di Salvatore Claudio Sgroi
1. L'evento (trascorso)
Più di un amico, avendo
letto il nostro intervento di sabato 25
luglio su "L'Accademia della Crusca e il genere del Covid" che
affrontava il problema posto dal presidente della Crusca, Claudio Marazzini,
nel "Tema" del mese di mercoledì
22, mi ha fatto notare che in precedenza la Crusca, nella rubrica della
"Consulenza Linguistica" coordinata da un altro accademico, Paolo D'Achille,
aveva pubblicato il 3 luglio una
articolata risposta, documentata anche bibliograficamente, affidata alla
dott.ssa Sara Giovine, intitolata Il
COVID-19 o la COVID-19?, per rispondere alla domanda di "Moltissimi lettori" che avevano scritto
"per sapere se sia più corretto attribuire all’acronimo COVID-19 il genere maschile o femminile"; e "quale
sia la corretta grafia del termine (tutto maiuscolo, tutto minuscolo o con la
sola iniziale maiuscola)".
2. Polifonia della Crusca
Trattandosi di una risposta con un'analisi un pò diversa da quella del Tema
del mese del presidente Claudio Marazzini, può essere interessante tentare un
confronto, per coglierne -- dal nostro punto di vista -- differenze e
somiglianze, le prime essendo anche indizio di una varietà di posizioni
teoriche e normative all'interno
dell'Accademia.
2.1.
"Tracciamento" di il/la Covid
Il tratto più rilevante
della agguerrita risposta della Giovine riguarda la descrizione analitica, esemplare, della diffusione
dei due generi. Si direbbe un "contact tracing", un tracciamento non comune,
della coppia il/la covid in rete e nei media, negli archivi del
"Corriere.it", de “la
Repubblica”, nei testi dei decreti legge e dei provvedimenti ufficiali
emanati dal governo, nei comunicati stampa del Ministero della Salute,
ecc.. Un solo es. "La trasmissione del COVID-19. Documento della Commissione Covid-19
dell’Accademia Nazionale dei Lincei, 1/5/2020".
L’uso del maschile è subito apparso
"largamente maggioritario" fin dai "primi mesi di circolazione
della parola". Ed ha
"ormai quasi del tutto soppiantato
il femminile".
Il
"femminile sembra tenere
maggiormente, almeno per il momento, -- puntualizza la Giovine -- nelle pubblicazioni
di carattere scientifico e nei documenti e nei testi (anche divulgativi)
redatti da medici e scienziati". E tuttavia il maschile è affiorato
"soprattutto nelle interviste".
2.2. “Google
Trends” e maggioranza del masch. il Covid
Grazie
a “Google Trends”, rilevato con la complicità del dr. Luca Passani
(informatico), il genere masch.
della forma abbreviata e più comune “il covid” è costantemente maggioritario
rispetto al femm. “la covid”
nell’arco degli ultimi tre mesi (dal 27 aprile), con frequenza superiore oscillante
tra il 100% e il 50%:
https://trends.google.it/trends/explore?date=today%203-m&geo=IT&q=%22il%20covid%22,%22la%20covid%222. 3. Risalita della china verso il femm. etimologico?
Dinanzi al masch. il covid la Giovine dopo un simile "tracciamento" non si
fa illusione (a differenza di Marazzini e dell'Académie française) su una
possibile risalita della china di covid
verso il femminile: "risulta
ormai poco plausibile una possibile inversione di tendenza a favore del
femminile: il radicamento nella lingua corrente del maschile è infatti ormai
tale che anche un’eventuale raccomandazione a favore del femminile da parte dei
linguisti sortirebbe probabilmente scarso effetto".
3.
