Vivevano tanto tempo fa, in un regno lontano, Linguagolandia, due amici inseparabili: Neo, il prefissoide, e Neo, il sostantivo. Poiché i loro nomi erano identici venivano spesso confusi; i due avevano, invece, caratteristiche molto diverse che li distinguevano.
Neo,
il prefissoide, amava l'innovazione. Il suo nome risaliva al greco
"néos", che significa "nuovo". Neo era sempre
attaccato alle parole, portando con sé un vento di freschezza e
modernità. Quando questi si univa a "classico"
diventava "neoclassico", riportando in auge uno
stile antico ma con una nuova interpretazione. Quando si univa a
"realismo", formava "neorealismo",
rappresentando un movimento artistico e cinematografico il cui
obiettivo era di rappresentare la realtà in modo più
autentico.
L’altro Neo, il sostantivo, aveva una storia
molto diversa. Proveniva dal latino "naevus" e
rappresentava una piccola malformazione sulla pelle, un neo. Sebbene
piccolo non passava mai inosservato e veniva spesso considerato un
segno distintivo o talvolta un'imperfezione.
Un giorno, i
due decisero di visitare il mercato delle parole. Lì trovarono molti
vocaboli che cercavano Neo, il prefissoide, sperando di acquisire un
nuovo significato. Neo, il sostantivo, curioso, chiese a Neo, il
prefissoide: "Cosa sta succedendo qui?" Neo, il
prefissoide, rispose con entusiasmo: "Sto aiutando queste parole
a diventare moderne e rilevanti, dando loro nuova vita!"
Neo,
il sostantivo, osservava con curiosità, mentre le parole si
trasformavano con l'aiuto di Neo, il prefissoide. D’un tratto una
giovane parola, "classico", si avvicinò timidamente:
"Vorrei essere neoclassico," disse. Neo, il prefissoide,
sorrise e si attaccò a "classico", dando vita alla parola
desiderata. "Ecco, ora sei neoclassico," disse Neo, il
prefissoide, con un pizzico di orgoglio, e aggiunse: "Non
seguire mai l'esempio degli araldi del regno vicino. Costoro quando
devono annunciare la nomina di un nuovo ministro scrivono sulla
pergamena 'neo ministro', facendolo apparire come se avesse una
malformazione sulla pelle. Io devo essere sempre 'appicicato' alla parola che segue, mai staccato e mai con il trattino. Ricordalo sempre".
Dall’altro lato del
mercato, Neo, il sostantivo, incontrò una persona che aveva una
piccola macchia sulla pelle. "Guarda, ho un neo!" esclamò,
indicando il segno. Neo, il sostantivo, sorrise. "Anch'io sono
un neo," disse. "Siamo piccoli, ma possiamo avere un grande
significato."
Al calar del sole, Neo, il prefissoide,
e Neo, il sostantivo, si raccontarono le loro esperienze. Sebbene
avessero accezioni e ruoli molto diversi, entrambi sapevano di essere
importanti nel regno di Linguagolandia. Neo, il prefissoide, portava
novità e modernità, mentre Neo, il sostantivo, rappresentava la
singolarità e le piccole imperfezioni del corpo umano.
E
così, i due Nei continuarono a vivere felicemente, sapendo di avere
un ruolo speciale nel vasto mondo delle parole, sempre pronti a fare
la differenza.
***
La lingua “biforcuta” della stampa
Come sta Papa Francesco dopo la caduta, l’incidente a Santa Marta del pontefice
--------------
Se avessero scritto “l’incidente del pontefice (accaduto) a Santa Marta”, forse, anzi, sicuramente non sarebbe stato comprensibile. Complimenti per la chiarezza.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
Nessun commento:
Posta un commento