Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana al lemma "coprire", leggiamo: rivestire con qualcosa per nascondere; e, in senso figurato, anche occultare, dissimulare, soddisfare, pareggiare, occupare, tenere, riempire, difendersi, percorrere (riferito al tempo occupato) ecc. Orbene, anche se i dizionari ammettono la correttezza del verbo coprire nei suoi significati figurati, non possiamo trattenere un sorriso quando leggiamo sulla stampa che «il corridore ha coperto i pochi chilometri che lo separavano dal traguardo in 20' e 15''».
Ci riesce veramente difficile allontanare dalla mente l'immagine del corridore che - metro per metro - 'copre' il percorso con un tappeto non curandosi del tempo che l'operazione richiede, a tutto vantaggio dei suoi avversari. Ci riesce difficile anche immaginare (ma non molto in questo caso) come una persona abbia potuto 'coprire' per quindici anni il posto di ministro, incollata con il posteriore sulla/alla poltrona (rischiando di 'ricoprirsi' di piaghe).
Sarebbe il caso - a nostro modo di vedere - che gli amanti/amatori del bel parlare e del bello scrivere non si facessero plagiare dai massinforma (giornali e radiotelevisioni) e tenessero 'a bagnomaria' i significati figurati del verbo coprire - come si usa per le pietanze - e li "scolassero" caldi caldi nel "momento linguistico" opportuno (appropriato). Diremo correttamente, dunque, che il corridore "ha percorso" i pochi chilometri in 20' e 15'' e che la tal persona "ha occupato" ("ha tenuto") per 15 anni il posto di ministro (non "da" ministro, come scrive la stampa; si tratta, infatti, di un normalissimo complemento di specificazione); cosí diremo che pareggeremo le spese sostenute, non le 'copriremo'.
Non "scoleremo" mai, invece (lasciandola perennemente a bagnomaria), la bustarella, anche se grafia di uso corrente e attestata nei vocabolari (1). La grafia corretta è busterella e ce lo dice, categoricamente, la legge grammaticale: per formare il diminutivo dei sostantivi si toglie la desinenza e si aggiungono alla base lessicale (alla parola) i suffissi "-erello", "-erella", "-erelli", "-erelle".
Da busta, quindi, togliendo la desinenza "-a" resta la base "bust" alla quale si aggiunge il suffisso "-erella": bust>erella. La sola deroga alla predetta legge grammaticale è la tintarella che - come fa notare il linguista Carlo Tagliavini - anche se di uso dialettale romano è ormai entrata a pieno titolo nel patrimonio linguistico nazionale.
E dato che siamo in tema, vediamo alcune perplessità circa i suffissi diminutivi "-etto", "-etta", "-etti", "-ette" aggiunti a sostantivi che prima della desinenza hanno la vocale "i". Le parole cosí composte conservano la predetta vocale quando vengono alterate? Ufficietto o ufficetto? Correttamente: ufficetto (senza la "i"). Nella formazione del diminutivo la "i" non occorre per conservare il suono palatale alla consonante "c".
A proposito di bagnomaria - e concludiamo queste noterelle - riteniamo superfluo ricordare che questo "sistema di riscaldamento indiretto di un recipiente mediante un flusso, in genere acqua, che viene direttamente scaldato", prende il nome da Maria l'Ebrea (bagnoMaria), sorella di Mosè, ritenuta, popolarmente, un'alchimista.
(1) "-arello", "-arella", "-arelli", "-arelle" sono forme di provenienza dialettale.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Elezioni in Umbria, il neo governatore Donatella Tesei: “Ora rimboccarci le maniche. Gli umbri hanno dato prova di maturità e coraggio”
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Correttamente: la neogovernatrice (il prefissoide "neo-" si attacca alla parola che segue). Ancora, correttamente: rimboccarsi [impersonale: ora (bisogna) rimboccarsi le maniche].
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