando tempi migliori
  3. quando gli animi si sarebbero placati,
  3.a. la situazione fosse divenuta più chiara
  3.b. e sarebbe stato utile
  4. fare una riflessione serena
  5. su quanto accaduto
  5.a. (e continua
  6. ad accadere)”.

 E con una densità lessicale da lingua parlata, stando ad Halliday: le 16 parole piene sono distribuite in 9 clausole, e quindi 16:9 = 1.7, inferiore a 3, densità propria della lingua scritta.

  3. Congiuntivo problematico
  Un periodo, quello su riportato,  che ho trovato sintatticamente ‘normale’. Ma di cui mi sfuggiva il perché del CONGIUNTIVO incastrato tra due condizionali:
   3. quando gli animi si sarebbero placati,
   3.a. la situazione fosse divenuta più chiara
   3.b. e sarebbe stato utile [...].
 E per altro tutte e tre le frasi dipendenti, di cui due coordinate.

   4. Appello ai colleghi
    Ho allora proposto tale frase alla riflessione e all'analisi di alcuni colleghi, universitari di tutt'Italia, in quanto nativo-italofoni e linguisti/storici della lingua. Da un lato precisando: "ho trovato sintatticamente ‘normale’. Ma non capisco il perché del CONG.". Dall'altro chiedendo: "Tu ‘senti’ normale il periodo? E come ti spieghi questa scelta modale?".
   Queste le diverse (13) risposte dei colleghi, sia sul piano normativo (uso giudicato corretto/scorretto), sia sul piano dell'analisi sintattica e semantica, con individuazione della "Regola nascosta" alla base dell'uso in questione.

    5. Giudizio normativo
    Sul giudizio di correttezza, i colleghi hanno fornito valutazioni opposte e variamente sfumate.
     Su 13 italo-nativofoni (e linguisti), 7 hanno giudicato negativamente l'enunciato. Solo tre hanno invece valutato accettabile o grammaticale la frase, mentre tre si sono astenuti da ogni giudizio.
   
    5.1. "Sciatteria", "un po' zoppicante", "puro incidente di percorso"/"un mal riuscito tentativo di variatio", "senza scrupoli", "non normale", "accettabile, ma"
   Per il collega n. 1, si trattava di una "sciatteria":
    "secondo me è una sciatteria (non voglio dire: errore). Ma, trattandosi di uno scrivente (super-)colto, sta a te giustificarne le scelte linguistiche".
     L'A. implicitamente sembra proporre come enunciato corretto la variante con tre condizionali.
     Ovvero:
        “Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso, aspettando tempi migliori, quando gli animi si sarebbero placati, la situazione sarebbe divenuta più chiara e sarebbe stato utile fare una riflessione serena su quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
        L'A. ha sorvolato così sul problema della individuazione di una possibile Regola alla base della produzione del congiuntivo 'incriminato', lasciando ad altri l'onere, come se l'individuazione della Regola alla base di tale uso giudicato negativamente comportasse di per sé una valutazione positiva (da giustificare, a mio giudizio, sulla base di criteri quali la comprensibilità dell'enunciato, il livello culturale dello scrivente e il registro del testo qui formale).
     Il linguista n. 2 ha preso nettamente le distanze come italo-nativofono da tale enunciato in quanto per nulla "normale", aspettandosi come nel caso dell'informante n. 1 e del successivo una "terna" al condizionale:
          "No, non lo sento normale affatto, è uno zeugma (se lo è) che proprio non farei: non vedo perché il parallelismo non debba esserci anche per il secondo membro della terna".
     Per il linguista n. 3 la frase sembra "accettabile" se interpretata anziché come coordinata come dipendente:
       "anche a me sembra accettabile (quasi la seconda fosse una dipendente della prima frase, tipo: gli dissi che sarei partito se fosse arrivato....)".
 Ma implicitamente è valutata errata, perché coordinata alla dipendente al condizionale:
     "ma il futuro del passato (mi pare qui il caso, visto che è un ricordo....) richiederebbe il condizionale anche nella seconda che è concordata alla prima".
     La forma corretta implicherebbe quindi una terna al condizionale, come per i precedenti due linguisti.
       Il linguista n. 4 ha giudicato "zoppicante" l'es. e ha proposto come normale tre congiuntivi:
         "per me la sintassi (o, più esattamente, la consecutio) è un po' zoppicante: mi sembra che si dovrebbe mettere il congiuntivo in tutti e tre i casi".
     Ovvero il periodo avrebbe dovuto essere:
         “Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso, aspettando tempi migliori, quando gli animi si fossero placati, la situazione fosse divenuta più chiara e fosse stato utile fare una riflessione serena su quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
   Ma ha avanzato una spiegazione su cui cfr. più avanti (§ 6.1).
      Un quinto collega non ha rinunciato a un duplice giudizio di valore ("un puro incidente di percorso"; "Ma non escluderei anche un mal riuscito tentativo di variatio"), per poi avanzare una Regola alla base di tale uso (cfr. più avanti § 6.3.1).
     Un sesto collega, pur trovando qui normali" il condiz. e il cong., ha ritenuto tale variatio "un po' antiergonomic[a] e pure controintuitiv[a]", e ha giudicato lo scrivente "senza tanti scrupoli":
         "Effettivamente è un po' antiergonomico e pure controintuitivo: posto che sia il condiz. sia il cong. sono normali in questo contesto, perché questa variatio?
          La spiegazione più ingenua è che in questa zona d'ombra della nostra grammatica, come in altre, l'utente procede a tentoni e dunque alterna i due modi senza tanti scrupoli".
  Ma poi ha avanzato una interpretazione semantico-sintattica dei verbi reggenti, su cui cfr. più avanti § 6.3.3.
    Il linguista n. 7 ha avanzato due possibili giudizi con tre possibili analisi:
       (i) L'enunciato "non pare errato":
          "Condivido, se ho inteso bene, il tuo senso di una certa stranezza circa il periodare che riporti, anche se sono d'accordo che sintatticamente non pare errato".
    (Per la "Regola nascosta" proposta per questo enunciato cfr. più avanti § 6.3.4).
      (ii) Ma la frase è anche sentita "fuori sesto" per il primo condizionale:
         "Quel che 'sento' un po' fuori sesto non è però il congiuntivo nella seconda proposizione, ma il condizionale nella prima: io avrei detto quando gli animi si fossero placati; il condizionale nella terza mi pare giustificato dal valore di quasi implicito condizionale amalgamato nell'asserzione: 'quando (e se) gli animi si fossero placati e la situazione fosse divenuta più chiara', allora 'sarebbe stato utile'."
     L'enunciato sarebbe allora corretto con due congiuntivi e un condizionale, interpretando il primo quando come ipotetico ("e se"), e ritoccando i connettivi delle due coordinate (con e al posto della virgola, e ricorrendo ad allora al posto di e):
    "quando (e se) gli animi si fossero placati e la situazione fosse divenuta più chiara", allora "sarebbe stato utile".
      (iii) Oppure la normalizzazione avrebbe luogo a vantaggio della terna al condizionale, come nel caso degli informanti n. 1-2-3:
 "Altrimenti, tutto al condizionale, con valore generale ipotetico".
Per una possibile "Regola nascosta" alla base dell'enunciato cfr. § 6.3.4.
      5.2. Piena accettabilità/grammaticalità della frase
       A fronte dei 7 censori di cui sopra (in qualche caso con qualche punta di neo-purismo), invece tre altri si sono dichiarati per una piena accettabilità normativa/grammaticalità del costrutto, e tre si sono astenuti.
   Per il linguista n. 8 si tratta di un "Bell'esempio. Perfettamente accettabile", cui ha fatto seguire un'analisi condivisibile (cfr. § 6.3.5).
    Il linguista n. 9 ha dichiarato:
      "anzitutto grazie per questo esempio che ci fa riflettere su quello che riusciamo a fare da parlanti nativi"; "Anche io sento "normale" il tutto con quelle alternanze di modi".
       "L'alternativa di condizionale - condizionale - condizionale mi suona grammaticale [= informanti nn. 1, 2, 3, 7], non quella di congiuntivo - congiuntivo - congiuntivo" [normale invece per l'informante n. 4 (§ 5.1)].
   E poi ha fatto seguire una spiegazione pienamente plausibile (cfr. § 6.3.5).
   Il parlante n. 10 non ha dubitato della "grammaticalità" dell'enunciato:
      " stavolta mi hai messo a dura prova perché come a te anche a me la frase sembra del tutto grammaticale [...]",
        Per la sua analisi cfr. § 6.3.5.
    Il parlante n. 11 non ha espresso alcun giudizio di valore negativo sul costrutto, proponendo peraltro una spiegazione sulla presenza del cong. (cfr. più avanti § 6.2).
     L'informante n. 12 si è astenuto da un giudizio normativo, avanzando una ipotesi in negativo sulla produzione dell'enunciato (cfr. § 6.1).
Anche il collega n. 13 ha puntato solo a una spiegazione della Regola dell'enunciato (cfr. § 6.3.2).

