Nel Regno dei Paraculandi, tra i vicoli tortuosi della grammatica italiana, c’era una locanda famosa, L’Osteria del Giro di Parole, dove i verbi più abili si riunivano per affinare le loro strategie. Ogni sera, Evaporare, l'oste, serviva frasi che si dissolvevano senza lasciare traccia, mentre Decantare, il poeta, recitava versi che esaltavano la bellezza del non detto.
In un angolo, Ambiguare, il filosofo del regno, rifletteva sulle infinite possibilità di una frase sospesa, senza conferme né smentite. E mentre Rinviare prometteva di rispondere "in un secondo momento", Divagare prendeva la parola e iniziava un discorso che nessuno sapeva dove sarebbe finito.
Ma in quella notte particolare, nel silenzio che avvolgeva il regno, il giovane verbo Dichiarare fece il suo ingresso nell’osteria. Si schiarì la voce e, senza paura, esclamò:
"Basta! Il popolo merita parole chiare!"
La locanda tremò. I bicchieri tintinnarono. Per la prima volta, nel Regno dei Paraculandi, qualcuno aveva avuto il coraggio di dire le cose come stavano.
Fu allora che Ambiguare, sorseggiando lentamente il suo vino, si sporse in avanti e disse:
Attenzione, giovane amico, perché le parole sono creature astute. Esiste una razza particolare, i verbi paraculare, che vivono nell'ombra del linguaggio e sfuggono alle responsabilità comunicative con straordinaria eleganza.
Dichiarare si fece pensieroso.
Verbi paraculare? chiese.
Sì, proseguì Ambiguare, prendono il loro nome dal verbo paraculare, nato dall’arte di schivare, proteggere, evitare. 'para-', come difesa. 'culo', come furbizia. Da tempo immemorabile questi verbi popolano i discorsi di politici, burocrati e chiunque voglia dire molto senza dire nulla.
Dichiarare scosse il capo: questo deve finire. Le parole devono servire a comunicare, non a confondere!
Fu in quel momento che dalla locanda si levò un brusio inquieto. Rinviare si defilò sussurrando ne riparleremo più tardi, mentre Divagare iniziò un discorso sulla bellezza della retorica senza mai giungere a un punto. Evaporare fece svanire il proprio bicchiere nel nulla, e Decantare iniziò a tessere le lodi dell’ambiguità poetica.
Ma qualcosa era cambiato.
Nel regno lontano delle parole sfuggenti, i verbi iniziarono a guardarsi attorno con sospetto, o almeno, a scegliere con più cura quando parlare chiaro e quando svicolare via.
E così, da quel giorno, alcuni studiosi della lingua accolsero il lessema paraculare, non attestato, però, nei testi di grammatica (si trova in alcune pubblicazioni) e adoperato da chi cerca di fare chiarezza in un mondo di parole sfuggenti.

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