sabato 20 settembre 2025

Punto e virgolette: chi comanda davvero?

 

Nel panorama della punteggiatura italiana, uno degli snodi più delicati riguarda l’uso del punto in relazione alle virgolette. È una questione che, pur sembrando marginale, incide profondamente sulla chiarezza, sull’eleganza e sulla correttezza formale di un testo. Capita spesso, infatti, di imbattersi in frasi che si chiudono con una citazione o un dialogo, e di chiedersi: il punto va dentro o fuori delle virgolette? E se la frase prosegue dopo la citazione, occorre ripetere il punto? In queste noterelle cercheremo la risposta che, come vedremo, dipende dalla funzione che la citazione svolge all’interno della frase.

Quando una citazione costituisce una frase completa e autonoma, il punto finale va dentro le virgolette. Non si aggiunge alcun segno di punteggiatura dopo la chiusura, perché la frase è già conclusa. Esempio:

Giovanni esclamò: “Non ci posso credere.”

In questo caso la citazione è una frase compiuta, e il punto che la chiude si colloca prima della chiusura delle virgolette. Non è necessario, né corretto, aggiungere un secondo punto dopo le virgolette.

Diverso è il caso in cui la citazione sia inserita all’interno di una frase più ampia, senza costituire un periodo autonomo. In tal caso, il punto finale della frase va fuori delle virgolette, mentre all’interno si può trovare una virgola, nessun segno, o eventualmente un punto interrogativo o esclamativo se pertinente. Esempio:

Maria disse che “non sarebbe venuta domani”.

Qui la citazione è parte integrante della frase, e il punto che chiude il periodo si colloca dopo le virgolette. Non si ripete il punto all’interno, perché la citazione non è una frase autonoma.

Un altro caso frequente riguarda i dialoghi o le citazioni seguite da una proposizione narrativa. Se la citazione è una frase completa ma la narrazione prosegue con un complemento come “disse Mario”, non si usa il punto per chiudere la citazione, ma una virgola dentro le virgolette. Esempio: “Domani non verrò,” disse Mario con tono deciso. Se invece si vuole chiudere la citazione con un punto, la proposizione narrativa va separata: Esempio alternativo: “Domani non verrò.” Mario lo disse con tono deciso (e in questo caso dopo le virgolette non si ripete il punto).

Attenzione anche ai segni forti come il punto interrogativo o esclamativo. Se la citazione termina con uno di questi, il segno va dentro le virgolette, e non si aggiunge nulla dopo, a meno che la frase non prosegua con un complemento. Esempio:

“Hai davvero intenzione di partire?” chiese Luca.

Qui il punto interrogativo chiude la citazione, e la frase prosegue con il verbo dichiarativo. Non si aggiunge un secondo punto dopo le virgolette.

In sintesi, il punto non si ripete mai dopo le virgolette. La sua posizione dipende dalla struttura sintattica: dentro se la citazione è una frase autonoma, fuori se è parte di una frase più ampia. E nei casi in cui la citazione precede un complemento dichiarativo, si usa la virgola dentro le virgolette, rinviando il punto alla fine del periodo.

La punteggiatura, come la musica, ha le sue pause e i suoi accenti. Saperli orchestrare con precisione è il segreto di una scrittura che respira, che persuade, che incanta.




Mi scuso per l'errore ortografico, "interrogativvo", che non posso correggere.

 ***

La lingua “biforcuta” della stampa

Sorpresa, a Torino spunta Nanni Moretti: sta girando il suo prossimo film

----------

Come può essere “prossimo” se lo sta girando?  

*

Il generale Alberto Nastasia è il nuovo comando provinciale della guardia di finanza di Torino

------------

Per gli operatori dell’informazione “comando” o “comandante” è indifferente.

 *

Il racconto

Roma, una notte al mercato fuorilegge dove salmone e parmigiano si comprano con pochi euro

-------------

Il mercato non è un bandito. Correttamente: mercato fuori legge vale a dire “fuori (della) legge”.  

ZINGARELI

fuo–ri–leg–ge
fuorilégge 🔊 / fworiˈleddʒe / o fuòri légge spec. nel sign. B
[ comp. di fuori e legge; calco sul fr. hors-la-loi, a sua volta calco sull'ingl. out-law ☼ 1842 ]

. m. e f. inv.

❖ chi agisce contro la legge

❖ bandito, brigante


B

anche agg. inv.: 

discarica fuori legge


A






5 commenti:

Cosimo P. ha detto...

In "Maria disse che..." le virgolette non hanno senso: rivedere il discorso diretto e il discorso indiretto.

Fausto Raso ha detto...

Cortese Cosimo, sì, nell’italiano “moderno” è preferibile non mettere le virgolette nei discorsi indiretti.
Nei discorsi indiretti del XIX secolo si usava spesso mettere le virgolette per riportare la battuta di un personaggio, come in una sorta di discorso diretto. Questa pratica era piuttosto comune in vari testi letterari.
Oggi, la regola generale è che il discorso indiretto non richiede le virgolette, che sono invece riservate al discorso diretto.
Ecco un esempio dal romanzo I Malavoglia (1881):
"E la Nena gli aveva detto che 'se aveva il cuore d'andarsene, non avesse il cuore di ritornare'."
In questo caso, Verga riporta in maniera quasi letterale le parole di un personaggio (la Nena), pur mantenendo la struttura del discorso indiretto. Questa pratica era tipica della sua tecnica narrativa, che mirava a riprodurre fedelmente la mentalità e il linguaggio dei suoi personaggi.

Cosimo P. ha detto...

È trascorso quasi un secolo e mezzo dalla pubblicazione dell'opera di Verga. Per giunta l'italiano moderno non si cura minimamente dell'uso appropriato delle virgolette, come non si cura del rispetto delle regole basilari della nostra lingua. Si figuri un po'...
Comunque vada, l'esempio tratto da I Malavoglia e nella fattispecie la frase attribuita a Nena contiene le virgolette allo scopo di "riprodurre fedelmente la mentalità e il linguaggio" (cit.) e, aggiungerei, la loro cultura: ciò allo scopo di mettere in evidenza dette peculiarità.
Il suo esempio (... che non sarebbe venuta domani) quali peculiarità intende mettere in evidenza? Dubito che ce ne siano.

Fausto Raso ha detto...

Cortese Cosimo,
ecco alcune “peculiarità che potrebbero giustificare le virgolette nella frase di Maria:
Isolare la formula verbale come se fosse una citazione testuale, pur restando nel discorso indiretto.
Evidenziare la distanza tra ciò che Maria ha detto e ciò che il narratore crede: il tono esitante contraddice la fermezza apparente della frase.
Sottolineare la costruzione linguistica: il condizionale e l’avverbio temporale sono messi sotto lente, quasi come se il narratore stesse analizzando la frase più che riportarla.
Cordialmente
FR

Cosimo P. ha detto...

Lei vuole aver ragione (dove "aver ragione" significa ostinarsi a trovare una spiegazione - molto, ma molto debole - alla sua scelta) a tutti i costi. Va bene così, ma non concordo.