martedì 8 luglio 2025

Quando le parole si scontrano: l’arte di discutere senza cadere nel litigio

 

Ci sono parole che sembrano simili, quasi sorelle, e che invece appartengono a famiglie emotive molto diverse. “Discutere” e “litigare” sono due verbi che, in alcune situazioni, sembrano sovrapporsi ma in realtà tracciano confini netti tra confronto costruttivo e conflitto. Capire questa distinzione non è solo una questione di vocabolario: è anche un esercizio di civiltà, dialogo e consapevolezza.

Il sintagma verbale “discutere” ha radici latine: deriva da discutĕre, composto da dis- (“separare”) e quatĕre (“scuotere”). Letteralmente, “discutere” significava quindi “scuotere separando”, ovvero analizzare, esaminare, sviscerare un tema da più angolazioni. Con l’andare del tempo il significato si è evoluto, ma ha mantenuto il suo nocciolo positivo: affrontare un argomento, confrontarsi su idee, metterle in circolo e in discussione.

Anche “litigare” arriva dal latino litigare, a sua volta composto da lis (“lite, contesa”) e agĕre (“agire, muoversi”). Qui il senso è più combattivo, legato al contrasto, alla disputa accesa, spesso accompagnata da emozioni forti, parole taglienti o toni esasperati. Il litigio porta con sé un carico emotivo e talvolta distruttivo che manca nella discussione.

La differenza tra i due sintagmi verbali è sottile ma cruciale. Discutere è un atto dialogico, anche se può essere acceso o appassionato. Litigare è invece il punto in cui il confronto si spezza, la volontà di capire l’altro cede il passo alla “necessità” di avere ragione o, peggio, di ferire.

Ecco qualche esempio che rende evidente la differenza:

  • Due amici parlano animatamente di politica al bar: “abbiamo discusso tutta la serata su chi fosse il miglior presidente del Consiglio”. Qui c’è scambio, magari anche con tono elevato, ma rispetto.

    Gli stessi amici, se la conversazione degenera e uno accusa l’altro (“sei sempre il solito ignorante”), potrebbero arrivare a dire: “abbiamo litigato e ora non ci parliamo più”. Il dialogo civile ha ceduto il passo allo scontro personale.

Insomma, si può discutere anche animatamente con affetto e complicità. Ma quando la relazione cede il passo all’ ‘ego’, la discussione sfuma e lascia spazio al litigio.

È interessante notare come in contesti culturali differenti il confine tra queste due azioni venga tracciato in modi diversi. In alcune culture, per esempio, il confronto acceso è indice di partecipazione e interesse; in altre può essere visto come minaccia o maleducazione. Ma in tutte le culture la differenza tra discutere e litigare resta: il primo costruisce, il secondo può distruggere.

In conclusione possiamo dire che discutere è un’arte sociale, litigare un inciampo umano.  



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