Il popolo del regno di Linguavia, ai confini del mondo, amava giocare con le parole e inventare termini nuovi per ogni aspetto della vita. Gli abitanti erano famosi, infatti, per la loro creatività linguistica: ogni giorno neologismi spuntavano come fiori nei campi.
Un giorno, un giovane studioso, Neologo, si accorse di un vuoto lessicale nel linguaggio del regno. Non esisteva una parola specifica per indicare colui che uccideva i suoceri. Il giovane Neologo pensava che, per quanto raro e macabro, questo evento meritasse un termine preciso come per tutti gli altri concetti.
Il giovane, quindi, si mise al lavoro nel suo piccolo laboratorio linguistico, pieno di libri antichi e pergamene sparse, riflettendo su come colmare quel vuoto. Dopo molte notti insonni e dopo aver consumato un gran numero di pergamene, ebbe un'illuminazione. Decise di unire la parola latina "socer", che significava suocero, con il suffisso "-cida", che indicava un ‘uccisore’. Nacque, così, la neoformazione "socericida".
Neologo era entusiasta della sua 'invenzione' e corse a proporla alla locale Accademia della lingua. I saggi dell’istituzione ascoltarono attentamente la sua proposta, riconoscendone l'eleganza e la precisione.
"Questa parola, 'socericida', è davvero innovativa," disse uno dei saggi. "Siamo d'accordo, Neologo. La diffonderemo in tutto il regno," rispose un altro.
Decisero, pertanto, di accettare il nuovo termine e di diffonderlo, attraverso il mensile dell’Accademia, in tutto il regno.
Ben presto la nuova parola, "socericida", si diffuse non solo nel regno di Linguavia, ma anche in quelli vicini. Neologo divenne un ‘eroe linguistico’: tutti ammiravano la sua capacità di colmare un vuoto lessicale con una parola così appropriata.
E così, grazie alla creatività e alla dedizione del giovane Neologo, il termine "socericida" entrò, a pieno titolo, non solo nel vocabolario, ma anche nel cuore delle persone. E vissero tutti felici e contenti, con un lessico sempre più ricco e preciso.
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Suoceri felici, vita senza intoppi.
Un buon suocero è
come un angelo custode, silenzioso ma sempre presente.
Tra
suocero e genero, meglio un dialogo sincero.
Chi trova un
buon suocero, trova un tesoro nascosto.
Con una suocera
comprensiva, la famiglia è sempre unita.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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