Regola-1 semantico-etimologica di la Covid
Come in
Marazzini, la Giovine ricorda la [Regola-1] semantico-etimologica, ovvero
l'etimo inglese della sigla "Co[rona]Vi[rus]D[isease= it. 'malattia']" col traducente it. femm. 'malattia'
alla base del femminile la covid, con
rinvio bibliografico a due noti saggi della Thornton (2003) sulla
"assegnazione del genere" nel caso degli stranierismi. Una regola,
peraltro, pur non priva di eccezioni (ricorda la Giovine) come l'es. A[cquired]I[mmuno]D[eficiency]S[yndrome
= 'sindrome'] "sindrome da immunodeficienza acquisita", prima
s.f. ma ormai s.m.; e-mail 'posta' e
'messaggio' con genere ancora oscillante s.m. o s.f.; il party ('festa' ma non *la
party).
4.
Regola-2 fonologica
Anticipiamo al riguardo, a fronte della
Regola-1 storico-etimologica, la Regola-2 fonologica per la sigla AIDS s.m. perché strutturalmente voce
(percepita anche come lessema semplice) terminante in consonante, e in italiano
l'85,3% delle parole in consonante sono di genere
maschile; il masch. essendo in it. anche genere maggioritario e non-marcato
rispetto al femm.
E non diversamente il s.m e-mail.
Nel De Mauro, ricco di
130mila lessemi,
su 73.644 sostantivi, i MASCH. sono
38.628 = 52,4%; -- i FEMM.: 31.112 = 42,2%; -- i
termini di genere "oscillante" (masch. e/o femm.): 3.904 = 5,3%.
Quanto al party 'ricevimento, festa' (e non *la party), si può spiegare anche per garantire l'opposizione
semantica tra i party e le parti.
5.
Regola-3a neopuristica "confusione", ecc.
Dinanzi al masch. dominante la Giovine
si chiede anche "le ragioni del mancato allineamento" etimologico,
che identifica -- neopuristicamente (come Marazzini) -- nella "confusione", nel
"fraintendimento", nell'"impiego improprio", nell'"uso
improprio", nella "erronea interpretazione" della sigla covid-19 col valore di 'coronavirus'
anziché col significato etimologico di 'malattia', che andava invece distinto,
secondo il suggerimento dell'OMS, da SARS-CoV-2 [= Severe Acute Respiratory Syndrome CoronaVirus 2] ‘coronavirus 2 della sindrome
respiratoria acuta grave’, ovvero '(corona)virus' o agente patogeno della
attuale pandemia.
5.1.
Regola-3b dell'uso "antonomastico"
Accanto alle etichette neopuristiche
'confusione' ecc. la Giovine fa una volta ricorso, più pertinente, a un termine
della retorica, ovvero al "modo antonomastico" di adoperare covid-19 nella duplice accezione di
'malattia' e 'virus', là dove l'Académie aveva invocato la
"métonimie" e Marazzini aveva parlato di "trascinamento"
del s.m. virus.
6.
Confusione o Polisemia?
La mancata distinzione concettuale tra 'malattia'
e 'virus', messa in correlazione col genere grammaticale, è costantemente
presentata -- neopuristicamente -- come "confusione" dalla Giovine, in
continuità con Marazzini, anche, come vedremo (§ 10), nella ricca analisi del genere
in lingue quali il catalano, lo spagnolo, il francese, il galego, quando si
tratta invece di un banale principio di economia linguistica attraverso la
"polisemia", che è un universale linguistico.
Un altro collega aveva difeso a spada
tratta la necessità di tale opposizione morfo-concettuale:
"persino alcuni politici importanti hanno confuso in questo modo. La
confusione è gravissima, combattere approssimazioni del genere è secondo me un
dovere civico, più che una forma di purismo".
"La “confusione” a cui tu ti aggrappi, --
avevo contestato -- però, in concreto non mi sembra che si verifichi nella
comunicazione reale. Ovvero il parlante non sempre sente il bisogno di
esplicitare i due significati. Il parlante se vuole (quando vuole) può
lessicalizzare i due significati [come ha fatto l'OMS, ricordato ora anche
dalla Giovine] e credo che l’opposizione lessicale più semplice (ahimè, ancora
non l’ho detto) è “Coronavirus VS Covid”. Il Sars-Cov-2 è una sigla infernale! anche per me difficile da
memorizzare. Mi viene da dire “Sars-covid-2”!
6.1.
L'OED e l'ingl. Covid-19 polisemico "informal"
La Giovine cita per l'inglese, lingua
com'è noto priva di opposizione morfologica "masch. vs femm.", l'Oxf. Engl. Dict.
a proposito di Covid-19,
semanticamente polisemico ('malattia' e 'virus'), ma condizionata dal suo
neo-purismo, interpreta come uso "improprio" quello che in realtà è
nell'OED indicato come un uso
"informal":
"un uso
improprio attestato del resto anche in inglese (come segnalato dall’Oxford
English Dictionary, che registra l’uso del sostantivo Covid-19 anche come “an informal name for the coronavirus which
causes this illness” [‘un nome informale per il coronavirus che causa
tale malattia’])".
7.
Regola-2 fonologica delle parole terminanti in consonante
Come Marazzini, neppure la Giovine (né
nei successivi interventi relativi allo spagnolo, al catalano, al francese, al
galego) prende in esame il su ricordato (§ 4) criterio fonologico [Regola-2],
sincronico, strutturale delle parole terminanti in consonante.
In italiano l'85,3%
delle parole in consonante sono di genere maschile; il masch. essendo in it.
anche genere maggioritario e non-marcato
rispetto al femm. Cfr. supra (§ 4) i dati rilevabili nel De Mauro.
7.1.
Il maschile genere "non-marcato"
Alcuni colleghi hanno fatto riferimento,
con diversa argomentazione, alla nozione di "maschile genere
non-marcato".
Un
collega ha fatto un "outing grammaticale": "Personalmente
dico il covid, un uso quasi subito diventato maggioritario,
come documenta bene Sara Giovine in un articolo cruscante, che certamente
conoscerai".
Dall'altro
ha invocato "il maschile non marcato": "Penso che in casi del
genere, la questione sia decisa dalle proporzioni dell'uso maggioritario
e dal carattere "non marcato" del maschile per gli acronimi".
Con la mia risposta di conferma del suo
richiamo per "Il carattere “non marcato” che è spesso invocato in tanti
casi".
Un secondo collega ha così reagito:
"Mi meraviglia come nessuno di voi
due [Marazzini ed io] abbia invocato la tendenza degli utenti italiani (regola
inconscia? frequenza d'uso? consuetudine?) a preferire il maschile come
genere (non marcato) dei forestierismi, anche in barba al genere
soggiacente dell'ipotetica forma corrispettiva in italiano: il finesettimana, il gag ecc. ecc. (con qualche eccezione, d'accordo)".
Cui è seguita la mia risposta:
"Il masch. come genere non marcato d’accordo, ma vale per tutte le
parole italiane e non, credo. La regola fonol. delle parole termin. in conson.
(e quindi tendenz. anche degli stranierismi) [...] a me sembra invece
prioritaria".
E infine il suo commento con rinvio a
future ricerche:
"Sicuramente la regola
della consonante finale è vicina alla 'regola' non regola del maschile
tendenziale dei forestierismi (stante il fatto che la gran parte dei
forestierismi finisce per consonante). Non so quanto la seconda stia sotto la
prima, dovrei rifletterci di più e confrontare corpora".
8.
Norma: Uso "non scorretto", sebbene (!)...
Dinanzi al masch. il covid, e all'uso dilagante a tutti i livelli, ovvero
dinanzi all'uso di parlanti colti e di usi anche ufficiali (su indicati § 2.1),
la Giovine non può che dichiararsi per l'uso "corretto" del maschile,
anzi per l'uso "non scorretto",
senza "nostalgie" per il femminile, senza cioè dichiarare (come fanno
Marazzini e l'Académie française) una "preferenza" soggettiva per il
femm. Ma la formulazione di uso "non scorretto" è direi 'inquinata'
dall'ossessione neopuristica -- presente in tutto l'intervento -- di uso
"improprio" (in quanto non-etimologico e polisemico):
"L’uso di COVID al maschile non
può dunque considerarsi grammaticalmente scorretto, sebbene la
sua origine sia per lo più da ricondurre, come abbiamo visto, a un uso
improprio [recte:
non-etimologico, polisemico] del termine nel significato di ‘coronavirus
responsabile della malattia respiratoria COVID-19’".
