di Salvatore Claudio Sgroi *
1. L'evento
linguistico
In un rilevante articolo di un collega-filosofo si è potuto di
recente leggere il seguente periodo:
“Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso,
aspettando tempi migliori, quando gli animi si sarebbero placati, la situazione
fosse divenuta più chiara e sarebbe stato utile fare una riflessione serena su
quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
2. Analisi sintattica
del periodo
Un periodo relativamente complesso, quello di cui sopra.
E per lunghezza: 38 parole. Uno stile quindi "molto
difficile" a partire da 29 parole o più stando all'indice di facilità di
lettura di Flesh (20 essendo la lunghezza in parole di uno stile 'standard').
E sintatticamente: una frase complessa costituita da 9 frasi
semplici: una principale con 8 dipendenti costruite a grappolo, con alcune
coordinate (3.a, 3.b, 5.a) e senza incastri:
1. Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso,
2. aspettando tempi migliori
3. quando gli animi si sarebbero placati,
3.a. la situazione fosse divenuta più chiara
3.b. e sarebbe stato utile
4. fare una riflessione serena
5. su quanto accaduto
5.a. (e continua
6. ad accadere)”.
E con una densità lessicale da lingua parlata, stando ad
Halliday: le 16 parole piene sono distribuite in 9 clausole, e quindi 16:9 =
1.7, inferiore a 3, densità propria della lingua scritta.
3. Congiuntivo problematico
Un periodo, quello su riportato,
che ho trovato sintatticamente ‘normale’. Ma di
cui mi sfuggiva il perché del CONGIUNTIVO incastrato tra due condizionali:
3.
quando gli animi si
sarebbero placati,
3.a.
la situazione fosse divenuta più chiara
3.b.
e sarebbe stato
utile [...].
E per altro tutte e
tre le frasi dipendenti, di cui due coordinate.
4. Appello ai
colleghi
Ho allora proposto tale frase alla riflessione e all'analisi
di alcuni colleghi, universitari di tutt'Italia, in quanto nativo-italofoni e
linguisti/storici della lingua. Da un lato precisando: "ho trovato
sintatticamente ‘normale’. Ma non capisco il perché del CONG.". Dall'altro
chiedendo: "Tu ‘senti’ normale il periodo? E come ti spieghi questa scelta
modale?".
Queste le diverse (13) risposte dei colleghi, sia sul piano
normativo (uso giudicato corretto/scorretto), sia sul piano dell'analisi
sintattica e semantica, con individuazione della "Regola nascosta"
alla base dell'uso in questione.
5. Giudizio normativo
Sul giudizio di correttezza, i colleghi hanno fornito
valutazioni opposte e variamente sfumate.
Su 13 italo-nativofoni (e linguisti), 7 hanno giudicato
negativamente l'enunciato. Solo tre hanno invece valutato accettabile o
grammaticale la frase, mentre tre si sono astenuti da ogni giudizio.
5.1.
"Sciatteria", "un po' zoppicante", "puro incidente di
percorso"/"un mal riuscito tentativo di variatio", "senza
scrupoli", "non normale", "accettabile, ma"
Per il
collega n. 1,
si trattava di una "sciatteria":
"secondo me è una sciatteria (non voglio
dire: errore). Ma, trattandosi di uno scrivente (super-)colto, sta a te
giustificarne le scelte linguistiche".
L'A. implicitamente sembra proporre come enunciato corretto
la variante con tre condizionali.
Ovvero:
“Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso,
aspettando tempi migliori, quando gli animi si sarebbero placati,
la situazione sarebbe divenuta più chiara e sarebbe stato utile
fare una riflessione serena su quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
L'A. ha sorvolato così sul problema della individuazione di
una possibile Regola alla base della produzione del congiuntivo 'incriminato', lasciando
ad altri l'onere, come se l'individuazione della Regola alla base di tale uso giudicato
negativamente comportasse di per sé una valutazione positiva (da giustificare,
a mio giudizio, sulla base di criteri quali la comprensibilità dell'enunciato,
il livello culturale dello scrivente e il registro del testo qui formale).
Il
linguista n. 2 ha
preso nettamente le distanze come italo-nativofono da tale enunciato in quanto
per nulla "normale", aspettandosi come nel caso dell'informante n. 1 e
del successivo una "terna" al condizionale:
"No, non lo sento normale affatto,
è uno zeugma (se lo è) che proprio non farei: non vedo perché il parallelismo
non debba esserci anche per il secondo membro della terna".
