martedì 5 agosto 2025

Spesa e parola: un servizio di umanità condiviso

 

C’era una volta, in un tranquillo quartiere di città, una signora, Adele, ‘orboconiugale’ (vedova) da molti anni, con l’andatura lenta e il cuore ancora vivace. Tutti i martedì guardava con malinconia la sua lista della spesa: il latte, la frutta fresca, un pacchetto di biscotti al cioccolato… e sospirava. Andare al mercato, per lei, era diventato difficile, non per pigrizia, ma per le gambe stanche e le mani tremanti.

Un giorno, in quella stessa via, arrivò un giovane, Leo; non portava con sé valigie né curriculum, ma un sorriso pulito e un cestino vuoto. Non era un volontario, non era un badante. Diceva semplicemente: “Sono uno spesìsta. Porto la spesa, ma anche il tempo, la parola, la compagnia.”

Il termine “spesìsta”, spiegava il giovane, nasce dall’italiano spesa, che deriva dal latino expensa, cioè “costo” o “esborso” (ma nel suo caso, la spesa è un gesto di aiuto quotidiano, non monetario). A questa radice si aggiunge il suffisso -ista, che in italiano indica chi esercita un’attività o una professione (come “barista”, “florista”, “pianista”). Così spesìsta significa “colui che fa la spesa per altri”, ma anche “colui che si prende cura degli altri con piccoli gesti”.

Ben presto, Leo cominciò a fare piccole commissioni per Adele: non solo comprava ciò che lei desiderava, ma ascoltava le storie del marito ferroviere, delle marmellate fatte in casa, di quando la città era tutta tram e carbonella. In poco tempo, il suo nome si sparse per il quartiere: la signora Giuditta lo chiamava “il ragazzo delle arance perfette”, il signor Franco lo salutava come “il portatore di chiacchiere fresche”.

Un giorno, un funzionario comunale lo vide aiutare tre anziani con le borse della spesa e gli chiese: “Ma lei… che professione esercita?” Leo, sorridendo, rispose: “Sono uno spesìsta. Un mestiere semplice: riempio carrelli vuoti e giornate solitarie.”

Il funzionario rimase colpito e affascinato. In un’epoca di sigle e contratti, quel mestiere senza nome ma pieno di umanità aveva un valore che non si poteva misurare. Da quel giorno, il Municipio creò un progetto sperimentale: Spesisti di Quartiere. Leo ne divenne il primo, l’originale, il modello vivente. E Adele, fiera, raccontava a tutti che il vero tesoro della vita è chi sa portarti la spesa con un sorriso e restare per il tè. Chissà, un domani ‘spesista’ potrebbe assurgere agli onori dei vocabolari.

Spesìsta s.m. e f. [dal lat. expensa "spesa" con suffisso professionale "-ista"] - Persona che si occupa di fare la spesa per altri, offrendo al contempo compagnia, ascolto e piccoli gesti di cura quotidiana. In contesto urbano e comunitario, lo spesìsta opera spesso in modo informale, come figura solidale, ponte tra generazioni, e promotore di relazioni di vicinato. Osvaldo è il nostro spesìsta di quartiere: porta la spesa con un sorriso e resta per una chiacchierata. Sinonimi: assistente di comunità, volontario urbano (parziale). Contrari: individualista, indifferente (in senso socio-emotivo). Spesismo s.m. [der. di spesìsta col suffisso astratto -ismo- Corrente di pensiero e pratica sociale che valorizza l’atto del fare la spesa per conto altrui come gesto di solidarietà, cura e costruzione di legami comunitari.



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