C'erano una volta, in un magnifico villaggio, ai margini di un incantevole bosco, tre amici che amavano trascorrere assieme il tempo libero: Matteo, Serena e Alba. Ciascuno aveva un potere speciale legato a un momento della giornata.
Matteo aveva il dono
di rendere le mattine scintillanti con la sua contagiosa risata.
Tutti i giorni, durante la mattinata, il villaggio era pervaso di
energia e buon umore grazie a lui. Serena, con la sua dolce voce,
incantava tutti con melodie rilassanti, rendendo ogni serata un
momento di serenità e pace.
Ma c'erano delle ore della
giornata che sembravano mancare di magia: il pomeriggio. Un giorno,
mentre allegramente passeggiavano nel bosco, i tre amici si
imbatterono in un vecchio saggio al quale chiesero come chiamare il
pomeriggio, per avere un momento di magia. Il saggio li ascoltò
attentamente e, dopo aver pensato un po’, disse: "Perché non
chiamarlo “pomeriggiata? Come da mattina abbiamo mattinata, da sera
serata, da giorno giornata, da pomeriggio possiamo avere
“pomeriggiata”, senza che alcuno gridi allo scandalo
linguistico. Il saggio, però, non sapeva che altri lo avevano preceduto nell' "invenzione". "Pomeriggiata", infatti, si trovava in alcune pubblicazioni.
I tre furono entusiasti dell'idea e decisero
di sperimentarla. Matteo portava il suo entusiasmo, Serena le sue
melodie, e Alba, che aveva il dono della creatività, inventava
giochi e storie per intrattenere tutti. Ben presto, la “pomeriggiata”
divenne il momento più atteso della giornata, un momento in cui
tutto il villaggio si riuniva per condividere risate, musica e
giochi.
Da quel giorno, "pomeriggiata" divenne
un neologismo amato e adottato da tutti gli abitanti del villaggio,
simboleggiando un pomeriggio ricco di magia e di gioia condivisa. I bambini, soprattutto, attendevano le pomeriggiate primaverili, dopo un inverno rigido, per andare nel parco a dare due calci al pallone.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Nell’enclave siriano degli sconfitti dove i russi smobilitano: “Temiamo la vendetta”
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Il vocabolo barbaro, che tanto piace agli operatori dell’informazione, è “femmina”. Correttamente, quindi: nell’enclave siriana.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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