Per il
linguista n. 3
la frase sembra "accettabile" se interpretata anziché come
coordinata come dipendente:
"anche a me sembra accettabile (quasi la
seconda fosse una dipendente della prima frase, tipo: gli dissi che sarei partito se fosse arrivato....)".
Ma implicitamente è valutata errata, perché coordinata alla
dipendente al condizionale:
"ma il futuro del passato (mi pare qui il caso,
visto che è un ricordo....) richiederebbe il condizionale anche nella
seconda che è concordata alla prima".
La forma corretta implicherebbe quindi una terna al
condizionale, come per i precedenti due linguisti.
Il
linguista n. 4
ha giudicato "zoppicante" l'es. e ha proposto come normale tre
congiuntivi:
"per me la sintassi (o, più esattamente, la
consecutio) è un po' zoppicante: mi sembra che si dovrebbe mettere
il congiuntivo in tutti e tre i casi".
Ovvero il periodo avrebbe dovuto essere:
“Così mi sono astenuto dallo scriverne per esteso,
aspettando tempi migliori, quando gli animi si fossero placati,
la situazione fosse divenuta più chiara e fosse stato utile fare
una riflessione serena su quanto accaduto (e continua ad accadere)”.
Ma ha avanzato una spiegazione su cui cfr. più avanti (§ 6.1).
Un
quinto collega
non ha rinunciato a un duplice giudizio di valore ("un puro incidente di
percorso"; "Ma non escluderei anche un mal riuscito tentativo di
variatio"), per poi avanzare una Regola alla base di tale uso (cfr. più
avanti § 6.3.1).
Un
sesto collega,
pur trovando qui normali" il condiz. e il cong., ha ritenuto tale
variatio "un po' antiergonomic[a] e
pure controintuitiv[a]", e ha giudicato lo scrivente "senza tanti
scrupoli":
"Effettivamente è un po' antiergonomico e
pure controintuitivo: posto che sia il condiz. sia il cong. sono normali
in questo contesto, perché questa variatio?
La spiegazione più ingenua è che in questa zona
d'ombra della nostra grammatica, come in altre, l'utente procede a tentoni
e dunque alterna i due modi senza tanti scrupoli".
Ma poi ha avanzato una interpretazione semantico-sintattica
dei verbi reggenti, su cui cfr. più avanti § 6.3.3.
Il
linguista n. 7 ha
avanzato due possibili giudizi con tre possibili analisi:
(i) L'enunciato "non pare errato":
"Condivido, se ho inteso bene, il tuo senso di
una certa stranezza circa il periodare che riporti, anche se sono d'accordo che
sintatticamente non pare errato".
(Per la "Regola nascosta" proposta per questo
enunciato cfr. più avanti § 6.3.4).
(ii) Ma la frase è anche sentita "fuori sesto" per
il primo condizionale:
"Quel che 'sento' un po' fuori sesto non è
però il congiuntivo nella seconda proposizione, ma il condizionale nella
prima: io avrei detto quando gli animi si fossero placati; il
condizionale nella terza mi pare giustificato dal valore di quasi implicito
condizionale amalgamato nell'asserzione: 'quando (e se) gli animi si
fossero placati e la situazione fosse divenuta più chiara', allora 'sarebbe
stato utile'."
L'enunciato sarebbe allora corretto con due congiuntivi e un
condizionale, interpretando il primo
quando
come ipotetico ("
e se"), e
ritoccando i connettivi delle due coordinate (con
e al posto della virgola, e ricorrendo ad
allora al posto di
e):
"quando (e
se) gli animi si fossero placati e la situazione fosse
divenuta più chiara", allora "sarebbe stato utile".
(iii) Oppure la normalizzazione avrebbe luogo a vantaggio
della terna al condizionale, come nel caso degli informanti n. 1-2-3:
"Altrimenti,
tutto al condizionale, con valore generale ipotetico".
Per una possibile "Regola nascosta" alla base
dell'enunciato cfr. § 6.3.4.
5.2. Piena
accettabilità/grammaticalità della frase
A fronte dei 7 censori di cui sopra (in qualche caso con
qualche punta di neo-purismo), invece tre altri si sono dichiarati per una
piena accettabilità normativa/grammaticalità del costrutto, e tre si sono
astenuti.
