Viveva una volta, in un piccolo principato, Pennilanda, un giovane e ingegnoso ragazzo, Pennologo. Questi era conosciuto in tutto il principato per la sua straordinaria abilità nell’ aggiustare qualsiasi cosa, ma la sua vera passione erano le penne stilografiche. Amava osservare come l'inchiostro scivolava fluido sulla carta, creando meravigliose opere di scrittura.
Un giorno, un'anziana aristocratica, donna Pennuta, si presentò alla porta di Pennologo con una penna stilografica antica, un cimelio di famiglia. "Pennologo", disse la nobildonna, "questa penna apparteneva a mio nonno, è un ricordo a cui tengo molto; ma ora, purtroppo, questa penna ha smesso di funzionare. Potresti aggiustarla?"
Pennologo prese la penna con molta delicatezza, e dopo aver osservato ogni dettaglio decise di mettersi subito al lavoro. Aprì la penna, controllò i meccanismi interni e pulì ogni parte con religiosa attenzione. Dopo ore e ore di minuzioso lavoro la penna era come nuova. Quando donna Pennuta andò a ritirarla rimase senza parole: la stilografica sembrava appena uscita dalla fabbrica. "Tu sei un vero riparapenne, caro amico Pennologo!" esclamò entusiasta.
La voce si sparse rapidamente oltrepassando i confini del principato. Persone di paesi lontani si misero in viaggio per portare le loro penne stilografiche rotte al giovane Pennologo. In poco tempo "riparapenne" divenne un neologismo lessicale, sulla bocca di tutti, per designare coloro che con passione e dedizione riparavano le penne stilografiche.
Pennologo aprì un piccolo negozio, "La Bottega del Riparapenne", dove vendeva le stilografiche e insegnava ai giovani l'arte di ripararle. Così, grazie alla sua abilità e alla sua passione, Pennologo contribuì a mantenere viva l'arte della scrittura con la penna stilografica e il termine "riparapenne" divenne una voce importantissima nel lessico e nella cultura del principato.
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La lingua “biforcuta” della stampa
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