Capire una lingua, la nostra in particolare, non significa solo conoscere le parole, ma anche saperle “decifrare” nei loro meccanismi più profondi. Tre concetti fondamentali ci aiutano in questo viaggio: lessema, lemma e sintagma. Spesso confusi tra loro, sono in realtà strumenti essenziali per comprendere come funziona il linguaggio e come le parole si organizzano/ino per dare forma al pensiero.
Il lessema è l’unità di base del lessico di una lingua. Si pensi a un lessema come a un “pacchetto” di significato, un concetto astratto che racchiude l’idea di una parola, indipendentemente dalle sue variazioni grammaticali. Mangiare, per esempio, è un lessema che esprime il concetto di nutrirsi. Anche casa, veloce, andare sono lessemi: ciascuno rappresenta un significato autonomo e stabile, che può essere declinato in diverse forme senza perdere la propria identità. Il lessema, quindi, è come un seme da cui germogliano tutte le forme flessive di una parola.
Il lemma, invece, è la forma convenzionale con cui un lessema viene rappresentato nei vocabolari. È la “voce principale” sotto la quale si raccolgono tutte le varianti di una parola. Per i verbi, il lemma è quasi sempre l’infinito (mangiare, dormire, essere); per i sostantivi e gli aggettivi, è la forma singolare maschile (gatto, bello, libro). Se pensiamo alle forme mangiato, mangiavo, mangerò, tutte si riconducono al lemma mangiare. In questo modo, il lemma diventa uno strumento di organizzazione e consultazione, utile per raggruppare le diverse manifestazioni di un lessema sotto un’unica etichetta. In parole terra, terra – come usa dire – il lessema è il concetto astratto, il significato profondo; il lemma è la sua forma standardizzata, quella che troviamo nei comuni dizionari.
Ma le parole, da sole, non sono sufficienti a/per costruire il senso. È qui che entra in gioco il sintagma, che sposta l’attenzione dalla singola parola sulla struttura della frase. Un sintagma è un’unità grammaticale composta da una o più parole che funzionano come un unico blocco. Immaginiamo i sintagmi come i “mattoni” con cui si costruiscono le frasi: ciascun blocco ha una funzione specifica e si combina con gli altri per creare un significato.
Prendiamo, per esempio, la frase il gatto nero dorme sul divano. Qui possiamo individuare diversi sintagmi: il gatto nero è un sintagma nominale, dove gatto è la testa e il e nero sono gli elementi che lo determinano; dorme è un sintagma verbale, composto da un solo verbo che esprime l’azione; sul divano è un sintagma preposizionale, guidato dalla preposizione su e che include il sintagma nominale il divano. Ogni sintagma ha una struttura interna e una funzione nella frase, e la loro combinazione permette di articolare pensieri complessi.
Un altro esempio: Il bambino corre velocemente nel parco, Il bambino è un sintagma nominale, corre velocemente è un sintagma verbale arricchito con un avverbio, e nel parco è un sintagma preposizionale. Questi blocchi si incastrano come tessere di un mosaico, ciascuna con un ruolo preciso, per costruire il significato complessivo della frase.
Comprendere, dunque, lemma, lessema e sintagma significa entrare nel laboratorio della lingua, dove le parole non sono semplici etichette, ma strumenti vivi che costruiscono il pensiero e la comunicazione. È come osservare il funzionamento di un’orchestra: il lessema è la melodia, il lemma è lo spartito, e il sintagma è l’insieme degli strumenti che suonano in armonia. Solo conoscendo questi elementi possiamo davvero apprezzare la ricchezza e la complessità del linguaggio umano. Concludiamo con una curiosità. Il testo, vale a dire il contenuto di un manoscritto o di uno stampato, è il latino "textus", participio passato di "texere" (tessere) che significa 'tessuto'. Ogni frase che scriviamo è come un intreccio di fili (lessema, lemma, sintagma) da tessere per formare il testo (il tessuto), dando vita al nostro pensiero.

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