lunedì 5 agosto 2019

Assolvere e adempiere: il loro uso corretto

Si va sempre di più diffondendo l'uso errato — introdotto da molti scrittori "che fanno la lingua" — di coniugare, o meglio di adoperare verbi transitivi come se fossero intransitivi e viceversa. Le cronache dei giornali sono piene di personaggi che «hanno assolto al loro dovere» o «hanno adempiuto ai loro compiti istituzionali». Queste frasi — è bene chiarirlo subito — sono errate.
     I verbi assolvere e adempiere sono nati transitivi e tali debbono restare (con buona pace, anche, di qualche vocabolario permissivo). Si dirà quindi, correttamente, che «Caio ha assolto il suo dovere» e che «Tizio ha adempiuto i suoi compiti».
     Il verbo latino absolvere (da cui il nostro assolvere) si costruiva esclusivamente con l'accusativo, cioè con il nostro complemento oggetto essendo, appunto, un verbo transitivo. Ed è rimasto transitivo per secoli, non si capisce perché ora i così detti acculturati-snob, le cosí dette grandi firme del giornalismo in primis, cioè coloro che credono di fare la lingua, debbano imporre a tutti i loro svarioni, e la stampa porta la bandiera, per l'appunto.
    No, non ci stiamo e continueremo a sostenere — a spada tratta — l'uso solo transitivo dei verbi in oggetto, come si può leggere in Autori di rispetto: «Onde morte m'assolve, Amor mi lega» (Petrarca); «Raccontare per adorne parole ciò che tu assolvi in due tratti» (Panzini); « Assolver non si può chi non si pente» (Dante). Dopo questi esempi c'è qualcuno che può sostenere il contrario?

    Dimenticavamo. Il verbo adempiere appartiene alla schiera dei verbi sovrabbondanti [hanno, cioè, due diverse coniugazioni pur avendo la medesima radice o tema: adempiere (II coniugazione), adempire (III coniugazione)] e in quanto tale si può dire tanto io adempio (II coniugazione) quanto io adempisco (III coniugazione). Si veda anche qui.
     E a proposito di verbi, abbiamo notato che qualche scrittore di grido non sa coniugare i verbi in -ciare e -giare. Si legge spesso beneficierà, scoraggierà, lancierà ecc. I predetti verbi, o meglio tutti i verbi della prima coniugazione che finiscono in -ciare e -giare perdono la i del tema o radice davanti alle desinenze che cominciano con e e con i: benefic-erà (beneficerà); lanc-erà (lancerà); scoragg-erà (scoraggerà).
     Mantengono la "i" del tema solamente davanti alle desinenze che cominciano con a e con o: beneficiate. La i della radice, insomma, è un puro segno ortografico che serve a dare alle consonanti c e g il suono palatale davanti alle desinenze che cominciano con a e con o.

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