8.1.
Una "norma neopuristica univoca" per una lingua pur intrinsecamente
variabile
Dinanzi alla presenza delle due varianti
gramm. la covid al femm.
(etimologico) e il covid al maschile
"largamente minoritario" (nato per "confusione" e/o per uso
"antonomastico", per la Giovine) su ampiamente illustrata (§ 2.1), la
Giovine, dovendo poi passare alla definizione della "norma" in
sincronia, dimentica -- neopuristicamente -- il carattere intrinsicamente
variabile di ogni sistema linguistico, e si schiera per la forma della
maggioranza, il covid, dimenticando
però la minoranza de la covid, che viene
così "disconfermata". In questo si dimostra lontana dal dichiarare la
"preferenza" per la covid
(di Marazzini o dell'Académie française).
8.2.
I garanti della norma? Una delusione!
Non soddisfatta della giustificazione
del maschile in quanto norma dell'uso maggioritario, brillantemente illustrata
(cfr. supra § 2.1), la Giovine invoca come dire, anche la benedizione del
"papà" che le dica cosa fare, cosa dire, per non sbagliare,
rivolgendosi alle "fonti" quali la dizionaristica e citando il
portale Treccani, che accoglie la forma tra i Neologismi 2020, e lo Zingarelli 2021, delusa però
che "nessuno dei due può comunque venirci in soccorso".
8.2.1.
Treccani maschile e femminile
Quando però la Giovine osserva che il Treccani "si limita a segnalare
che la forma è impiegata sia al femminile, sia al maschile ", ovvero Dizionario. Neologismi. Covid: "usato come s. f. e m.", non
si rende conto che in realtà il Treccani -- in maniera ineccepibile -- sta
descrittivamente indicando l'oscillazione del genere come "normale",
corretta, senza l'angoscia (propria della Giovine e dei lettori della Crusca)
di individuare la correttezza dell'uso nell'esistenza di una sola forma (cfr.
supra § 8.1).
Come esplicita la stessa Treccani,
rispondendo a un lettore il 4 giugno 2020: "il
Vocabolario ha un suo linguaggio, che deve essere compreso: se scriviamo “s. f.
e m.”, vuol dire che la prima scelta è f.(emminile), la seconda (maschile) è
una variante secondaria. In questo modo si indica una preferenza ma si segnala
contemporaneamente che nella lingua dell’uso è documentata anche l’attribuzione
del genere grammaticale maschile. Tra l’altro, chi scrive in Treccani considera
Covid-19 di genere femminile e si comporta di conseguenza, dando un piccolo
esempio concreto. Molto più utile questo atteggiamento, secondo noi, che
ergersi a paladini di una scelta ancora in divenire, di cui il Vocabolario registra
onestamente le contraddizioni [= oscillazioni], senza però evitare di suggerire
una preferenza".
8.2.2. E "Zingarelli 2021"?
8.2.2. E "Zingarelli 2021"?
A proposito dello "Zingarelli 2021", appena
pubblicato nel luglio 2020, questa volta a cura di tre curatori Mario Cannella
- Beata Lazzarini e (nuovo) Andrea Zaninello (definitosi nel proprio sito "language sceintist"), la stessa Giovine osserva invece che "il secondo
registra l’acronimo come termine inglese e tecnicismo della medicina, senza
dare però alcuna informazione in merito al genere assunto in italiano". In
effetti, come abbiamo potuto constatare, "COVID-19 (med. ingl.) COrona VIrus Disease malattia da Coronavirus iniziata nel 2019" è
curiosamente presente nel dizionario solo come sigla relegata nell'Appendice e
non come lemma.
9.
Pronuncia e grafia di covid
Quanto alla
pronuncia piana (il/la còvid) o
tronca (il/la covìd), la Giovine
accenna anche a una "oscilla[zione] nell'uso".
