martedì 13 agosto 2019

Avere una bella faccia

Questespressione, che tutti conosciamo e adoperiamo, significa sembrare in buona salute” e si usa anche riferita a una cosa attraente, invitante. Gli amanti dei cavalli dovrebbero conoscerne lorigine perché la locuzione - sembra - ha una, sia pure lontana, relazione con il mondo equestre: si chiama, infatti, bella faccia la grande macchia bianca del mantello del cavallo che si estende fino agli occhi. La locuzione, pe, è adoperata soprattutto in senso ironico e riferita a una persona impudente e sfrontata.


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La lingua "biforcuta" della stampa

La capigruppo del Senato si divide: sul calendario decide oggi l'Aula
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La "capigruppo"? Ci vengono le vertigini…

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Tina Cipollari, la sorella Annarita è la sua sosia, due gocce d'acqua
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Sosia è un sostantivo maschile invariabile e deve restare tale anche riferito a una donna. Correttamente: Annarita è il suo sosia. Vediamo, in proposito, ciò che scrive il linguista Aldo Gabrielli:

“Quante volte ho sentito frasi come queste: ‘Anna è la sosia di sua madre’, ‘Quell’attrice non è certo la sosia della Garbo’, parlando di due persone che si somigliano come due gocce d’acqua o non si somigliano affatto. E tutte le volte mi vien da dire: che erroraccio! Erroraccio perché? Ma perché sosia è un nome maschile, e maschio ha da restare, anche se da nome proprio una trasformazione l’ha già fatta diventando nome comune. Infatti questo Sosia, per chi non lo ricordasse, è il nome del servo di Anfitrione, nella famosa commedia di Plauto (…). Nella commedia plautina accade che un giorno Mercurio, mandato sulla terra da Giove, assumesse l’identico aspetto di Sosia, allo scopo di giocare alcune beffe diciamo piccanti all’infelice Anfitrione. Questo soggetto fu poi ripreso dal Molière nella commedia intitolata appunto ‘Amphitryon’, e il nome del servo, divenuto subito popolarissimo in Francia, da proprio si trasformò in comune, venendo a indicare persona somigliantissima a un’altra al punto da essere scambiata con questa. Noi riprendemmo il termine dal francese in questa accezione figurata verso la metà dell’Ottocento. Ma sempre come maschile, si capisce. Perciò dobbiamo dire ‘il sosia’, nel plurale ‘i sosia’, sia con riferimento a uomo sia con riferimento a donna. Non possiamo dare a Sosia una sorella dello stesso nome! Diremo quindi correttamente ‘Anna è il sosia di sua madre’, ‘Quell’attrice non è certo il sosia della Garbo’. Stona quel maschile accostato a un femminile? Ma stona forse dire ‘Anna è il ritratto, il doppione, il modello, lo stampo di sua madre?

Ci sembra "strano", quindi, quanto riporta il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia:

 
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La "lingua" di Virgilio-Sapere.it

sosia m e f inv
  individo eccezionalmente somigliante a un'altro, a tal punto da rendere possibile uno scambio d'identità

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