sabato 9 novembre 2019

Di tutto un po' (disquisizioni linguistiche) (2)

Perché può e non puo' ?. Il motivo è semplice: «può» è la forma tronca dell'antico puote. Le parole tronche che originariamente avevano l'accento tonico (accento che si sente, ma non si segna graficamente) sulla penultima sillaba lo conservano tramutandolo in accento grafico. Per questo motivo abbiamo: città (da cittade), virtù (da virtude); gioventù (da gioventude); beltà (da beltade) e può da puote.
Non tutti i vocabolari ne fanno menzione, ci sembra importante, però, spendere due parole sul verbo ubbidire perché può essere anche transitivo e, quindi, passivo. È transitivo, soprattutto, se si riferisce alla persona che dà ordini: Michele ubbidí suo padre. La forma transitiva è rara, per la verità, ma correttissima: «In che posso ubbidirla?, disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala» (Manzoni). Piú frequente la forma passiva: «Ingiunzione forse saggia, ma che non venne mai ubbidita» (Lampedusa).
 Ih e hi sono entrambe interiezioni e si adoperano a seconda delle sfumature che lo scrivente vuole mettere in evidenza, come si può rilevare dal “Treccani” in rete:
ih i interiez. – Esprime stupore, raccapriccio, rammarico, avversione, tedio e sim.: ih, quanta roba!; ih, che indecenza!; ih, che schifo! Ripetuta, esprime ironia, disprezzo e sim.: tu stai male e io no, ih ih; riproduce anche una risata sardonica, un pianto stridulo, un ghigno e sim.: dalla bocca ... gli venne fuori con suono stridulo e imbrogliato il ritornello d’una canzonettaccia francese ... seguìto da un ghigno: ih ih ih ih (Pirandello).
hi hi interiez. – Può esprimere sentimenti vari: disprezzo ironico (soprattutto verso chi manifesti boria, vanità o pedanteria), ostentazione di noncuranza, meraviglia davanti a cose eccessive, a lunghe enumerazioni, e sim. È inoltre il segno grafico con cui può essere reso un particolare modo di ridere o di piangere, con suoni acuti e brevi. 

Crediamo di fare cosa gradita ai gentili lettori, che seguono le nostre modeste noterelle, spendere due parole su una… parola che può essere tanto avverbio quanto sostantivo: dintorno. Quando è in funzione avverbiale, con il significato di “intorno”, “da ogni parte”, “tutto in giro”, si può anche scrivere con la “d” apostrofata (d’intorno): gli sedevano tutti dintorno/d’intorno per festeggiarlo. Quando, invece, è in funzione di sostantivo e vale “vicinanza”, “luogo vicino”, la grafia deve essere tassativamente univerbata e si usa, per lo piú, nella forma plurale: i dintorni di Roma; il mio amico abita nei dintorni.


***

La parola proposta da questo portale e non a lemma nei vocabolari che abbiamo consultato: obside. Sostantivo polisemico (piú significati) tratto dal latino obses-idis e vale "ostaggio", "cauzione", "garante".



***

La lingua "biforcuta" della stampa

Coesione da ritrovare. Alla maggioranza occorre un tagliando.
 Serracchiani, vice presidente del Pd: “Possiamo fare meglio di così
-----------

Correttamente: vicepresidente. Devoto-Oli: vice– Primo elemento premesso a nomi di carica o ufficio per indicare la persona che fa o può fare le veci del titolare (vicepreside,
vicesindaco, viceré) o persona di grado immediatamente inferiore
(viceammiraglio, viceconsole, vicesegretario)



***

Una "stranezza linguistica" dell'Accademia della Crusca



Il verbo "provvedere" si coniuga come vedere, a eccezione del futuro e del condizionale che seguono la regolare coniugazione (provvederò, provvederei). La Crusca, però, non è di questo avviso. Dopo aver inviato un commento a "Il tema del mese"  compare la scritta: «Grazie! Il tuo commento è stato inviato alla redazione che provvedrà a pubblicarlo». Ci piacerebbe conoscere il motivo di questa "stranezza linguistica" (provvedrà in luogo di provvederà). Non vorremmo che gli esperti del sito dell'Accademia fossero stati "contagiati" dal coniugatore dei verbi della "Scuola elettrica". Si clicchi qui e si digiti il verbo in questione.






Nessun commento: