C’era una volta, in un piccolo villaggio, Parolandia, una comunità che amava e proteggeva la propria lingua. Tutti i componenti erano orgogliosi del loro idioma italiano e cercavano sempre di usarlo correttamente.
Nel cuore del villaggio c'era una grande piazza dove tutti si riunivano per leggere il giornale locale, "La Voce di Parolandia". Un giorno, la redazione del giornale decise di adottare uno stile più “moderno” riempiendo le pagine con termini inglesi come "meeting", "deadline", "smartphone" e tante altre voci barbare.
La comunità di Parolandia era perplessa e preoccupata per il dilagare dei vocaboli stranieri. Un vecchio saggio, Maestro Parole, noto per la sua passione per la lingua italiana e per la sua capacità di spiegare concetti complessi in modo semplice e chiaro, decise di prendere in mano la situazione.
Un pomeriggio, Maestro Parole convocò tutti nella piazza per una riunione speciale. Iniziò dicendo: "Cari amici, la nostra lingua è un tesoro prezioso. È importante preservarla e utilizzarla correttamente, specialmente per i nostri studenti. L'uso eccessivo di termini inglesi può confondere e diseducare le nuove generazioni."
Un giovane del villaggio alzò la mano e disse: "Maestro Parole, cosa possiamo fare per proteggere la nostra lingua?"
Maestro Parole rispose con un sorriso: “Cari amici, possiamo cominciare rivedendo il nostro parlare quotidiano e, eventualmente, correggerlo. Possiamo, poi, impegnarci a utilizzare termini italiani al posto di quelli stranieri ogni volta che è possibile. Inoltre, possiamo promuovere l'insegnamento e l'apprendimento della nostra lingua attraverso eventi culturali, letture pubbliche e discussioni aperte”.
Gli astanti ascoltavano attentamente, preoccupati ma determinati. Dopo varie proposte, l’assemblea decise di scrivere una lettera alla redazione de "La Voce di Parolandia", chiedendo di adoperare termini inglesi solo in mancanza dei corrispondenti italiani e di promuovere l'uso corretto dell’italico idioma. "Cari redattori – diceva la lettera - la lingua italiana è un patrimonio prezioso che ci unisce e ci rappresenta. Vi chiediamo di fare uno sforzo per preservarla e promuoverla, utilizzando termini italiani invece di quelli stranieri. La vostra penna è potente, e con essa potete influenzare positivamente le nuove generazioni, insegnando loro l'importanza della nostra lingua e cultura".
La redazione accolse la richiesta con entusiasmo e iniziò a pubblicare articoli più chiari e discorsivi curando l'ortografia, la grammatica, la sintassi, e adoperando, ove possibile, vocaboli italiani al posto di quelli inglesi.
Con il tempo, i giovani di Parolandia ripresero a studiare e ad amare la loro lingua madre. Gli insegnanti notarono un netto miglioramento dell’ortografia e del linguaggio degli studenti. Il villaggio tornò a essere un esempio di come la lingua possa essere un potente strumento di educazione e coesione culturale.
E così, grazie alla determinazione e all'amore per la propria lingua, gli abitanti di Parolandia vissero felici e orgogliosi della loro eredità culturale. E ogni volta che qualcuno pronunciava e scriveva correttamente una parola italiana, un sorriso appariva sul volto di Maestro Parole.
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La lingua italiana è dolce come il miele.
Il buon linguaggio è il vestito dei pensieri.
La grammatica è l'arte di far parlare bene gli uomini.
La lingua italiana è il canto delle sirene.
La penna è più potente della spada, soprattutto se scrive bene in italiano.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Case vista Colosseo vendesi: all’asta undici appartamenti di lusso di proprietà del Mef
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In lingua italiana, non cispadana: vendonsi (o si vendono). Non è un “si impersonale”, ma passivante (le case sono/vengono vendute).
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