lunedì 28 luglio 2025

La sindrome del burocratese: il virus ‘vigente’ colpisce ancora

 

C’è un’espressione che si aggira come uno spettro tra le pagine dei giornali, i comunicati ufficiali e le circolari ministeriali: secondo le vigenti leggi. La si incontra spesso, tanto spesso che ormai pare innocua, quasi rispettabile. Ma facciamo un respiro, recuperiamo un dizionario (o Google, per i più tecnologici) e chiediamoci: cosa vuol dire vigente?

Semplice: che è in vigore. Niente di più, niente di meno. Quindi, quando il cronista scrive: Il giudice ha applicato la legge vigente, sta dicendo ciò che il buon senso già dà per scontato. Non c'è alcun bisogno di specificare che la legge è in vigore: sarebbe come dire Pomponio ha pagato con denaro valido, in corso o ha guidato su strada asfaltata e percorribile. Ringraziando Dio, nessuno guida su strade chiuse al traffico (non percorribili o applica leggi abrogate), e i giudici non vivono in universi paralleli dove si prendono decisioni basate su codici del passato remoto.

Questa orrenda inflazione linguistica dell’aggettivo vigente nasce forse da un timore reverenziale verso la burocrazia: si pensa che aggiungere parole altisonanti renda il testo più autorevole. In realtà, lo gonfia solo di pomposità inutile. Peggio ancora, lo rende comico. Immaginiamo, per esempio, un annuncio così: Secondo le vigenti norme condominiali, è vietato calpestare le aiuole. E secondo quali altre norme sarebbe vietato? Quelle del 1873? Quelle scritte col pennino su carta intestata ingiallita?

La precisione non si ottiene con sovraccarichi lessicali, ma con l'uso corretto e sobrio della lingua. Dire il giudice ha applicato la legge basta e avanza, perché sappiamo benissimo che, salvo crisi di coscienza o deliri temporanei, un giudice non si sveglia decidendo di tirare in ballo leggi ormai sepolte nella memoria del Parlamento.

E ora un paio di esempi concreti per meglio “assimilare” il concetto:

  • Errato: “L’imputato è stato condannato secondo la vigente normativa in materia di reati fiscali.”

    Corretto: “L’imputato è stato condannato secondo la normativa in materia di reati fiscali.”

Si nota la differenza? Il secondo è pulito, diretto, credibile. Il primo sembra scritto da un impiegato sotto l’effetto di circolari ministeriali.

In conclusione, vigente è utile quando si deve distinguere tra una legge vecchia e una nuova (per esempio in ambito comparativo), ma nell’uso comune è superfluo, anzi errato, a nostro modo di vedere. Abusarne è come mettere il turbo su una bicicletta: non serve e fa pure sbellicare dalle risa.

(Si veda anche "A norma di legge", del 26 luglio scorso, in calce all'articolo "Dalla schiavitù alla cordialità: gli slavismi nascosti nel nostro lessico").

 

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La lingua “biforcuta” della stampa

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Correttamente: Paesi (P maiuscola). La legge grammaticale prescrive l’iniziale maiuscola di paese quando questo sta per “Stato”, “Nazione”.




1 commento:

Anonimo ha detto...

"... aggiungere parole altisonanti...", "... pomposità inutile...": da qual pulpito viene la predica! Lei abusa di aggettivi (il più delle volte sinonimi tra loro) per allungare il brodo delle sue... noterelle.
Giacomo F.