Svezia, per la prima
volta più preti donne che uomini
Questo titolo di un giornale ci ha fatto riflettere sul femminile di prete.
Il Treccani e il GDU (De Mauro)
lemmatizzano pretessa. Ma il suffisso
"-essa" molto spesso ha "valore" spregiativo o ironico.
Perché non lasciare il lemma prete
(maschile) facendolo precedere dall'articolo femminile? Non diciamo la giudice,
la preside, la presidente, la vigile? La prete suona male? Basta farci
l'orecchio. Abituiamoci, dunque, a dire e a scrivere "la prete Susanna
Pinocchina" e "le preti Filomena Bastianini e Teresa Scacciavite sono
state trasferite in un'altra comunità". "Sapere.it" (De
Agostini) ci dà una mano: «Il nome prete, secondo le normali regole
della lingua italiana, è maschile o femminile secondo se si riferisce a uomo o
a donna: il prete, la prete. Alcuni però preferiscono utilizzare
questo nome al maschile anche per una donna. Si tratta di una scelta che non ha
basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso,
qualche problema per le concordanze».
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