di Salvatore Claudio Sgroi
Dovendo rispondere al rebus della frase se
dormano io che ci posso fare? (cfr. intervento n. 112 del 15 agosto) adoperata da
una ragazza nata a Siena, figlia di
un avvocato, che presentava un problematico congiuntivo, ci siamo rivolti ad
amici-colleghi toscanofoni per accertare se tale costrutto, a me (siciliano)
estraneo e innaturale, faceva parte della loro competenza attiva e/o solo
passiva, e come eventualmente lo spiegassero da linguisti.
2. Gli informanti
Dei dodici "malcapitati" potenziali
informanti, da me elicitati, otto hanno cortesemente risposto al mio quesito.
2.1. Un toscanofono "educato"
Un colto toscanofono, peraltro non
linguista, aveva così commentato:
"Da bambino e da ragazzo dicevo anch'io 'se dormano', poi corretta da me in 'se dormono' per evitare canzonature vista la divergenza dalla norma dotta".
2.2. Un fiorentinofono "e-gregio"
Un informante fiorentino -- con mia sorpresa, devo dire
-- (intervento n. 113 del 16 agosto, § 4) aveva affermato di ignorare tale uso
che non aveva mai sentito in Toscana:
"una frase così non la uso nemmeno io [oltre te] (e penso che non si usi in nessun angolo della Toscana)".
2.3. Un informante "informato sui fatti"
Un terzo informante non-toscano (ho poi scoperto) ma radicato
da anni in Toscana mi aveva analiticamente informato sulla competenza
linguistica di una "insegnante
pisana" che usava frasi come "quando dormano è difficile svegliarli", mentre lo stesso uso
era estraneo a studenti delle medie del "contado pisano" (cfr.
intervento n. 113, su citato).
2.4. Un informante "discreto"
Un quarto informante ha ora preferito mostrarsi
"discreto" quanto ai suoi usi idiolettali, ed ha in maniera stringata
commentato: "dormano non è
congiuntivo".
2.5. Informante sintetico
Un quinto informante, in una rapida, sintetica ma
esauriente risposta, ha fornito tutti i dati pertinenti:
a) sul piano geografico la “forma in questione è assolutamente radicata e diffusa, in Toscana”;
b) sul piano diafasico generale si adopera “non solo in contesti informali”;
c) nello stesso tempo ha aggiunto: “Comunque anche per me è di regola nel parlato meno controllato”. Che io tendo
ad interpretare nel senso che lui usa tale variante solo nel “parlato meno
controllato”; il che mi è stato confermato in una successiva e-mail: "Per quanto mi riguarda, mi pare di censurarla nel parlato piú controllato";
d) sul piano metalinguistico, si tratta di “una estensione alle altre
coniugazioni della forma dell'indicativo presente della prima”.
2.6. Un informante tra linguistico e metalinguistico
Un sesto informante fiorentino ha intrecciato dati
linguistici e metalinguistici per dar conto che nella nostra frase non si
tratta di un congiuntivo:
"Ti rispondo basandomi sulla mia sensibilità di
vecchio parlante".
"Un contesto come 'io che ci posso fare se lo
chiamino [= cong.] o no' non è [per me] naturale".
Ovvero: "Uso verbi di prima coniugazione, perché,
come sai, nell'uso fiorentino, anche a livello di italiano regionale, è comune
l'estensione a tutte le classi verbali della desinenza di 3pl -ano al presente indicativo".
Da cui si può dedurre che la frase se
dormano io che ci posso fare? fa parte della sua competenza nativa.
2.7. Un informante "non-anonimo"
Ma l'informante che non è possibile lasciare come i
precedenti nell'anonimato è Annalisa
Nesi, che mi ha risposto per quanto riguarda l'italiano parlato a Firenze, con
dati diversi sul piano metalinguistico, linguistico, etimologico, diatopico,
diafasico, nonché normativo.
