sabato 23 novembre 2019

Considerazioni su alcuni usi "ortodossi" dell'italico idioma

Abbiamo avuto bisogno della coramina e, fortunatamente, l’abbiamo scampata. Il GDU del De Mauro attesta “d’accordo” come variante di “daccordo”. La grafia da seguire sarebbe, quindi, quella che tutti i dizionari bollano di scorrettezza, persino il “pluripermissivo” Zingarelli.


Ancora una volta ci preme ricordare che il verbo “arricchire” si costruisce con le preposizioni “di” o “con”. I “dicitori” dei notiziari radiotelevisivi, imperterriti, e con il sostegno dei soliti gramuffastronzoli,  continuano a utilizzare la preposizione “da”, che, ripetiamo, è scorretta inducendo, quindi, in errore gli ascoltatori sprovveduti in fatto di lingua.


Il verbo riflettere, della II coniugazione, ha una doppia "personalità": il passato remoto può essere tanto riflettei quanto riflessi.  Si adopera riflettei nel significato di 'considerare', 'ponderare' e simili; riflessi nell'accezione di  'mandare, inviare riflessi'. Lo stesso distinguo per il participio passato: riflettuto (ma si usa, più spesso, ponderato) e riflesso.


Forse non tutti sanno che "tranquillare" sarebbe da preferire al piú comune "tranquillizzare". È, infatti, pari pari il latino “tranquillare”. Tranquillizzare ricalca il francese ‘tranquilliser’. Il "tranquillante" che cosa è se non il participio presente sostantivato di tranquillare? Qualcuno dice: "Dammi un tranquillizzante"? Secondo il Palazzi, tranquillizzare è «voce ripresa come gallicismo dai puristi che vorrebbero si usasse tranquillare; sebbene penetrata nell'uso e abbia esempi del Parini e del Manzoni». Per la cronaca: il verbo tranquillizzare non è a lemma nel TLIO (Tesoro della Lingua Italiana delle Origini).


L’avverbio “daccanto”, che significa ‘presso’, ‘a fianco’, ‘vicino’, ‘accanto’ (camminavano l’uno daccanto all’altro) è diverso dal fratello "da canto" che vale "mettere in disparte", "da parte", " in serbo": Giovanni ha messo da canto tutti i suoi risparmi. C’è anche la forma apostrofata, “d’accanto”, che equivale a ‘di torno’: toglimi d’accanto questo turpe individuo. Si presti attenzione, dunque, a non confondere le diverse grafie e le diverse accezioni. I vocabolari che abbiamo consultato non fanno queste distinzioni. Solo il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, fa alcuni distinguo, non dando, però, alla forma apostrofata (d’accanto) il significato di “di torno”.


I verbi vivere e campare, pur potendosi considerare l’uno sinonimo dell’altro, hanno sfumature diverse di significato. Il primo vale “avere vita”, “esistere” e si riferisce a organismi animali e vegetali: Giuseppe ha cessato di vivere la notte scorsa; tutte le piante hanno bisogno di acqua per vivere. Il secondo sta per “sostentarsi”, “mantenersi in vita”: quel barbone campa di elemosina. Nei tempi composti “vivere” può coniugarsi tanto con l’ausiliare essere quanto con l’ausiliare avere (quest’ultimo di uso raro, per la verità). “Campare”, invece, prende tassativamente l’ausiliare essere.


Ecco due verbi,  cortesi amici amatori della lingua, da buttare nella spazzatura, anche se adoperati dalla stampa  (dai cosí detti opinionisti, in particolare)  e dai gramuffastronzoli: inchiestare e incidentare. Fortunatamente non tutti i vocabolari registrano simili mostruosità. Il primo verbo è ricalcato sul francese “enquêter”, ma in italiano abbiamo altri verbi che fanno alla bisogna:’investigare’, ‘indagare’, ‘esaminare’ secondo i casi. Perché ricorrere a quell’inutile e orribile francesismo? Quanto a incidentare, che dire? Non vanno bene ‘danneggiare’, ‘rovinare’, ‘schiacciare’, ‘travolgere’ sempre secondo i casi? Dobbiamo per forza leggere sulla stampa che “l’automobile incidentata è stata posta sotto sequestro”?

I linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, nel loro pregevole volumetto "Ciliegie o ciliege?", ritengono la grafia libricino corretta al pari di libriccino, contraddicendo il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia. Come si giustifica, però, la doppia “c”? Il motivo va ricercato nel fatto che la lingua italiana è, in un certo senso, un miscuglio di dialetti e “libriccino” ha subíto, nella pronuncia e nella grafia, l’influenza del dialetto meridionale che, al contrario di quello settentrionale, il veneto in particolare, tende al raddoppiamento delle consonanti. Questa motivazione non trova riscontro - per la verità - nei sacri testi che abbiamo consultato.


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La lingua "biforcuta" della stampa


Ilary Blasi in divieto di sosta vicino piazza di Spagna: i vigili le portano via l'auto

La popolare presentatrice aveva parcheggiato nella Ztl

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Insistiamo (sperando che imparino - una volta per tutte - che  "vicino" richiede la preposizione "a"): vicino A piazza di Spagna. Crusca: «(...) Quel che è certo è che non si può usare il solo vicino con funzione di locuzione preposizionale: sono da evitare, benché alquanto diffusi persino nei giornali, vicino Roma, vicino casa (recte: «vicino a Roma», «vicino a casa»). Da quando i giornali "fanno la lingua" (quella corretta)? Quel "persino" - a nostro avviso - è una benevolenza dell'Accademia della Crusca.


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Dai prestiti in nero ai rapporti con la politica, uno dei capofila della comunità spiega il meccanismo che c'è dietro i tanti negozi aperti dai suoi connazionali

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Correttamente: capifila. DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia:


 

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