La pronuncia
piana, "largamente maggioritaria" come il genere maschile, è alla
base sia della "Regola-1" storico-etimologica (dell'ingl. covid) sia della "Regola-2"
della struttura fonologica dell'italiano con decisa prevalenza delle parole
piane. Non è quindi facile individuare la Regola-2/a
in sincronia della pronuncia tronca la
covìd, se non pensando a una interferenza col francese, lingua com'è noto
tronca.
Il femminile, e
tronco alla francese, lo avevamo anche sentito più volte: la covìd (3
volte), “la nuova covìd”, “ci ammaliamo di covìd”, in bocca a una bravissima
biologa italiana, Barbara Gallavotti, operante a Zurigo, ospite della
trasmissione di Floris, su la 7, 5 maggio, ore 23.40 c.
Sulle varianti grafiche del lessema, la Giovine ricorda la presenza in sedi diverse, con giudizi
normativi quali: COVID-19 "la più corretta"; Covid-19,
"attestata e ammessa", "legittima e corretta "; covid in futuro "la grafia più
appropriata".
10. Il/la Covid in Europa ed "errata interpretazione dell’acronimo"
Notevole è l'attenzione riservata dalla Giovine al
problema del genere in altre lingue, non solo in francese (affrontato anche da
Marazzini) ma in catalano, in spagnolo e in galego.
Come nel caso
dell'it. Covid, il criterio
etimologico della "errata interpretazione dell’acronimo", con
conseguente "confusione" semantica (Regola-1), è invocato per dar
conto della "incertezza", ovvero oscillazione del genere grammaticale
nelle quattro lingue romanze:
"Un’analoga incertezza
di fronte al genere grammaticale di COVID si registra anche in altre lingue
romanze (tra cui il francese, il catalano e lo spagnolo), nella maggior parte
delle quali pare ugualmente prevalente l’uso del maschile: in maniera
del tutto similare a quanto avvenuto in italiano, l’affermazione del maschile è
da ricondurre all’errata interpretazione dell’acronimo come nome del
virus responsabile della malattia".
10.1. Centre de Terminologia de la llengua catalana
(TERMCAT) prescrittivista:
maschile "non raccomandabile"
Per il catalano il Centre de
Terminologia de la llengua catalana (TERMCAT) in una breve nota
pubblicata in rete il 12/2/2020, riconosce al
maschile una "discreta diffusione", ma normativamente lo giudica “non
raccomandabile”, sulla base di criteri etimologici, il femminile essendo
"discretamente attestato".
10.2. Real Academia Española: da descrittivista
(masch. e femm. entrambi "validi") a prescrittivista ("più
adeguato" il femm.)
La Real Academia
Española nella sua comunicazione del 18/3/2020
giudica “pienamente validi” sia il maschile, sia il femminile". Il
maschile è "di uso comune"; "per metonimia dal virus".
In un successivo post su Twitter, la stessa Academia ha
ritenuto però “più adeguato” il femminile
in virtù del criterio etimologico.
Nel Diccionario
de la lengua española della
Real Academia Española, on line, Edición del Tricentenaro, Actualización 2019, il
lessema è ancora assente.
10.3. Académie
française normativista: "préférable" la covid
L’Académie
française, con un comunicato del 7/5/2020, attesta
"il prevalente impiego" del maschile le covid (naturalmente tronco /ko'vid/), ma in base al criterio
etimologico giudica di gran lunga “preferibile” il femminile la covid.
10.4. Real
Academia Galega prescrittivista: maschile censurato
La Real Academia Galega, in un intervento del 22/5/2020, in maniera
prescrittivista, in conseguenza del criterio etimologico, "esclude del
tutto" il maschile, che viene censurato a favore del femm., il solo ad
essere registrato "nel vocabolario". Ma nel Dicionario de la Real Academia Galega
on line il lessema manca ancora: "Este termo non se encontra no dicionario".
10.5. Uso
"largamente minoritario" del femm. rispetto al masch.
