C’era una volta, nel vivace e ordinato Regno della Grammatica, un personaggio instancabile e pieno di energia: il Verbo. Non era un sovrano come il Nome, né un consigliere come l’Apposizione. Il Verbo era il cuore del regno, il motore che faceva muovere ogni frase, ogni pensiero, ogni racconto.
Senza di lui, tutto restava immobile. I nomi si guardavano gli uni gli altri, gli aggettivi si stiracchiavano annoiati, e le preposizioni vagavano senza meta. Ma quando il Verbo entrava in scena, tutto prendeva vita.
Il Verbo era un viaggiatore instancabile, capace di trasformarsi in mille modi. A volte era forte e deciso, come “corre”, “salta”, “grida”. Altre volte era gentile e riflessivo, come “pensa”, “sogna”, “ama”. E poi c’erano i giorni in cui si faceva piccolo e discreto, come “è”, “ha”, “sta”, ma anche allora, il suo potere era immenso.
Nel regno, tutti sapevano che il Verbo aveva tre grandi poteri: poteva viaggiare nel tempo, parlando del passato, del presente e del futuro. Bastava un piccolo cambiamento, e “gioca” diventava “giocava” o “giocherà”. Era come un mago che piegava il tempo a suo piacimento.
Sapeva anche parlare in tanti modi: con certezza, con possibilità, con desiderio o con comando. Ogni modo aveva il suo tono, il suo stile, la sua magia.
Infine, il Verbo non parlava da solo: si adattava a chi lo usava. Diceva “io canto”, “tu canti”, “noi cantiamo”. Era un vero camaleonte, sempre pronto a cambiare forma per accompagnare chi parlava.
Un giorno, il Verbo si sentì stanco. “Sono sempre io a fare tutto,” sospirò. “Senza di me, nessuno si muove, nessuno agisce, nessuno sente.” Ma proprio allora arrivarono il Nome, l’Aggettivo, l’Avverbio e persino la Preposizione e tutti insieme gli dissero:
“Tu sei il battito della frase, il respiro del pensiero. Senza di te, siamo solo statue di parole. Tu ci fai vivere.”
Il Verbo sorrise, si raddrizzò, e riprese a correre, saltare, pensare, amare, sognare… perché sapeva che ogni frase nasce dal suo passo, e che nel Regno della Grammatica, lui era l’azione, il movimento, la vita.
E così, il Verbo continuò a viaggiare tra le pagine, le bocche e le menti, portando con sé il ritmo della lingua, e visse per sempre… coniugato in tutte le sue forme.
---
Chi sa coniugare, sa raccontare.
Dove il verbo tace, il pensiero dorme.

Nessun commento:
Posta un commento