      6. La "Regola nascosta" alla base del congiuntivo
       Se è più agevole indicare quale regola il parlante avrebbe dovuto seguire per produrre l'enunciato desiderato dal lettore, qual'è invece la Regola "nascosta", inconscia, alla base del cong. nel periodo prodotto dal parlante?
     6.1. Mancata "consecutio temporum"
     Il collega n. 4 per la frase giudicata "un po' zoppicante" (§ 5.1), ha identificato la Regola della presenza del cong. in maniera negativa, ovvero con la mancata applicazione della consecutio temporum:
      "[...] mi sembra che si dovrebbe mettere il congiuntivo in tutti e tre i casi".
      Anche da parte del collega n. 12, che non ha giudicato la frase incriminata (§ 5.2), la regola è stata identificata in maniera negativa, tutta al modo condizionale:
  "La reggenza è la stessa, ci aspetteremmo il medesimo modo verbale".
    La frase si spiegherebbe quindi con una "mancata riflessione" sulla consecutio temporum:
       "senza troppo rifletterci, altrimenti passiamo troppo tempo a riflettere sulle mancate riflessioni altrui.
        La reggenza è la stessa, ci aspetteremmo il medesimo modo verbale.
  A meno che, torno a dire, lo scrivente non ci sia stato molto a pensar su".
      6.2. Variatio libera, a-semantica
       Per il parlante n. 11, neutrale quanto al giudizio normativo (§ 5.2), la presenza del cong. non è invece legata a una particolare valenza semantica ma si tratta di variatio libera che garantisce una scelta non "pesante" in quel contesto fin troppo ricco di condizionali:
       "Libere scelte, non credi? Opzioni in variazione libera! Qui l'emittente avrà avvertito un'esigenza di variatio, in particolare rispetto al ripetersi di forme pesanti come i condizionali?".
      6.3. Valenza semantica alla base del congiuntivo dipendente, aperto da quando
       Gli altri 7 informanti hanno invece cercato di individuare una "Regola nascosta" che giustificasse la valenza semantica del congiuntivo, o per meglio dire della dipendente al congiuntivo aperta dal connettivo temporale quando.
      6.3.1. Tra "eventi sicuri" (al condizionale) ed "evento probabile" (al congiuntivo)
       Il collega n. 5, a parte il sospetto di "un puro incidente di percorso", o di "un mal riuscito tentativo di variatio" (§ 5.1), ha avanzato una interpretazione della frase con i due condizionali in quanto "eventi sicuri" e il congiuntivo come "evento probabile":
    "potrei pensare che mentre il placarsi degli animi e l'utilità di una riflessione serena sono considerati eventi 'sicuri', la chiarezza della situazione è invece un evento 'probabile' ".
     6.3.2. Condizionale "aspettuale" e "futuro" VS congiuntivo  "eventuale"
     Il collega n. 13, bypassando la valutazione normativa (§ 5.2), da un lato ha osservato che "condizionali e congiuntivo sono impiegati in modo tra loro indipendente" (ma in questo caso sono tra loro coordinati), dall'altro ha evidenziato che
        "i condizionali sono aspettuali e proiettano l’azione nel futuro"
        e "il congiuntivo evoca, da solo il carattere eventuale e non reale del chiarimento cui allude l’A.".
     6.3.3. Verbi "agentivi" e "stativi": tra interpretazione "temporale" ed interpretazione "epistemica"
    Il collega n. 6, a parte la "variatio " e il giudizio sullo scrivente "senza tanti scrupoli" (§ 5.1), ha trovato "normali" il condiz. e il cong. in tale contesto, e ha quindi avanzato, pur nel timore di una iper-decodifica ("Ma forse sto iperinterpretando"), una interpretazione semantico-sintattica dei verbi reggenti:
        "Ad essere più analitici, si potrebbe supporre che 'placarsi' e 'fare una riflessione' e 'accadere' (non 'essere utile' che è una pseudoreggenza, nel senso che non è quello il focus dell'azione), essendo più agentivi, insomma evocando azioni, incoraggiano di più il rispetto della consecutio temporum del futuro nel passato (condizionale),  mentre la minore agentività e la maggiore staticità del copulativo 'divenire' (che non reggendo altri verbi fa proposizione a sé) incoraggi una interpretazione meno temporale e più modale (epistemica) garantita dal congiuntivo. Ma forse sto iperinterpretando (...)".
     6.3.4. "Mescolanza fra due pianificazioni macrosintattiche"
   Il linguista n. 7, dopo aver avanzato la possibilità dell'enunciato "un po' fuori sesto" con possibile correzione o al "cong. + cong. + condiz." o con terna al condizionale (§ 5.1), ha concluso avanzando una realistica "Regola nascosta" di tipo testuale:
      "In conclusione, mi parrebbe quindi che ci sia una sorta di mescolanza fra due pianificazioni macrosintattiche semanticamente diverse, una con valore 'neutro' (= congiuntivo) e una con valore condizionale-desiderativo (= condizionale)".
     6.3.5. Cong. "ipotetico", "non fattuale" vs "futuro nel passato"
  Il parlante n. 8, dopo aver proclamato la perfetta "accettabilità" del periodo" (§ 5.2), in maniera essenziale ha contrapposto da linguista il cong. con valore "ipotetico", "non fattuale" al "futuro nel passato":
      "Il congiuntivo, se ben intendo, sottolinea il valore ipotetico, che  accentua il grado di non fattualità dell'evento rispetto ai due eventi al futuro nel passato, presentati come naturali sviluppi della situazione di partenza".
 Analogamente il parlante n. 9, colpito dal valore "esemplare" dell'enunciato (§ 5.2), si è richiamato da linguista al condiz. quale futuro nel passato e ha interpretato il "quando + cong." come "una volta che + cong.":
      "Credo che il condizionale come futuro nel passato sia coerente con l'essersi astenuto aspettando tempi migliori, ovvero il placarsi degli animi e l'utilità di una riflessione. Il chiarirsi della situazione mi sembra sia la premessa alla possibilità della riflessione. In questa interpretazione, potrei riformulare così:
     ...' quando gli animi si sarebbero placati, e [una volta che] la situazione fosse divenuta più chiara, sarebbe stato utile...'"
   Il parlante n. 10, dopo aver confermato la 'grammaticalità' del costrutto (§ 5.2), per risolvere il problema dell'"anomalia sintattica", ha proposto di interpretare il connettivo quando come polisemico: a) "'temporale' + indic." e b) "'condizionale' se + cong.":
       "ma come spiegare il congiuntivo in un contesto sostanzialmente di futuro nel passato, anche se anomalo, che è compatibile col condizionale?
        Ho pensato che c'è una soluzione. La questione si risolve se si prende in considerazione una specie di doppio valore di "quando": quando regge le frasi al condizionale ha il suo valore temporale normale, ma con la seconda dipendente al congiuntivo va interpretato con valore piuttosto di tipo condizionale, come se fosse "se". Del tipo di: Sarebbe tornato a casa quando le acque si fossero calmate.".
    Soluzione semplice, quanto convincente ed elegante. Si potrebbe citare il caso analogo del perché causale (+ indic.) 'poiché' vs perché finale (+ cong.) 'affinché', es. te lo dico perché ['poiché, in quanto'] tu non lo fai vs te lo dico perché ['affinché'] tu lo faccia.

