Ciò che ci accingiamo a scrivere troverà la scure dei linguisti e dei lessicografi perché intendiamo proporre un termine nuovo da lemmatizzare nei vocabolari: imbecillagine. Esiste imbecillità, lemma ben noto nella lingua italiana perché indica la mancanza di intelligenza, buon senso o giudizio. Viene dal latino "imbecillitas", che vale "debolezza" o "fragilità"(di mente). È ampiamente usato e attestato in tutti i vocabolari dell’uso. Ignorano, i dizionari, ‘imbecillagine’. A questo punto sorge – come usa dire – una domanda spontanea: perché stupidità e stupidaggine sì e imbecillità e ‘imbecillagine’ no? Così come esistono stupidità e stupidaggine, entrambe riconosciute nei vocabolari, potrebbero coesistere imbecillità e ‘imbecillagine’, con le medesime differenze che intercorrono tra stupidità e stupidaggine.
Il termine proposto, inoltre, può essere visto anche come una variante creativa di "imbecillità", utile in contesti colloquiali o satirici per descrivere comportamenti insensati con una sfumatura ironica: "Non posso credere all'imbecillagine di quella situazione!", per enfatizzare la stupidità di un comportamento. Per concludere: mentre imbecillità è formalmente riconosciuta, "imbecillagine" potrebbe arricchire il linguaggio in contesti specifici, grazie alla creatività linguistica. Navigando in Internet siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel vedere che la neoformazione proposta si trova in alcune pubblicazioni.
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