sabato 6 settembre 2025

La conseguenza della conseguenza: quando le parole chiedono precisione

 

Nel linguaggio scritto e parlato, alcune parole sembrano così familiari da passare inosservate. Eppure, proprio quelle più comuni nascondono insidie sottili, soprattutto quando vengono usate in modo impreciso. Conseguenza è una di queste: apparentemente semplice, ma spesso impiegata con leggerezza, senza la necessaria specificazione o con significati impropri. Queste brevi noterelle nascono dall’esigenza di fare chiarezza su un uso corretto e consapevole del sintagma, evitando ambiguità e scivoloni stilistici che, purtroppo, si leggono anche sulla stampa. Attraverso esempi concreti e spiegazioni chiare, cercheremo di restituire a conseguenza il suo giusto peso e significato.

Il lessema conseguenza implica un rapporto di causa-effetto. Non è un termine generico, né può essere lasciato sospeso nel vuoto. Dire che qualcosa “non ha avuto conseguenze” è come aprire una porta e non dire cosa c’è dietro. Conseguenze su cosa? per chi? in che ambito?

Prendiamo una frase ricorrente: “L’incidente non ha avuto conseguenze.” È una formulazione che lascia il lettore “in balìa del vago”. Conseguenze fisiche? Economiche? Ambientali? Legali? Dire “non ha avuto conseguenze” senza precisare quali è come dire “non è successo nulla” senza spiegare in che senso. Una versione corretta e informativa potrebbe essere: “L’incidente non ha avuto conseguenze per i passeggeri, che sono rimasti illesi.” Oppure: “Non ci sono state conseguenze sul traffico ferroviario.” In questo modo, il lettore non è costretto a indovinare, e il linguaggio guadagna in precisione e trasparenza.

Un altro errore frequente riguarda l’uso di in conseguenza di come sinonimo di a causa di. Frasi come “È stato punito in conseguenza del suo comportamento” suonano burocratiche e, in realtà, scorrette. La locuzione in conseguenza di è un calco maldestro, probabilmente influenzato da strutture francesi o inglesi, ma non appartiene all’italiano naturale. La forma corretta è: “È stato punito a causa del suo comportamento” oppure “per il suo comportamento”. La differenza non è solo stilistica: è una questione di sintassi e di senso. Conseguenza è il risultato, non la causa. Dire “in conseguenza di” è come invertire il flusso logico degli eventi.

Per chiarire ulteriormente, ecco qualche esempio di uso corretto:

  • “Ha subito gravi conseguenze sul piano economico dopo il fallimento dell’azienda.”

    “Le sue parole hanno avuto conseguenze sul clima interno al gruppo.”

    “Non ci sono state conseguenze per l’ambiente, secondo i primi rilievi.”

In tutti questi casi, conseguenza è seguita da una specificazione che ne delimita il campo semantico. Senza questa precisazione, la frase resta vaga, e il lettore non può cogliere il vero impatto dell’evento descritto.

In conclusione, usare conseguenza in modo corretto significa rispettare il principio fondamentale della comunicazione: dire cosa, come e perché. Ogni parola ha un peso, e conseguenza ne ha uno particolarmente rilevante, perché parla degli effetti, delle ripercussioni, delle trasformazioni. Non lasciamola sola: accompagniamola sempre con ciò che la rende chiara e utile. Altrimenti, più che una conseguenza, rischiamo un malinteso.

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 Addio croupier, benvenuto banchista di gioco


N
el lessico italiano, croupier è da tempo un forestierismo francese che ha trovato stabile dimora nei contesti ludici e professionali, ma senza un vero equivalente nella nostra melodiosa lingua. Eppure, la figura che designa è ben nota: colui che gestisce il tavolo da gioco, distribuisce carte o gettoni, raccoglie le puntate e garantisce il corretto svolgimento delle operazioni per conto della casa da gioco.

In un’epoca in cui l’italiano riscopre il piacere della precisione e della trasparenza, si propone un neologismo che restituisce dignità e chiarezza a questa figura: banchista di gioco. Il termine banchista richiama immediatamente chi è preposto alla gestione di un banco - come il barista o il tabaccaio - mentre di gioco ne precisa il contesto, evitando ambiguità e rendendo la locuzione immediatamente comprensibile anche a chi non frequenta i casinò.

La formula suona naturale, ha ritmo, e si presta tanto all’uso colloquiale quanto a quello normativo. È adatta a regolamenti, contratti, manuali di gioco, e può facilmente entrare nel lessico professionale del settore. Inoltre, la sua struttura morfologica è pienamente conforme ai criteri della lingua italiana, rendendola idonea a una futura lemmatizzazione nei dizionari dell’uso.

Se accolto nella lessicografia ufficiale, banchista di gioco potrebbe essere registrato così:

banchista di gioco loc. s.m. – Operatore professionale incaricato della conduzione di un tavolo da gioco in una casa da gioco o in contesti ludici regolamentati. Gestisce il banco, distribuisce le carte o i materiali di gioco, raccoglie le puntate e garantisce il rispetto delle regole, agendo per conto della direzione.


(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it) 









 






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