Per il
linguista n. 8
si tratta di un "Bell'esempio. Perfettamente accettabile", cui ha
fatto seguire un'analisi condivisibile (cfr. § 6.3.5).
Il
linguista n. 9
ha dichiarato:
"anzitutto grazie per questo esempio che ci fa
riflettere su quello che riusciamo a fare da parlanti nativi"; "Anche
io sento "normale" il tutto con quelle alternanze di modi".
"L'alternativa
di condizionale - condizionale - condizionale mi suona grammaticale [= informanti
nn. 1, 2, 3, 7], non quella di congiuntivo - congiuntivo - congiuntivo"
[normale invece per l'informante n. 4 (§ 5.1)].
E poi ha fatto seguire una spiegazione pienamente plausibile
(cfr. § 6.3.5).
Il
parlante n. 10
non ha dubitato della "grammaticalità" dell'enunciato:
" stavolta mi hai messo a dura prova perché come
a te anche a me la frase sembra del tutto grammaticale [...]",
Per la sua analisi cfr. § 6.3.5.
Il
parlante n. 11 non
ha espresso alcun giudizio di valore negativo sul costrutto, proponendo
peraltro una spiegazione sulla presenza del cong. (cfr. più avanti § 6.2).
L'
informante n. 12 si
è astenuto da un giudizio normativo, avanzando una ipotesi in negativo sulla
produzione dell'enunciato (cfr. § 6.1)
.
Anche il
collega n. 13
ha
puntato solo a una
spiegazione della Regola dell'enunciato (cfr. § 6.3.2).
6. La "Regola
nascosta" alla base del congiuntivo
Se è più agevole indicare quale regola il parlante avrebbe
dovuto seguire per produrre l'enunciato desiderato dal lettore, qual'è invece
la Regola "nascosta", inconscia, alla base del cong. nel periodo
prodotto dal parlante?
6.1. Mancata "consecutio
temporum"
Il
collega n. 4 per
la frase giudicata "un po' zoppicante" (§ 5.1), ha identificato la Regola
della presenza del cong. in maniera negativa, ovvero con la mancata applicazione
della
consecutio temporum:
"[...] mi sembra che si
dovrebbe mettere il congiuntivo in tutti e tre i casi".
Anche da parte del
collega
n. 12, che non ha giudicato la frase incriminata (§ 5.2), la regola è stata
identificata in maniera negativa, tutta al modo condizionale:
"La reggenza è la
stessa, ci aspetteremmo il medesimo modo verbale".
La frase si spiegherebbe quindi con una "mancata
riflessione" sulla
consecutio
temporum:
"senza
troppo rifletterci, altrimenti passiamo troppo tempo a riflettere sulle mancate
riflessioni altrui.
La reggenza è la stessa, ci
aspetteremmo il medesimo modo verbale.
A meno che, torno a dire, lo
scrivente non ci sia stato molto a pensar su".
6.2. Variatio libera, a-semantica
Per il
parlante n. 11,
neutrale quanto al giudizio normativo (§ 5.2), la presenza del cong. non è invece
legata a una particolare valenza semantica ma si tratta di
variatio libera che garantisce una scelta non "pesante"
in quel contesto fin troppo ricco di condizionali:
"Libere scelte, non credi? Opzioni in variazione
libera! Qui l'emittente avrà avvertito un'esigenza di variatio,
in particolare rispetto al ripetersi di forme pesanti come i
condizionali?".
6.3. Valenza
semantica alla base del congiuntivo dipendente, aperto da quando
Gli altri 7 informanti hanno invece cercato di individuare
una "Regola nascosta" che giustificasse la valenza semantica del
congiuntivo, o per meglio dire della dipendente al congiuntivo aperta dal
connettivo temporale
quando.
6.3.1. Tra
"eventi sicuri" (al condizionale) ed "evento probabile" (al
congiuntivo)
Il
collega n. 5,
a parte il sospetto di "un puro
incidente di percorso", o di "un mal riuscito tentativo di
variatio" (§ 5.1), ha avanzato una interpretazione della frase con i due
condizionali in quanto "eventi sicuri" e il congiuntivo come
"evento probabile":
"potrei pensare che mentre il placarsi degli
animi e l'utilità di una riflessione serena sono considerati eventi 'sicuri',
la chiarezza della situazione è invece un evento 'probabile' ".
