giovedì 2 gennaio 2025

Disanima? Per carità, disamina!


C'
era una volta, in un regno lontano, ai margini dell’universo, un piccolo e ridente villaggio incastonato tra le colline verdi e fiorite. Gli abitanti erano noti per la loro grande passione per le parole: ne studiavano l’origine, la corretta grafia e la giusta collocazione all’interno di una frase. C’era, però, una particolare parola che, spesso, suscitava dubbi sull’ortografia: disamina. Chi scriveva ‘disanima’, chi ‘disamina’.

Nel villaggio, fortunatamente, vi era una anziana e saggia bibliotecaria, Esaminanda. Costei aveva dedicato la sua vita a custodire i segreti delle parole e delle storie letterarie; era molto attenta alle parole e spesso ricordava agli abitanti di usare la forma corretta della parola "disamina". Questa parola, diceva, è un sostantivo deverbale in quanto proviene dal verbo “disaminare” che significa ‘sottoporre a esame’, ‘analizzare” e simili.

U
na mattina, durante una delle consuete riunioni settimanali, nella grande sala della biblioteca, Esaminanda decise di narrare una storia per aiutare tutti a ricordare il significato ma soprattutto la corretta grafia della parola oggetto di dubbi: "disamina".

"A
mici miei carissimi", esordì, con la sua voce suadente, "immaginate di essere degli investigatori della conoscenza. Ogni volta che affrontiamo un nuovo argomento, lo analizziamo e lo esaminiamo con molta attenzione. Questo processo si chiama, per l’appunto, disamina."

G
li occhi degli astanti “brillavano di curiosità” mentre Esaminanda proseguiva: "Quando leggiamo un libro complesso facciamo una attenta disamina dei suoi contenuti, delle sue metafore e dei suoi messaggi nascosti. Immaginate di scoprire i segreti celati in un antico libro esaminando attentamente il contenuto delle sue pagine; fate, quindi, una disamina".


M
entre Esaminanda parlava, nella sala calò un religioso silenzio. "E ricordate sempre che la parola giusta è ‘disamina’, con la M prima della I -  aggiunse per maggiore chiarezza -  non disanima. 'Disanima' è solo un errore comune, purtroppo anche sulla bocca di persone acculturate; ma ora che conoscete la storia, non lo commetterete più!"

P
er rendere ancora più chiaro il concetto, Esaminanda fece riferimento a un episodio il cui protagonista era un noto orologiaio del villaggio: "Pensate a quando il nostro caro amico Pendolino ha costruito quel meraviglioso orologio da taschino. Prima di mostrarcelo ha fatto una scrupolosa disamina di ogni singola parte, esaminando attentamente ogni ingranaggio e ogni vite per assicurarsi che funzionassero perfettamente."

D
a quel giorno, gli abitanti del villaggio non sbagliarono mai più la grafia di "disamina" e continuarono a esplorare, con ancora maggiore passione, il meraviglioso mondo delle parole e tutte le volte che qualcuno portava nella locale biblioteca un nuovo libro facevano una accurata disamina, scoprendo sempre nuove accezioni e sfumature.


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La lingua “biforcuta” della stampa

Il coraggio di Cecilia, grande giornalista nell’Iran che sperava di aiutare le donne

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L’Iran sperava di aiutare le donne? Il pronome che, secondo la grammatica della lingua italiana, si riferisce all’antecedente (Iran).



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