Nel cuore silenzioso delle piscine pubbliche, esiste una figura invisibile che veglia sull’armonia dell’acqua: il vaschista. Questo racconto celebra Aldo, custode del respiro acquatico, e ci ricorda che dietro ogni bracciata serena c’è qualcuno che ascolta l’acqua ogni mattina. Una storia di cura, memoria e ritorno.
C’era una volta un mestiere dimenticato, invisibile agli occhi di chi nuotava spensierato tra spruzzi e risate. Un mestiere senza nome, silenzioso e fondamentale. Ma tra le correnti limpide di una piscina pubblica, lui esisteva, agiva, vegliava. Si chiamava il ‘vaschista’.
Aldo, il ‘vaschista’, viveva ai margini della città, sopra una centrale termica che sembrava respirare cloro e silenzio. Tutti i giorni, prima che il mondo cominciasse a muoversi, lui scendeva nel cuore liquido della piscina. Non c’erano applausi né occhi a celebrarlo. Indossava la sua tuta blu, afferrava la valigetta con reagenti misteriosi e si avvicinava alla vasca come un sacerdote davanti al suo altare.
Misurava il pH con gesti lenti, annusava l’acqua, ascoltava il suo respiro. Non si fidava solo dei numeri. Il suo compito era quello di preservare ciò che era trasparente, ma anche quello che era invisibile: sicurezza, armonia, memoria. Diceva ai pochi che gli parlavano: “Se l’acqua canta, è perché qualcuno l’ascolta tutte le mattine.”
Un giorno Aldo si ammalò. Gli subentrò una società automatizzata, con sensori e ‘timer’ digitali. All’inizio tutto sembrava funzionare: il cloro veniva dosato, la temperatura regolata. Ma poi successe qualcosa. I bambini cominciarono a uscire con gli occhi rossi. Le piastrelle diventavano viscide. Il riverbero della vasca si faceva opaco, e nessuno sapeva perché.
Fu allora che qualcuno si ricordò di Aldo. Lo chiamarono, lo pregarono di tornare non appena si fosse rimesso. Lui lo fece senza rumore. Ritornò fra tubi e vasche, riaprì il manuale del respiro acquatico. In pochi giorni, l’acqua tornò limpida. I colori erano vivi. Le bracciate diventavano lievi, i sorrisi veri.
Il consiglio comunale, colpito, registrò ufficialmente quel mestiere dimenticato e scrisse anche una lettera alla locale Accademia perché lo mettesse a lemma nel suo vocabolario. E ‘vaschista’ entrò nei documenti, nei corridoi delle piscine, nel rispetto dei bagnanti.
Da quel giorno, ogni vasca sorvegliata porta con sé un frammento di Aldo. E chi entra senza accorgersene, sente solo che tutto è giusto: la temperatura, il riflesso, il silenzio. Non sa perché. Ma da qualche parte, c’è sempre un ‘vaschista’ che lo ha già protetto.

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