Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo
Vi
sono zone in Italia, soprattutto nel Sud della penisola, dove nei mezzi
pubblici di trasporto pochi pagano il biglietto (“ticket” diremmo noi,
espatriati italiani in Canada). Nell’improbabile ipotesi che il fantomatico
controllore per una volta si manifestasse e che volesse far pagare il biglietto
a quelli che viaggiano a sbafo, il suo gesto susciterebbe un immediato grido di
riprovazione tra i numerosi “portoghesi”. Se
per esprimere la stessa idea, voi che venite dal Nord America, userete la
parola “ticket” al posto di “biglietto”, e direte: “Voi in
Italia dovreste far pagare a tutti il ticket!” vi salteranno letteralmente
addosso tutti, perché per tutti, nella penisola, “ticket” significa “ticket
moderatore” ossia la “Quota che si deve corrispondere per usufruire di
un determinato servizio pubblico.” (Zingarelli 2011).
E il
popolo della penisola – noi lo sappiamo – è in maggioranza contro qualsivoglia “ticket”.
Ancora
una volta, quindi, abbiamo l’esempio di una parola “inglese”, facente
ormai parte del vocabolario italiano, che confonde le idee ad Americani ed
Inglesi, perché questi ultimi danno a ticket un significato che non corrisponde
a quello invalso nella parlata anglo-italiana degli abitanti del Belpaese.
A
dire il vero anche i Francesi usano la parola ticket, ma quando si riferiscono
al ticket moderatore è imperativo per loro, per farsi capire, ricorrere
all’espressione “ticket modérateur”. Gli
Italiani, invece, non si perdono in tante quisquilie. Per loro la parola “ticket”
non ha nulla a che vedere né con il biglietto d’autobus né con quello della
metropolitana.
Nessun commento:
Posta un commento