lunedì 18 agosto 2025

Dal lessema al sintagma: viaggio nel DNA della lingua

 


Capire una lingua, la nostra in particolare, non significa solo conoscere le parole, ma anche saperle “decifrare” nei loro meccanismi più profondi. Tre concetti fondamentali ci aiutano in questo viaggio: lessema, lemma e sintagma. Spesso confusi tra loro, sono in realtà strumenti essenziali per comprendere come funziona il linguaggio e come le parole si organizzano/ino per dare forma al pensiero.

Il lessema è l’unità di base del lessico di una lingua. Si pensi a un lessema come a un “pacchetto” di significato, un concetto astratto che racchiude l’idea di una parola, indipendentemente dalle sue variazioni grammaticali. Mangiare, per esempio, è un lessema che esprime il concetto di nutrirsi. Anche casa, veloce, andare sono lessemi: ciascuno rappresenta un significato autonomo e stabile, che può essere declinato in diverse forme senza perdere la propria identità. Il lessema, quindi, è come un seme da cui germogliano tutte le forme flessive di una parola.

Il lemma, invece, è la forma convenzionale con cui un lessema viene rappresentato nei vocabolari. È la “voce principale” sotto la quale si raccolgono tutte le varianti di una parola. Per i verbi, il lemma è quasi sempre l’infinito (mangiare, dormire, essere); per i sostantivi e gli aggettivi, è la forma singolare maschile (gatto, bello, libro). Se pensiamo alle forme mangiato, mangiavo, mangerò, tutte si riconducono al lemma mangiare. In questo modo, il lemma diventa uno strumento di organizzazione e consultazione, utile per raggruppare le diverse manifestazioni di un lessema sotto un’unica etichetta. In parole terra, terra – come usa dire – il lessema è il concetto astratto, il significato profondo; il lemma è la sua forma standardizzata, quella che troviamo nei comuni dizionari.

Ma le parole, da sole, non sono sufficienti a/per costruire il senso. È qui che entra in gioco il sintagma, che sposta l’attenzione dalla singola parola sulla struttura della frase. Un sintagma è un’unità grammaticale composta da una o più parole che funzionano come un unico blocco. Immaginiamo i sintagmi come i “mattoni” con cui si costruiscono le frasi: ciascun blocco ha una funzione specifica e si combina con gli altri per creare un significato.

Prendiamo, per esempio, la frase il gatto nero dorme sul divano. Qui possiamo individuare diversi sintagmi: il gatto nero è un sintagma nominale, dove gatto è la testa e il e nero sono gli elementi che lo determinano; dorme è un sintagma verbale, composto da un solo verbo che esprime l’azione; sul divano è un sintagma preposizionale, guidato dalla preposizione su e che include il sintagma nominale il divano. Ogni sintagma ha una struttura interna e una funzione nella frase, e la loro combinazione permette di articolare pensieri complessi.

Un altro esempio: Il bambino corre velocemente nel parco, Il bambino è un sintagma nominale, corre velocemente è un sintagma verbale arricchito con un avverbio, e nel parco è un sintagma preposizionale. Questi blocchi si incastrano come tessere di un mosaico, ciascuna con un ruolo preciso, per costruire il significato complessivo della frase.

Comprendere, dunque, lemma, lessema e sintagma significa entrare nel laboratorio della lingua, dove le parole non sono semplici etichette, ma strumenti vivi che costruiscono il pensiero e la comunicazione. È come osservare il funzionamento di un’orchestra: il lessema è la melodia, il lemma è lo spartito, e il sintagma è l’insieme degli strumenti che suonano in armonia. Solo conoscendo questi elementi possiamo davvero apprezzare la ricchezza e la complessità del linguaggio umano. Concludiamo con una curiosità. Il testo, vale a dire il contenuto di un manoscritto o di uno stampato, è il latino "textus", participio passato di "texere" (tessere) che significa 'tessuto'. Ogni frase che scriviamo è come un intreccio di fili (lessema, lemma, sintagma) da tessere per formare il testo (il tessuto), dando vita al nostro pensiero.
















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