Metalinguisticamente, "si tratta di un presente
indicativo e non di un congiuntivo. E' il noto fenomeno della III persona
plurale dei verbi della II e III coniugazione che esce in -ano per analogia con la I coniugazione: cantano, bevono, vengono > cantano, bevano, vengano".
Né mancano ess. al riguardo: "Si sente dire ad
esempio: queste mele mi piacci-ano di più di quelle; se non veng-ano, non me ne
importa".
Etimologicamente, si tratta di un uso dialettale (non
solo fiorentino) e normativamente percepito come "non corretto" nell'italiano
regionale "meno sorvegliato":
"Il fenomeno è avvertito come dialettale, o almeno come non
corretto, e appartiene, oltre che al fiorentino e ad altri dialetti toscani, all'italiano
regionale "meno sorvegliato".
Questi dati sono ricavabili da un recente saggio (a me
ignoto) da lei pubblicato: L'italiano regionale di Firenze, apparso in La piazza delle lingue. Firenze
e la lingua italiana (Firenze, 29 settembre-2 ottobre 2016), n. 8, Atti a
cura di Claudio Marazzini eAnnalisa Nesi, Firenze, Accademia della Crusca,
2019, pp. 57-70.
"Ecco cosa ho scritto di
recente", lì a p. 63, ha puntualizzato la Nesi nell'e-mail.
(i) In primo luogo accenna ad usi
antichi e rustici, diastraticamente marcati:
"Sul piano della morfologia verbale l'italiano
di Firenze, ma anche di altre parti di Toscana, rifugge da forme, insieme
antiche e rustiche (portonno, andonno) decisamente marcate verso
il basso".
(ii) Quanto al registro, si sofferma quindi sulla
nostra variante presente "in situazioni colloquiali":
"ma si ha resistenza in situazioni colloquiali
di -ano per la 3a persona plurale dell'indicativo: leggano
per leggono, scrivano per scrivono".
(iii) Storicamente la Nesi fa anche presente che il
fenomeno è stato segnalato dai puristi fin dall'inizio del '900. Si tratta
infatti di un "fenomeno citato anche da De Amicis 1905, p. 55 e
da [Fedele] Romani 1907 [Toscanismi], p. 40)".
(iv) Sul versante normativo, si sofferma sulla
auto-percezione dei parlanti e sul loro giudizio di correttezza:
"Certo che la forma pare meno avvertita e
censurata dai fiorentini, almeno a livello di dichiarazioni, infatti fra i
casi di vengano registrati dalla LinCi
nei capoluoghi toscani il numero più alto è a Firenze (5 informatori su 12). Ricordo il caso di un politico fiorentino nel cui parlare
in pubblico il fenomeno spiccava anche alle orecchie degli stessi
fiorentini.".
2.7.1. Uso deamicisiano errato perché dialettale
L'e-mail si conclude con la dichiarazione sulla
propria competenza solo passiva del fenomeno: "Io non lo uso, non mi
appartiene", probabilmente perché etimologicamente dialettale, in consonanza
con la posizione espressa ne L'idioma
gentile, di De Amicis (1905), da
lei opportunamente ricordato, che qui cito:
"Per insegnar la lingua ai tuoi fratelli
d'Italia, che ti riconoscono maestro dalla nascita, devi guardarti anche tu dai
dialettismi, non con altrettanta, ma con maggior cura degli altri; non devi
lasciarti sfuggir mai, neppure una volta (e ti sfuggono non di rado)" leggano per leggono, temano per temono (p. 55).
2.8. Un informante "informato" ma estraneo all'uso fiorentino
Un ottavo informante mi ha accuratamente informato
sulla diffusione geografica (fiorentina) del fenomeno e sulla sua spiegazione
metalinguistica ("metaplasmo"):
"Caro Salvatore, mi segnali un fenomeno che ho
costantemente nelle orecchie: il tipo 'dicano' per 'dicono' è proprio del
parlato fiorentino ed è un metaplasmo con estensione della desinenza della 1^
coniugazione alle altre"
Nel contempo
ha precisato di averne solo una competenza passiva, perché lui è di diversa
area toscana, confermando così quanto indicato da L. Giannelli nella sua
monografia dialettale sulla Toscana
(19761, 20002), ricordata nell'intervento n. 113 del 16
agosto (§ 2.8 "Dialetto aretino"):
Non fa parte
delle mie abitudini perché sono aretino e nel parlato aretino c'è il fenomeno
opposto, cioè l'estensione della desinenza della 3^ 'mangiono' per 'mangiano'."
