Nell’immenso panorama della nostra “cantevole” lingua italiana alcuni termini si distinguono per la loro precisione e raffinatezza, evocando contesti formali e un uso consapevole della parola. Uno fra i tanti il verbo emendare, che affonda le sue radici nel latino emendare, composto da e- (da, fuori) e mendare (correggere, togliere i difetti), a sua volta derivato da mendum, ovvero difetto o errore. Già nella sua etimologia si percepisce una sfumatura che lo distingue dal più comune correggere: emendare non si limita a rettificare, ma implica un processo di purificazione, di miglioramento sostanziale, volto a rimuovere le imperfezioni per rendere qualcosa più giusto, più completo, più conforme a un ideale.
Il sintagma verbale trova la sua collocazione privilegiata in ambiti formali e specialistici, dove la precisione linguistica è essenziale. Nel linguaggio giuridico e politico, per esempio, si parla di emendare leggi, articoli di disegni di legge o persino costituzioni: l’emendamento è la proposta di modifica che mira a perfezionare un testo normativo, correggendone errori o adattandolo a nuove esigenze. Anche in ambito editoriale e letterario, sebbene meno frequentemente, emendare può riferirsi alla revisione di un testo, alla correzione di bozze o all’aggiunta di note che ne affinino il contenuto.
Ma il significato di emendare si estende anche oltre il piano testuale. In senso più ampio e figurato, può indicare un processo di miglioramento morale o di riforma personale. Emendare la propria condotta, per esempio, significa correggerla in modo profondo, con l’intento di renderla più giusta, più onesta, più conforme a principi etici.
Alcuni esempi per meglio chiarire l’uso del lessema:
Il Parlamento ha presentato diverse proposte per emendare la legge di bilancio.
L’autore ha dovuto emendare la seconda edizione del suo romanzo, correggendo alcuni errori storici.
La pena ha lo scopo di emendare il reo, non solo di punirlo.
Rispetto al verbo correggere, emendare si distingue per la sua connotazione più mirata e profonda. Mentre correggere è un termine generico che indica l’atto di rendere giusto ciò che non lo è, emendare suggerisce un intervento più strutturato e consapevole, spesso su un testo già esistente, con l’obiettivo di riformarlo o perfezionarlo.
Per concludere queste noterelle, ogni emendamento può essere anche una correzione, ma non ogni correzione può essere un emendamento. A ben vedere, giusta chi scrive, i due verbi (emendare e correggere) non si possono ritenere sinonimi avendo sfumature diverse.
| Voce | Emendare | Correggere |
|---|---|---|
| Orig. | Lat. emendare (togliere difetti) | Lat. corrigere (raddrizzare) |
| Sign. | Migliora rimuovendo imperfezioni | Rende giusto ciò che è sbagliato |
| Conte-sto | Giuridico, morale, editoriale | Scolastico, tecnico, generale |
| Tono | Elevato, specialistico | Neutro, comune |
| Ogget-to | Leggi, condotte, testi | Errori, compiti, frasi |
| Esem-pio | Emendare un articolo costituzionale | Correggere un errore ortografico |
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Lo scarpista: il mestiere che mancava tra moda, tecnica e benessere
Nel settore italiano della calzatura, due figure hanno da tempo occupato ruoli distinti: il calzolaio, artigiano della riparazione, e il rivenditore, professionista della vendita. Tuttavia, tra chi crea e ripara e chi commercia, manca spesso una figura che sappia coniugare competenza tecnica, gusto estetico e attenzione al benessere del cliente. È qui che nasce lo scarpista: un neologismo che restituisce dignità e precisione a un mestiere sempre più centrale.
Lo scarpista non è semplicemente chi vende scarpe né chi le ripara. È colui che gestisce il “banco della calzatura” con competenza trasversale: conosce i materiali, interpreta le esigenze del piede, consiglia modelli adatti alla postura, all’occasione, allo stile. È il punto di riferimento tra cliente e prodotto, tra estetica e funzionalità.
La formula suona naturale, ha ritmo, e si adatta tanto all’uso colloquiale quanto a quello normativo. Si può riferire a regolamenti commerciali, corsi di formazione, contratti di lavoro, e può facilmente entrare nel lessico professionale del settore moda e benessere. Inoltre, la sua struttura morfologica rispecchia in pieno i criteri della lingua italiana, rendendola idonea a una futura lemmatizzazione nei dizionari dell’uso.
scarpista s.m. f. (da scarpa + "-ista) – Operatore professionale incaricato della consulenza, gestione e cura delle calzature. Assiste il cliente nella scelta del modello più adatto, ne valuta la conformità ergonomica ed estetica, e garantisce un servizio qualificato che integra competenze tecniche, commerciali e di benessere. Agisce per conto di esercizi specializzati o in contesti artigianali evoluti.
Una figura nuova, ma necessaria. Perché tra il cuoio e il passo, c’è sempre qualcuno che sa dove mettere il piede.
(Alcune immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

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