7. "Transizione" modale anomala?
       Per conto mio, fermo restando che normativamente il periodo non ha "offeso" il mio sentimento inguistico ovvero la mia "grammatica inconscia", e che quindi ho percepito l'es. come corretto, ciò che invece  ha colpito la mia grammatica "conscia", ovvero la teoria linguistica che  mi è familiare, è la "transizione" modale dal condiz. al cong. al condiz., che i colleghi (nn. 3, 4 al § 5.1), e soprattutto n. 7 (al § 6.2)) hanno preferito  etichettare come variatio a-semantica, a differenza degli altri che hanno invece ricercato condivisibilmente una motivazione semantica.
    Semanticamente il condizionale passato, -- qui ben due coordinati --, indica un'azione futura nel passato successiva al momento dell'enunciazione nel passato (aspettando):
     "mi sono astenuto dallo scriverne per esteso, aspettando tempi migliori, quando-1 gli animi si sarebbero placati, [quando-2 'il momento in cui'] la situazione fosse divenuta più chiara e [quando-3] sarebbe stato utile fare una riflessione serena".
  Il quando ha un duplice valore a) temporale (seguito dal condiz.) e b) relativo-ipotetico seguito dal cong., come hanno ben colto i colleghi 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 12. Ma -- va precisato -- il valore ipotetico è legato alla presenza del quando (sottinteso) e non dipende già dal congiuntivo tout court, di per sé modo dipendente a-semantico.
  
