Due parole su un verbo che - a nostro modo di vedere - viene molto spesso adoperato se non in modo errato, impropriamente: "guadagnare". Il significato del verbo è - come si può leggere in un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana - "ottenere o ricevere come utile o profitto da un lavoro, da una prestazione o da uno scambio commerciale". Il verbo, insomma, implica una 'fatica' fisica o morale. È adoperato correttamente, quindi, in frasi tipo "guadagnare 250 euro il mese; "è riuscito a guadagnarsi la simpatia di tutti gli astanti"; oppure, "guadagnare terreno", vale a dire conquistarlo avanzando con fatica; "guadagnare tempo", ottenerlo, cioè, con qualche artificio.
Come si può vedere, dunque, negli esempi sopra citati c'è sempre l'idea del lavoro, della fatica. Non è corretto usarlo in frasi - come si legge spesso sulla stampa - "ha guadagnato 300 mila euro nel gioco delle scommesse". Dov'è la "fatica"? In questo caso e in altri simili il verbo appropriato è 'vincere'. Insomma - non vogliamo essere ripetitivi - in frasi in cui non è sottintesa l'idea della fatica, l'uso del verbo guadagnare è errato o, per lo meno, improprio.
Non si dirà, quindi,
"guadagnare l'uscita" (espressione tanto cara a molti conduttori di programmi televisivi); "guadagnare in fretta la fuga";
"la nave ha guadagnato il porto in nottata" e frasi simili. In buona
lingua ci sono verbi propri che fanno alla bisogna: raggiungere, arrivare,
entrare, giungere e simili.
Andare a far terra per pipe
Ecco un modo di dire "inconsueto", adoperato
in senso scherzoso il cui significato è morire. La locuzione allude
al corpo del defunto che, una volta inumato, si trasforma in terra. E con la
terracotta, un tempo, si facevano le... pipe.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Sopravvissuta al rogo
dell'auto su cui viaggiava nel crotonese: "Grazie all'eroe che mi ha
salvato"
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Correttamente: Crotonese (con la "C" maiuscola). I nomi che indicano un territorio geografico prendono l'iniziale maiuscola.
1 commento:
A proposito di articoli giornalistici!
«Schwa», Flavia Fratello legge (con difficoltà) un pezzo di Michela Murgia scritto con il segno grafico...
E ci credo! Io per esempio leggo con difficoltà la prima parola dell'articolo in questione.
Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Usiamo una parola che qualche lettore presumibilmente potrebbe non conoscere? Mettiamoci a fianco anche la parola italiana: scevà.
Renato P.
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