6.3.2. Condizionale
"aspettuale" e "futuro" VS
congiuntivo "eventuale"
Il
collega n. 13,
bypassando la valutazione normativa (§ 5.2), da un lato ha osservato che "condizionali
e congiuntivo sono impiegati in modo tra loro indipendente" (ma in questo
caso sono tra loro coordinati), dall'altro ha evidenziato che
"i condizionali sono
aspettuali e proiettano l’azione nel futuro"
e "il congiuntivo evoca,
da solo il carattere eventuale e non reale del chiarimento cui allude
l’A.".
6.3.3. Verbi
"agentivi" e "stativi": tra interpretazione
"temporale" ed interpretazione "epistemica"
Il
collega n. 6,
a parte la "
variatio " e il
giudizio sullo scrivente "senza tanti scrupoli" (§ 5.1), ha trovato
"normali" il condiz. e il cong. in tale contesto, e ha quindi avanzato,
pur nel timore di una iper-decodifica ("Ma forse sto
iperinterpretando"), una interpretazione semantico-sintattica dei verbi
reggenti:
"Ad essere più analitici, si potrebbe supporre
che 'placarsi' e 'fare una riflessione' e 'accadere' (non 'essere utile' che è
una pseudoreggenza, nel senso che non è quello il focus dell'azione), essendo più
agentivi, insomma evocando azioni, incoraggiano di più il rispetto della consecutio temporum del futuro nel
passato (condizionale), mentre la minore
agentività e la maggiore staticità del copulativo 'divenire' (che non
reggendo altri verbi fa proposizione a sé) incoraggi una interpretazione meno
temporale e più modale (epistemica) garantita dal congiuntivo. Ma
forse sto iperinterpretando (...)".
6.3.4.
"Mescolanza fra due pianificazioni macrosintattiche"
Il
linguista n. 7,
dopo aver avanzato la possibilità dell'enunciato "un po' fuori sesto"
con possibile correzione o al "cong. + cong. + condiz." o con terna
al condizionale (§ 5.1), ha concluso avanzando una realistica "Regola
nascosta" di tipo testuale:
"In conclusione, mi parrebbe quindi che ci sia
una sorta di mescolanza fra due pianificazioni macrosintattiche
semanticamente diverse, una con valore 'neutro' (= congiuntivo) e una con
valore condizionale-desiderativo (= condizionale)".
6.3.5. Cong.
"ipotetico", "non fattuale" vs "futuro nel
passato"
Il
parlante n. 8, dopo aver proclamato la perfetta
"accettabilità" del periodo" (§ 5.2), in maniera essenziale ha contrapposto
da linguista il cong. con valore "ipotetico", "non
fattuale" al "futuro nel passato":
"Il congiuntivo, se ben intendo, sottolinea il valore
ipotetico, che accentua il grado di non
fattualità dell'evento rispetto ai due eventi al futuro nel passato,
presentati come naturali sviluppi della situazione di partenza".
Analogamente il
parlante
n. 9, colpito dal valore "esemplare" dell'enunciato (§ 5.2), si è
richiamato da linguista al condiz. quale futuro nel passato e ha interpretato il
"
quando + cong." come
"
una volta che + cong.":
"Credo che il condizionale come futuro nel
passato sia coerente con l'essersi astenuto aspettando tempi migliori,
ovvero il placarsi degli animi e l'utilità di una riflessione. Il chiarirsi
della situazione mi sembra sia la premessa alla possibilità della riflessione.
In questa interpretazione, potrei riformulare così:
...' quando gli animi si sarebbero placati, e [una
volta che] la situazione fosse divenuta più chiara, sarebbe stato utile...'"
Il
parlante n. 10,
dopo aver confermato la 'grammaticalità' del costrutto (§ 5.2), per risolvere
il problema dell'"anomalia sintattica", ha proposto di interpretare
il connettivo
quando come polisemico:
a) "'temporale' + indic." e
b) "'condizionale'
se + cong.":
"ma come spiegare il congiuntivo in un contesto
sostanzialmente di futuro nel passato, anche se anomalo, che è
compatibile col condizionale?