  8. Normalizzare è ... banalizzare
    'Normalizzare' il cong. come condizionale, secondo il suggerimento del collega n. 1 (implicito) e nn. 2, 3, 7, 11 (espliciti) o normalizzare i due condiz. come congiuntivi secondo l'esplicito suggerimento del collega n. 4, o ancora la soluzione "cong. + cong. + cond." proposta dal collega n. 7, avrebbe invero comportato una banalizzazione semantica, un appiattimento, un impoverimento, un travisamento del pensiero dell'autore.
   La variatio, quindi, -- o per meglio dire la "transizione" --, percepita come brusca dai colleghi, ha consentito di esprimere allo scrivente l'idea temporale del futuro (nel passato) combinata con l'idea temporale-ipotetica.

  9. Sommario
   1. L'evento linguistico
   2. Analisi sintattica del periodo
   3. Congiuntivo problematico
   4. Appello ai colleghi
   5. Giudizio normativo
   5.1. "Sciatteria", "un po' zoppicante", "puro incidente di percorso"/"un mal riuscito tentativo di variatio", "senza scrupoli", "non normale", "accettabile, ma"
   5.2. Piena accettabilità/grammaticalità della frase
   6. La Regola nascosta alla base del congiuntivo
   6.1. Mancata "consecutio temporum"
   6.2. Variatio libera, a-semantica
   6.3. Valenza semantica alla base del congiuntivo dipendente, aperto da quando
   6.3.1. Tra "eventi sicuri" (al condizionale) ed "evento probabile" (al congiuntivo)
   6.3.2. Condizionale "aspettuale" e "futuro" VS congiuntivo "eventuale"
   6.3.3. Verbi "agentivi" e "stativi": tra interpretazione "temporale" ed interpretazione "epistemica"
   6.3.4. "Mescolanza fra due pianificazioni macrosintattiche"
   6.3.5. Cong. "ipotetico", "non fattuale" vs "futuro nel passato"
   7. "Transizione" modale anomala?
   8. Normalizzare è ... banalizzare

  

* Docente di linguistica generale presso l'università di Catania





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