venerdì 3 luglio 2020

A proposito dell'idioma del vicino...


Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo

Per noi, italiani espatriati che ci serviamo quotidianamente di una lingua diversa dalla nostra lingua materna, è quasi inevitabile incorrere in certi errori assai particolari quando poi ritorniamo alla lingua italiana. Lingua che pur crediamo di conoscere bene, ma sulla quale certi "falsi amici", come vedremo, hanno invece facile gioco con i loro inganni.
Ho già parlato in un'altra occasione di "montante", termine usato da moltissimi italiani del Québec al posto di "ammontare", "importo", "somma". Riprendo il tutto per sommi capi.
"Montante" nella lingua italiana è termine da usare soprattutto in campo pugilistico: è un "colpo portato dal basso verso l'alto, a braccio flesso, al mento o al busto". In contabilità e finanza sta invece per "somma del capitale più l'interesse da questo prodotto". Ma non designa il semplice ammontare, ossia la "somma", l'"importo". Eppure, noi italofoni del Québec ci serviamo del termine "montante" sempre e unicamente nel senso nudo e crudo di "importo" o "somma", senz'alcun riferimento ai calcoli di ragioneria. Il nostro, insomma, è un francesismo, anche se è un francesismo di scarso peso che nulla toglie alla comprensione della frase, e che oltretutto "suona bene".
Non penso di essere mai incorso in questo errore, anche se so che quegli italiani del Québec che mi leggono assorbirebbero senza scomporsi ("sans broncher") un mio "montante", perché per loro "montante" non è altro che "ammontare". Termine questo - "ammontare" - che è sparito dal vocabolario degli italiani del Québec perché azzerato da un "montante" francesizzante che lo ha messo definitivamente K.O.
Il "montante" degli italofoni del Québec oltretutto fa bella figura se comparato ad una serie di parole da "corte dei miracoli" che udiamo quotidianamente nella conversazione degli italo-canadesi della Belle Province, come "fattoria" (per fabbrica), "sciomaggio" (per disoccupazione), "giobba" (per lavoro), "begga" (per sacchetto), "cecca" (per assegno), "pippa" (per tubo), "cotto" (per cappotto), "pusciare" (per spingere), "plombiere" (per idraulico), "marchetta" (per mercato), "benevolo" (per volontario)... Il contrario è anche vero: il nostro francese ci fa talvolta sdrucciolare, e non su una buccia di banana, quando ad esempio ci serviamo, parlando francese, di "chier" convinti di tradurre il verbo italiano "sciare".
Devo confessarvi che, mentre non ho mai usato in italiano "montante" al posto di "importo", ho commesso invece l'errore di servirmi di "primordiale" in senso inappropriato, ossia al posto di "indispensabile", "di grande importanza", "capitale", "cruciale", "fondamentale", "basilare", "essenziale".
In francese "primordial" significa 1. qui existe depuis toujours 2. indispensable, capital, essentiel. In italiano "primordiale" ha il significato di 1. "che esiste da sempre", ma non invece di 2. "indispensabile, capitale, essenziale." 
In definitiva, il termine italiano "primordiale" non è l'esatto equivalente del "primordial" francese. Ne consegue che quando troviamo "primordial", usato nel testo originale francese nell'accezione di "indispensabile, capitale, essenziale", e non nel senso di "risalente ai primordi", noi non dovremmo renderlo in italiano con "primordiale" perché in italiano tale aggettivo significa unicamente "risalente ai primordi, ossia primitivo, originario, iniziale". 
Il "primordiale" italiano, inteso come perfetto sinonimo del "primordial" francese, è un francesismo che fa molte vittime nel linguaggio parlato e scritto degli italiani che vivono in una terra francofona qual è il Québec. E tra queste vittime devo essere conteggiato, purtroppo, anch'io che commisi piú di una volta questo errore nel passato. Un passato ben lontano, quasi primordiale posso dire a mia discolpa (come passa il tempo...).
Ad esempio, scrissi erroneamente, anni addietro:
"L’associazionismo è una molla direi primordiale per le comunità d’italiani presenti nelle varie province canadesi."
"Lo scrittore Edward Said, nato in Palestina e costretto all’esilio, ha per tutta la vita fatto valere quest’idea per lui primordiale: ‘Niente esiste in sé, né lo scrittore, né la letteratura, né i popoli, né l’Islam, né l’Occidente, niente è e non ha senso e non è comprensibile, se posto al di fuori del mondo e della relazione all’altro'".
È piú che evidente che, nelle frasi qui sopra, sarei dovuto ricorrere a "fondamentale" o a un altro sinonimo al posto del mio trogloditico "primordiale", il quale nel contesto di queste due frasi altro non è che un calco dal francese.
Concludendo dirò che, soprattutto quando si scrive, poiché "scripta manent",  è primordiale - mbé ... mi scuso - è "molto importante", "essenziale", "cruciale", "capitale", cercare di evitare i francesismi, veri montanti linguistici che suonano molto bene, ma dai quali noi italiani del Québec rischiamo di uscire suonati.




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