Presentando il tutto in una
prospettiva "contrastiva", suscettibile di approfondimento:
"E' uno dei tanti segni tangibili
dell'incompatibilità degli aretini coi fiorentini. Questo come prima
informazione, ma si può approfondire e allora bisogna fare un discorso completo
sulle coniugazioni, che non si esaurisce in due parole".
2.9. Altri informanti, altre fonti
Altri potenziali informanti potrebbero ulteriormente
arricchire di particolari questo costrutto di morfologia verbale, per es. sulla
sua diffusione.
E così altri contributi scientifici sfuggitici. Al
riguardo non possiamo non segnalare nello stesso volume sull'italiano regionale
della Toscana (§ 2.7), il contributo di Paolo D'Achille Gli “errori” dei fiorentini. Lo stesso A. (non toscano) in L’italiano
e la fiorentinità, ieri e oggi, in «La Crusca per voi»,
54, 2017 - I, pp. 3-6, fa un breve accenno alla "possibile risalita di
elementi locali anche in contesti 'italiani" (p. 5, colonna I), citando
per quanto ci riguarda l'es. "leggano
per leggono" (p. 5, colonna II).
3. Qualche conclusione
Degli 8 toscanofoni che hanno risposto al mio invito,
quello che più mi ha colpito è il fiorentino (§ 2.2) nella cui competenza (attiva
e passiva) il costrutto riguardo sia al fiorentino vernacolare che al suo
italiano locale è assente: un ulteriore indizio che una varietà linguistica non
è mai geograficamente omogenea.
Delicato è il problema della norma (uso corretto/sbagliato),
diversa da parte dei parlanti con/senza auto-censura e da parte dei grammatici
secondo i diversi criteri esplicitati o meno.
Il fatto che l'informante "educato" (§ 2.1)
si autocorregga "per evitare canzonature" o che la scelta marcata del
parlante sia "di regola nel parlato meno
controllato” (§ 2.5.c), ovvero nell'italiano
regionale "meno sorvegliato" (§ 2.7), o che auto-censuri tale
variante ("Io non lo uso, non mi appartiene" (§ 2.7.1), perché
etimologicamente dialettale -- è ovviamente in tutti i casi una scelta più che
legittima.
Ma stando agli usi della giovane senese (§ 1),
dell'insegnante pisana (§ 2.3), del "politico fiorentino" (§ 2.7.iv),
stando agli "usi radicat[i] e diffus[i]" in Toscana “non solo in contesti informali” (§ 2.5), ovvero in
"situazioni colloquiali" (§ 2.7.i) -- sul piano normativo-- in
un'ottica laica, non trattandosi di usi tipici dell'italiano popolare, non si
può certamente sostenere che si tratti di usi "scorretti".
Ovvero chi usa tali varianti diatopicamente
marcate non può essere normativamente discriminato da chi opta (legittimamente)
per scelte diverse.
Sommario
1. I
trascorsi
2. Gli
informanti
2.1. Un toscanofono "educato"
2.2. Un fiorentinofono "e-gregio"
2.3. Un informante "informato sui fatti"
2.4. Un informante "discreto"
2.5. Informante sintetico
2.6. Un informante tra linguistico e metalinguistico
2.7. Un informante "non-anonimo"
2.7.1. Uso deamicisiano
errato perché dialettale
2.8. Un
informante "informato" ma estraneo all'uso fiorentino
2.9. Altri
informanti, altre fonti
3. Qualche
conclusione
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