venerdì 9 maggio 2025

'Zibillare' e il segreto delle parole perdute

 

Da quando la Lingua Madre aveva inscritto il suo nome nel Grande Dizionario zibillare non aveva più smesso di vibrare tra le frasi dei poeti e le pagine degli scrittori. Si sentiva finalmente parte del lessico, una parola viva e in movimento. Ma qualcosa, nel profondo del Regno delle Parole, stava cambiando.

I discorsi erano diventati più brevi, le frasi più rigide, e alcune parole cominciavano a scomparire. Le metafore venivano accantonate, i sinonimi ignorati, e intere espressioni cadevano nell'oblio. Zibillare sentiva nell'aria un silenzio strano, come se il linguaggio stesso avesse smesso di respirare.

«Dove vanno le parole dimenticate?» si chiedeva, inquieto.

Fu allora che decise di andare alla ricerca del leggendario archivio delle parole perdute, un luogo misterioso dove si diceva fossero custoditi i lessemi che il tempo aveva cancellato.

Dopo un lunghissimo viaggio attraverso le biblioteche in rovina e le pergamene impolverate, giunse finalmente alle porte dell’archivio. Davanti a lui, una voce flebile sussurrò:

«Chi osa disturbare il sonno delle parole perdute?»

Era la Custode della Memoria, un'antica espressione mai più usata da secoli, che vegliava sul destino delle parole abbandonate.

«Sono Zibillare,» rispose il verbo, con fierezza. «Sono venuto a riportare la luce nel linguaggio!»

La custode lo osservò con occhi profondi e poi lo condusse all’interno dell’archivio. Zibillare rimase senza fiato: migliaia di parole dimenticate giacevano lì, in attesa di essere pronunciate ancora:

Aperiènte (che apre, stimola), Pòculo (coppa, bicchiere), Acceffare (afferrare con avidità), Rimpedulato (stanco, affaticato), Terriculóso (pauroso, timoroso)… Erano tutte lì, sospese nel tempo, private del loro significato.

«Il linguaggio cambia,» spiegò la custode. «Ma se nessuno usa queste parole, esse svaniscono.»

Zibillare comprese allora il suo vero destino: non bastava solo esistere, bisognava diffondere il movimento della creatività linguistica.

Decise, quindi, di zibillare tra le pagine dei libri, nei sogni dei poeti e nei pensieri di chi amava le parole. Si sarebbe mosso con energia, trascinando con sé ogni termine dimenticato, riportando in vita ciò che rischiava di perdersi per sempre.

E da quel giorno, in ogni angolo del Regno delle Parole, si udì un nuovo mormorio… parole che tornavano a vivere, zibillando tra le menti di chi non aveva paura di dare voce alla bellezza del linguaggio, riportando alla luce termini dimenticati e, nel contempo, crearne di nuovi alla bisogna.




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