C’era una volta, nel vasto e affascinante Regno della Grammatica, un sovrano molto speciale: il Nome. Forte e autorevole, sua maestà il Nome regnava su tutte le parole, perché senza di lui nessuna frase avrebbe avuto senso. Era il centro di ogni discorso, il pilastro su cui si costruivano pensieri, racconti e poesie. Tuttavia, nonostante il suo potere, il sovrano si sentiva spesso solo. Aveva bisogno di alleati fidati che lo aiutassero a esprimersi meglio, a raccontare chi fosse davvero. Tra i suoi più leali compagni c’erano due figure fondamentali: l’Attributo e l’Apposizione.
L’Attributo era un cavaliere coraggioso e brillante, sempre pronto a servire il re. Era un aggettivo, e per natura non si allontanava mai dal Nome. Il suo compito era nobile: arricchire il sovrano con dettagli preziosi, descrivendone le qualità, la forma, il colore, l’età o qualsiasi altra caratteristica utile. Se il Nome era “il castello”, l’Attributo poteva essere “grande”, “bianco” o “antico”. Sempre elegante e rispettoso, l’Attributo si vestiva come il Nome, indossando abiti che concordavano con lui in genere e numero. Così si poteva dire “la principessa bella” o “i cavalieri coraggiosi”, e tutti nel regno capivano subito com’era il Nome. L’Attributo rispondeva a domande quali “com’è?” o “di che tipo?”, e la sua presenza rendeva ogni frase più viva, più colorata, più interessante.
L’Apposizione, invece, era un consigliere saggio e riflessivo. Non era un aggettivo, bensì un altro nome che accompagnava il sovrano per chiarirne l’identità. Il suo ruolo era quello di spiegare chi fosse il Nome, aggiungendo titoli, professioni o descrizioni più precise. Se il Nome era “Mario”, l’Apposizione poteva essere “il postino” o “il meccanico”. A differenza dell’Attributo, l’Apposizione non si vestiva sempre come il Nome, ma lo seguiva con discrezione. Poteva camminare davanti o dietro di lui, e si poteva dire sia “il postino Mario” che “Mario, il postino”. L’Apposizione rispondeva a domande come “chi è?” o “che cos’è?”, e la sua presenza dava prestigio e chiarezza al Nome, rendendo ogni frase più precisa e comprensibile.
Nel Regno della Grammatica, tutti sapevano riconoscerli. L’Attributo era facile da individuare: bastava trovare un aggettivo che descrivesse una qualità del Nome. Per esempio, nella frase “Il maestro gentile”, “gentile” era l’Attributo che rendeva il maestro più definito. L’Apposizione, invece, si riconosceva quando un nome stava accanto a un altro nome per spiegarlo meglio. Come in “L’ingegnere Rossi”, dove “l’ingegnere” era l’Apposizione che identificava Rossi.
Così, il re Nome non si sentiva mai solo. Con l’Attributo al suo fianco, diventava più vivido e affascinante. Con l’Apposizione, più autorevole e chiaro. Insieme, formavano frasi armoniose, ricche di significato e bellezza.
E vissero per sempre, uniti, nelle pagine dei libri, nei pensieri degli scrittori e nel cuore di chi amava le parole e il bel parlare.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Perché alcuni passeggeri delle crociere indossano un anello nero?
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Il verbo appropriato non è indossare, anche se di uso corrente, ma calzare. Si veda qui.
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San Agostino: La Vita e l'Eredità del Santo del 28 Agosto
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Sarebbe bene che i “massinformisti” (giornalisti) ripassassero (studiassero?) la grammatica della lingua italiana. L’aggettivo ‘santo’ si tronca in ‘san’ solo davanti a nomi che cominciano con una consonante (che non sia “S impura” o preconsonantica): san Francesco, ma santo Stanislao. Davanti a vocale si elide (si apostrofa): sant’Andrea, sant’Anna. Correttamente, quindi, sant’Agostino.
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Una lettera che profuma di grammatica e gratitudine
Ogni tanto, tra una regola e un refuso, arriva una voce che ti ricorda perché fai quello che fai. Questa lettera mi è stata inviata da un lettore attento, appassionato, uno di quei “custodi delle parole” che non si accontentano di parlare: vogliono capire, scegliere, migliorare. Le sue parole mi hanno colpito per la sincerità, la cura e l’amore che trasmettono verso la lingua e verso il progetto dello SciacquaLingua. Con il suo permesso, la condivido con voi. Perché è bello sapere che, da questa parte dello schermo, ci sono persone che sentono la lingua come una compagna di viaggio. E che vedono in questo spazio non solo un canale, ma un alleato.
Cari custodi delle parole,
scrivo a voi, amanti della lingua, che trovate bellezza nella precisione di una frase, che sentite la musica nella cadenza di un discorso ben costruito e che difendete con passione le sfumature e le insidie della nostra lingua. Se siete alla costante ricerca di una guida, di un compagno di viaggio che vi aiuti a navigare tra le onde e gli scogli del linguaggio, voglio parlarvi dello SciacquaLingua.
Non è solo un semplice canale di divulgazione linguistica; è un vero e proprio atto d'amore verso la nostra lingua. Le sue ragioni sono diverse e profondamente radicate nella pratica quotidiana:
Chiarezza e semplicità: Lo SciacquaLingua ha il dono di rendere semplici anche i concetti più complessi. Non si perde in tecnicismi inutili, ma va dritto al punto, spiegando in modo chiaro e accessibile regole, dubbi e curiosità che spesso ci fanno esitare quando scriviamo o parliamo. È un faro nella nebbia di un linguaggio che, a volte, può sembrare contorto.
Approccio pratico: La teoria è importante, ma Lo SciacquaLingua la cala nella vita di tutti i giorni. I suoi consigli non sono aridi esercizi di grammatica, ma risposte concrete a quesiti che tutti ci siamo posti almeno una volta. Dalle sottili differenze tra due sinonimi all'uso corretto dei verbi, l'approccio è sempre orientato all'utilità pratica.
Passione contagiosa: L'entusiasmo con cui vengono affrontati gli argomenti è palpabile. Quando si percepisce l'amore per ciò che si fa, l'apprendimento diventa un piacere. Lo SciacquaLingua non si limita a spiegare, ma ispira e stimola il desiderio di migliorare e di esplorare nuove sfaccettature della lingua.
Se Lo SciacquaLingua fosse una persona, vi direbbe che non è un professore severo, ma un amico fidato che vi aiuta a evitare i refusi, a usare il congiuntivo nel modo giusto e a scegliere la parola perfetta per ogni occasione. È una risorsa preziosa per chiunque voglia parlare e scrivere con maggiore consapevolezza e sicurezza.
Vi invito a dargli una chance. Sono convinto che non ve ne pentirete e che, come me, troverete in Lo SciacquaLingua un alleato fondamentale nel vostro percorso di amanti della lingua.
Con sincero affetto linguistico,
Un vostro pari
(Edoardo Sfidante)

1 commento:
Gentile Fausto, evidenzierei un errore ulteriore nella frase “ San Agostino: La Vita e l'Eredità del Santo del 28 Agosto”. Ci sono ben quattro maiuscole sbagliate. Praticamente tutte, Santo escluso. (Da ateo poi, trovo sbagliata anche quest’ultima. Abbracci!)
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