Riprendiamo la nostra breve
"carrellata" sulla lingua "biforcuta" della stampa. Dopo
l'aggettivo e sostantivo "addetto" che secondo alcuni soloni di un quotidiano in
rete si costruisce con la preposizione "di" e non con la
"a", come prescrive la grammatica della lingua italiana, vediamo
qualche altro strafalcione.
Cominciamo
(anzi ri... cominciamo) dall'avverbio "meno" adoperato, nelle frasi
disgiuntive, con il significato (errato) di "no": «La commissione
deve decidere se approvare l'emendamento o meno». La forma corretta è
"decidere se approvare o no l'emendamento". Il "la", nota
musicale, non si accenta mai. Abbiamo letto su un giornale, che non citiamo per
carità di patria, che «il segretario del partito ha dato il là alle
consultazioni». Il "la" si accenta solo quando ha valore di avverbio
di luogo: fatti piú in là.
Il verbo impartire significa "dare",
"distribuire tra due o piú persone" e non può essere adoperato con
l'accezione di "concedere". Il generale, per tanto,
"impartisce" (cioè "dà") gli ordini; il presidente
della Repubblica concede, invece, la grazia, non la "impartisce". Ci
è capitato di leggere anche questa smarronata in un articolo di un cosí detto
opinionista che si picca di "fare la lingua". Ma forse voleva dire
una "boccaccia linguistica".
Dite voi, amici, se questa non è una
lingua "biforcuta" (!?).
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La parola proposta da questo portale, ripresa dal
Treccani, è: tiflografo*. Strumento
mediante il quale i ciechi possono scrivere in modo leggibile per i vedenti; è
costituito da un regolo mobile che, opportunamente manovrato, permette al cieco
di conservare la dirittura delle righe e controllare la successione delle
lettere.
* Tiflo-
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Dal sito "ultimavoce.it" scopriamo quanti arabismi adoperiamo ─ inconsapevolmente ─ nel linguaggio di tutti i giorni.
* Tiflo-
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Dal sito "ultimavoce.it" scopriamo quanti arabismi adoperiamo ─ inconsapevolmente ─ nel linguaggio di tutti i giorni.
1 commento:
Quel "o meno" al posto di "o no" mi ha ricordato la email che ricevetti dal compianto Claudio Clemente, di Trieste (ma originario di Fiume), mio indimenticabile amico. La propongo anche a voi:
"Nei media ormai si massacra impunemente la lingua italiana, rivelando così il desolante livello di istruzione che la scuola italiana degli ultimi trent'anni ha diffuso. Quell'adoperare "... o meno" al posto di "... o no" (con esiti esilaranti, come "controllare se l'uomo era morto o meno"), l'intercalare alla moda "... come dire?", oppure l'uso smodato di "assolutamente" o ancora dell'aggettivo "grande" (non esiste più "l'onestà intellettuale" ma unicamente "la grande onestà intellettuale" e così via). Per non parlare dei puri e semplici strafalcioni di sintassi e perfino di grammatica. Lascio perdere, per ora, la pronuncia di parole inglesi e francesi (non dico le tedesche) tra l'altro usate a sproposito."
Claudio Clemente
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