Alla fine, l'accurato
"tracciamento" dinamico, grazie a Google Trends (dell’8/6/2020), dei
generi in francese, in spagnolo e in catalano, ha fatto constatare alla Giovine
"negli ultimi 90 giorni", accanto a "una debole ripresa del
femminile nell’ultimo mese", un uso "largamente minoritario"
rispetto al maschile.
11. Le
due "anime" della Crusca: nostalgia (anti-storica) del passato (la covid), affermazione rigida del presente (il covid) e negazione della variabilità sincronica (la covid e il covid)
In conclusione,
Marazzini e la Giovine condividono sì l'adozione del criterio
storico-etimologico per l'analisi
glottologica del femm. la co-vi-d
(con il traducente femm. it. 'malattia' di Disease)
ma con diversa ricaduta sulla lingua contemporanea.
Mentre per
Marazzini il criterio storico-etimologico è alla base della sua "preferenza" neo-puristica
(diacronica) e un pò nostalgica per il femm. "minoritario" la covid, la Giovine invece, dinanzi al
maschile il covid decisamente
maggioritario, finisce con il "disconfermare" a vantaggio della
maggioranza dell'uso (il covid), la
minoranza (la covid), soddisfacendo
nel contempo l'esigenza neo-puristica (sincronica) di una norma rigida, di una
lingua monolitica, quella della maggioranza, senza varianti, pur avendo
constatato l'oscillazione del masch. e del femm.
Normativamente, per Marazzini il femm. è
"preferibile" e implicitamente il masch. non è scorretto; per la
Giovine invece il masch. "non è scorretto", ma senza dire
esplicitamente che è "corretto", col "peccato originale"
dell'ignoranza dell'etimo diacronico.
Sommario
1.
L'evento (trascorso)
2. Polifonia della Crusca
2.1.
"Tracciamento" di il/la
Covid
2.2. “Google Trends” e maggioranza del masch. il Covid
2.2. “Google Trends” e maggioranza del masch. il Covid
2.3.
Risalita della china verso il femm. etimologico?
3. Regola-1 semantico-etimologica di la Covid
4. Regola-2 fonologica
5. Regola-3a
neopuristica "confusione", ecc.
5.1 Regola-3b dell'uso
"antonomastico"
6. Confusione o Polisemia?
6.1. L'OED e l'ingl. Covid-19
polisemico "informal"
7. Regola-2 fonologica delle parole
terminanti in consonante
7.1. Il maschile genere
"non-marcato"
8. Norma: uso "non scorretto",
sebbene (!)...
8.1. Una "norma neopuristica
univoca" per una lingua pur intrinsecamente variabile.
8.2. I garanti della norma? Una
delusione!
8.2.1. Treccani maschile e femminile
8.2.2. E "Zingarelli 2021"?
9. Pronuncia e grafia di covid
10. Il/la Covid in Europa ed "errata
interpretazione dell’acronimo"
10.1. Centre de
Terminologia de la llengua catalana (TERMCAT) prescrittivista: maschile "non raccomandabile
10.2.
Real Academia Española: da descrittivista (masch. e femm. entrambi
"validi") a prescrittivista ("più adeguato" il femm.)
10.3.
Académie française normativista: "préférable" la covid
10.4.
Real Academia Galega prescrittivista: maschile censurato
10.5. Uso "largamente minoritario" del
femm. rispetto al masch.
11. Le
due "anime" della Crusca: nostalgia (anti-storica) del passato (la covid), affermazione rigida del
presente (il covid) e negazione
della variabilità sincronica (la
covid e il
covid)
1 commento:
Al punto "8.2.1. Treccani maschile e femminile" noto che talvolta Treccani è maschile "il Treccani", talaltra femminile "la Treccani".
Credo di capire che "il Treccani" sottintenda "il dizionario". Ma potrebbe sottintendere anche "il portale". "La Treccani" allora sta per "l'enciclopedia Treccani"? Non ne sono sicuro e mi piacerebbe saperlo...
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