domenica 15 dicembre 2024

Chi ha frequentato la scuola di buezio?

 


Diciamo subito, qualora ce ne fosse bisogno, che non è una scuola nell'accezione propria della parola, ma un modo di dire che si adopera quando si vuole mettere in particolare evidenza la scarsissima preparazione culturale di una persona o quando non si conosca con precisione il tipo di scuola che quel determinato personaggio ha frequentato, perché quando scrive commette strafalcioni orto-sintattico-grammaticali a iosa: la sua cultura, per tanto, è molto raccogliticcia, dimostrando di non essere una "cima di sapienza". Questo modo di dire è un gioco di parole tra il bue e il filosofo latino Boezio. Il bue, infatti, viene preso come simbolo della mansuetudine in quanto a ottusità, mente il filosofo Boezio viene preso in considerazione perché le sue opere furono usate come testi di studio in tutto il Medio Evo. Con questo gioco di parole, buezio, si intende, quindi, mettere in risalto anche l'ottusità di una persona. È una locuzione molto antica, per la verità, e poco conosciuta anche se ancor oggi si sente ripetere in alcune zone del nostro Paese.

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Studiare senza capire è come seminare senza raccogliere.
Non basta riempire la mente, bisogna anche illuminare l'intelletto.

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La lingua “biforcuta” della stampa

Il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta presenza i capolavori esposti al palazzo Papale di Castel Gandolfo

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Ecco un bel granciporro logico-grammaticale: un maschile riferito a un femminile. Quando leggeremo “la direttrice Osvaldo Osvaldini”? Non prendiamo in considerazione il refuso: presenZa. Capita...



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

 


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