lunedì 15 settembre 2025

Gestire è un gesto, non una professione o un mestiere

Il verbo gestire ha una radice che danza, letteralmente, tra le mani. Deriva dal latino gestus, participio passato di gerĕre, che significa “portare”, “compiere”, “manifestare con gesti”. In origine, dunque, gestire non aveva nulla (a) che vedere con l’amministrazione di un’azienda, la direzione di un progetto o la supervisione di un gruppo. Era un verbo corporeo, teatrale, espressivo: indicava l’atto di comunicare attraverso il corpo, di dare forma visibile al pensiero.

Nel suo significato più puro, gestire è l’arte del gesto. È il mimo che racconta una storia senza parole, è l’oratore che accompagna il discorso con le mani, è il bambino che, prima ancora di parlare, indica, mostra, esprime. È, in breve, il pensiero che prende forma nello spazio.

Eppure, nel linguaggio contemporaneo, gestire ha subito una metamorfosi semantica. Oggi lo si usa comunemente per indicare l’atto di dirigere, amministrare, controllare. Si “gestisce” un ristorante, un bilancio, una crisi, persino le emozioni. Ma questa accezione, per quanto diffusa, è figlia di un uso improprio, se non di un vero e proprio fraintendimento.

Dire “gestisco un’azienda” equivale, etimologicamente, a dire “faccio gesti con un’azienda”. Il che, a voler essere ironici, potrebbe descrivere certi imprenditori più inclini alla pantomima che alla strategia. Sul piano linguistico, dunque, l’uso è improprio: gestire non è dirigere, non è amministrare, non è controllare. È esprimere, manifestare, comunicare.

Durante un dibattito, per esempio, si può dire che qualcuno “ha gestito con eleganza le sue argomentazioni”: qui il verbo è usato correttamente, perché il gesto accompagna il pensiero, lo rende visibile. Lo stesso vale per il ballerino che “ha gestito la coreografia con intensità”: il corpo parla, il gesto è linguaggio.

Diverso è il caso di chi afferma: “Gestisco tre punti vendita nel centro storico.” Qui si intende “dirigo”, “amministro”, ma il verbo gestire non nasce per questo. O ancora: “Devo gestire meglio il mio tempo.” Si intende “organizzare”, “ottimizzare”, ma il verbo tradisce la sua origine.

L’uso improprio di gestire è talmente radicato da sembrare ormai legittimo. Ma chi ama la lingua, chi la cura come un giardino di significati, non può ignorare la distanza tra l’etimologia e l’abitudine. Recuperare il senso originario di gestire significa restituire dignità al gesto, riconoscere che il corpo è linguaggio, che il pensiero può essere visibile.

Forse, in un mondo che gestisce tutto - le risorse, le emozioni, le relazioni - abbiamo dimenticato che gestire è, prima di tutto, esprimere. E che non tutto può essere amministrato: alcune cose vanno semplicemente mostrate

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La lingua “biforcuta” della stampa

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Forse è il caso di ribadire – ancora una volta – che ‘vicino’ quando sta per "accanto a", "a due passi da" e simili si costruisce con la preposizione “a”: vicino a casa.  



1 commento:

Teo ha detto...

Qui ci sono più ragioni per diffidare un po' dell'uso di "gestire" nel senso di "amministrare", ma non nel censurarlo. In effetti, prosatori italiani classici che lo usino non ve ne sono molti. Nel Battaglia-Barberi Squarotti emergono solo i seguenti prosatori, tutti del Novecento e forse influenzati dal francese gérer:

Gestire (2), tr. (gestisco, gestisci). Amministrare beni, affari, interessi per conto proprio o altrui; esercitare un’impresa, un servizio (di trasporto, di vendita).
Pirandello, 5-611: Egli se l’era già bell’e tracciato il suo piano: ...gestir lui quella nuova grande azienda let­teraria. Viani, 14-317: Per vicende della sorte incostante, s’era ridotto a gestire... una rivendita di vino. Pavese, 7-71: Gestiva un servizio di camion sull’autostrada.
- Ordinare, dirigere. Gramsci, 9-386: Un’avanguardia rivoluzionaria disci­plinata, capace di gestire la società comunista con energia e con saggezza
Fornire. - Anche al figur. Baldini, 3-258: L’illuminazione la gestiva la luna. E siccome quella notte pioveva, niente illuminazione. C. E. Gadda, 7-225: La liricità, in Moravia, non è gestita dai personaggi, che sono piuttosto a-lirici.
= Neol. deriv. da gestus, part. pass, di gerere, nel senso di *condurre, amministrare ’ : rifatto su gestione.

Va però detto che in latino il verbo gĕro, is, gessi, gestum, ĕre ha anche il significato di "amministrare", "dirigere", come in questo passo di Cicerone, Pro Quinctio, III:
Itaque hercule haud mediocriter de communi quodcumque poterat ad se in privatam domum sevocabat; qua in re ita diligens erat quasi ei qui magna fide societatem gererent arbitrium pro socio condemnari solerent.
(Di conseguenza, senza certo risparmiarsi distraeva dal capitale sociale, portandoselo a casa sua, tutto quel che gli era possibile, e poneva nel fare ciò tanto zelo, che si sarebbe detto che sono proprio quelli che amministrano il capitale sociale con grande correttezza a essere di solito condannati nei giudizi arbitrali su società).