Ho pensato che c'è una soluzione. La questione si
risolve se si prende in considerazione una specie di doppio valore di "quando":
quando regge le frasi al condizionale ha il suo valore temporale
normale, ma con la seconda dipendente al congiuntivo va interpretato con
valore piuttosto di tipo condizionale, come se fosse "se".
Del tipo di: Sarebbe tornato a casa
quando le acque si fossero calmate.".
Soluzione semplice, quanto convincente ed elegante. Si
potrebbe citare il caso analogo del
perché
causale (+ indic.) 'poiché' vs
perché
finale (+ cong.) 'affinché', es.
te
lo dico perché ['poiché, in quanto']
tu non lo fai vs
te lo dico perché ['affinché']
tu lo faccia.
7. "Transizione" modale
anomala?
Per
conto mio, fermo restando che normativamente il periodo non ha "offeso"
il mio sentimento inguistico ovvero la mia "grammatica inconscia",
e che quindi ho percepito l'es. come corretto, ciò che invece ha colpito la mia grammatica
"conscia", ovvero la teoria linguistica che mi è familiare, è la "transizione"
modale dal condiz. al cong. al condiz., che i
colleghi (nn. 3, 4 al § 5.1), e soprattutto n. 7 (al § 6.2)) hanno preferito etichettare come variatio a-semantica, a differenza degli altri che hanno invece
ricercato condivisibilmente una motivazione semantica.
Semanticamente
il condizionale passato, -- qui ben due coordinati --, indica
un'azione futura nel passato successiva al momento dell'enunciazione
nel passato (
aspettando):
"mi
sono astenuto dallo scriverne per esteso, aspettando tempi migliori,
quando-1 gli animi si sarebbero placati, [
quando-2 'il momento in
cui']
la
situazione fosse divenuta più chiara
e [
quando-3] sarebbe stato utile
fare una riflessione serena".
Il
quando ha un duplice valore
a) temporale (seguito dal condiz.) e
b) relativo-ipotetico
seguito dal cong., come hanno ben colto i colleghi 5, 6, 7,
8, 9,
10 e 12. Ma -- va precisato --
il valore ipotetico è legato alla
presenza del
quando (sottinteso) e
non dipende già dal congiuntivo
tout court, di per sé modo dipendente
a-semantico.
8. Normalizzare è ...
banalizzare
'Normalizzare' il cong. come condizionale, secondo il suggerimento
del collega n. 1 (implicito) e nn. 2, 3, 7, 11 (espliciti) o normalizzare i due
condiz. come congiuntivi secondo l'esplicito suggerimento del collega n. 4, o
ancora la soluzione "cong. + cong. + cond." proposta dal collega n.
7, avrebbe invero comportato una banalizzazione semantica, un appiattimento, un
impoverimento, un travisamento del pensiero dell'autore.
La
variatio,
quindi, -- o per meglio dire la "transizione" --, percepita come
brusca dai colleghi, ha consentito di esprimere allo scrivente l'idea temporale
del futuro (nel passato) combinata con l'idea temporale-ipotetica.
9. Sommario
1. L'evento linguistico
2. Analisi sintattica del periodo
3. Congiuntivo problematico
4. Appello ai colleghi
5. Giudizio normativo
5.1. "Sciatteria",
"un po' zoppicante", "puro incidente di percorso"/"un
mal riuscito tentativo di variatio", "senza scrupoli", "non
normale", "accettabile, ma"
5.2. Piena accettabilità/grammaticalità
della frase
6. La Regola nascosta alla
base del congiuntivo
6.1. Mancata "consecutio
temporum"
6.2. Variatio libera, a-semantica
6.3. Valenza semantica alla
base del congiuntivo dipendente, aperto da quando
6.3.1. Tra "eventi sicuri"
(al condizionale) ed "evento probabile" (al congiuntivo)
6.3.2. Condizionale
"aspettuale" e "futuro" VS
congiuntivo "eventuale"
6.3.3. Verbi
"agentivi" e "stativi": tra interpretazione
"temporale" ed interpretazione "epistemica"
6.3.4. "Mescolanza fra
due pianificazioni macrosintattiche"
6.3.5. Cong.
"ipotetico", "non fattuale" vs "futuro nel passato"
7. "Transizione"
modale anomala?
8. Normalizzare è ...
banalizzare
* Docente di linguistica
generale presso l'università di Catania