venerdì 8 novembre 2019

Un avverbio e un verbo "male adoperati"

Due parole, due, sugli usi non appropriati di un avverbio e di un verbo: decisamente e succedere.
Cominciamo con l'avverbio. Logica vorrebbe che l'avverbio suddetto si adoperasse esclusivamente nel significato di con decisione.
  Alcuni, ritenendolo erroneamente sinonimo di certamente, lo impiegano, per l'appunto, in modo inappropriato: quel libro è decisamente interessante; quella fanciulla è decisamente bella.
  E veniamo al verbo "succedere", che ha due significati principali: subentrare, sostituire, prendere il posto di un altro (morto il padre, il figlio successe alla direzione dell'azienda) e accadere, avvenire (durante i mesi estivi succedono, purtroppo, molti incidenti stradali) e due forme per il passato remoto e il participio passato: successe e succedette; successo e succeduto.
  A nostro modo di vedere le due, o meglio, le quattro forme è preferibile non adoperarle indifferentemente. Useremo succedette e succeduto nel significato di prendere il posto di un altro in un incarico (o una carica): Giovanni Paolo I succedette a Paolo VI ; successe e successo nell'accezione di accadere e simili (non ricordo più cosa successe negli anni della mia adolescenza). Pedanteria? Giudicate voi, amici amanti del bel parlare e del bello scrivere.

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La parola proposta da questo portale, tratta dal De Mauro (GDU): eccatartico. Sostantivo e aggettivo che vale "espettorante", "purgativo". Quella sostanza è eccatartica.


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La lingua "biforcuta" della stampa

Scompare da casa, 30enne trovata morta vicino Frosinone: sentito il compagno

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Correttamente: vicino a Frosinone. Crusca, "risposte ai quesiti": (...) Quel che è certo è che non si può usare il solo vicino con funzione di locuzione preposizionale: sono da evitare, benché alquanto diffusi persino nei giornali, vicino Roma, vicino casa (recte: «vicino a Roma», «vicino a casa»).



 
Volume vincitore, per la manualistica, alla III edizione del premio letterario nazionale "L'Intruso in Costa Smeralda".


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