Viveva una volta, nell’immenso regno di Lessicoville, un verbo davvero speciale: Comminare. Questo verbo, benché rispettato per il suo significato unico e preciso, veniva spesso adoperato erroneamente, soprattutto dai giornalisti di “Stampa Ville”.
Questo verbo vantava nobili origini,
provenendo dal latino comminari, che significa "minacciare",
“prevedere” e simili. Era un verbo veramente speciale perché si
adoperava per mettere in evidenza una pena o una sanzione prevista da
una legge o da un regolamento. La sua origine rifletteva l'antica
pratica di infliggere pene come deterrente per comportamenti
scorretti o illegali.
Un giorno, il Saggio dei Verbi
decise di inviare Comminare in missione al fine di spiegare il suo
corretto uso ai sudditi del regno, in particolare ai giornalisti che
sempre più spesso confondevano il suo significato.
Comminare
si presentò, dunque, davanti alla folla radunata nella piazza
principale, esordendo: "Cari amici e cari rappresentanti della
stampa io sono Comminare. Il mio significato è ben preciso: prevedere una pena o una sanzione in modo ufficiale. La legge e i
regolamenti comminano le pene, cioè le prevedono, le minacciano,
mentre i giudici e gli altri le infliggono”.
Per spiegare ancora
meglio il suo uso Comminare fece alcuni esempi. "Immaginate,"
iniziò, "che la legge preveda una multa di 500 euro per
un'infrazione. Diciamo, correttamente, 'la legge commina una multa di
500 euro per l'infrazione'. Questo è un uso corretto, poiché la
legge sta prevedendo una sanzione."
Continuò poi con
un esempio errato: "Il giudice sportivo ha comminato una
squalifica di tre anni al giocatore Pinco Panco”. Quest’uso di
comminare è errato, perché, come abbiamo visto, il regolamento
commina una sanzione, il giudice la infligge. Correttamente, dunque,
'il giudice sportivo ha inflitto una squalifica di tre anni (…)’
.”
Infine, Comminare fece un altro esempio corretto: "Quando un giudice infligge una multa in tribunale, diciamo, 'Il giudice ha inflitto una multa di 500 euro per l'infrazione', coerente con ciò che la legge commina".
Per concludere
la sua magistrale spiegazione Comminare raccomandò: "Ricordate,
amici carissimi, usatemi solo quando si parla di sanzioni o pene
legali ufficiali. In tutti gli altri casi scegliete verbi più
appropriati come 'imporre' o 'infliggere'. Non mi stancherò mai di
ripetere che la legge commina le pene, mentre i giudici e gli altri
funzionari le infliggono."
Grazie alla magistrale
lezione di Comminare, i cittadini di Lessicoville, inclusi i
giornalisti di “Stampa Ville”, cominciarono a usare il verbo in
modo corretto. Le notizie diventarono più precise e chiare, e
Comminare fu celebrato per la sua dedizione all'accuratezza
linguistica.
***
Catetère? Voce correttissima
Il figliolo di un nostro carissimo amico è stato redarguito dal suo insegnante perché ha pronunciato il sintagma del titolo con l'accentazione piana (catetère) invece di quella sdrucciola (catètere). Il docente di scuola media superiore dovrebbe sapere che ambe le pronunce sono corrette. Quella "errata" - secondo l'insegnante - sarebbe invece da preferire. Vediamo, in proposito, ciò che dice il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia:
catetere [katetère o katètere] s. m. (med.) — pn. sdrucciola (katè-) invalsa da molto tempo, in contrasto con la piana (-tère) attestata per prima e conforme all’accentaz. lat. e greca (accentaz., oltre tutto, conservata nell’altro term. med. uretere, meno soggetto a interferenze di tecnici semic÷lti) — es. con acc. scr.: il dottore teneva tra le mani un tubo elastico a cui stava adattando un catètere [il dott1re ten%va tra lle m#ni un t2bo el#Stiko a kk2i Stava adatt#ndo uj kat$tere] (D’Annunzio).
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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