martedì 25 giugno 2019

Sgroi - 24 - Renzi, il neo-standard e il congiuntivo

di Salvatore Claudio Sgroi *

1. L'evento
          Matteo Renzi il 19 scorso è intervenuto  nei social con il seguente post:
        "È allucinante che mentre Draghi aiuta l'Europa a competere con americani e cinesi <,> Salvini si schiera con Trump, che attacca Draghi".
          Il neo-europarlamentare del M5S, Dino Giarrusso, ha ritenuto di dover bacchettare il suo avversario politico, correggendolo per un (del tutto presunto) errore: “ 'si schieri', semmai. Nemmeno il congiuntivo sai usare, mamma mia…”.

 2. L'indicativo pro congiuntivo dell'italiano neo-standard
           I lettori di questo blog sanno bene (ce ne siamo occupati più volte qui, oltre che in sedi più accademiche) che l'indicativo al posto del congiuntivo è un tratto caratteristico della lingua nazionale, parlata e scritta, ovvero del cosiddetto "neo-standard" (o italiano "medio"). E non già da oggi, trattandosi di un uso plurisecolare, risalente a Dante e costante in tutta la storia della lingua italiana. Un uso che è stato peraltro codificato a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso (in primo luogo dall'emerito presidente della Crusca Francesco Sabatini).

 3. I pro e i contro
          Ma, come si sa, nella lotta politica ogni arma è buona e i fatti linguistici (come quelli religiosi) sono sempre a portata di mano per essere branditi, spesso alla cieca, senza alcuna cognizione di causa.
          Se non è mancato nei social chi ha dato ragione al pentastellato ("bravo Giarrusso. ha tutta la mia solidarietà e la mia ammirazione"; "Renzi ha tweettato un errore grosso come una casa. Bravo Giarrusso, male tutti gli altri."), non è neppure mancato chi ha -- sobriamente -- fatto osservare che "la versione con il congiuntivo è sicuramente più forbita, anche se la prima è ormai invalsa, soprattutto a livello colloquiale". E mentre anche GrammarnaziIT ha riconosciuto che "sono corrette entrambe le forme", c'è chi ha argomentato rinviando pertinentemente all'Enciclopedia dell'italiano della Treccani (2011), nella fattispecie all'art. di S. Telve.
          A ulteriore conferma di quanto sopra possiamo anche citare un es. del 2013 strutturalmente identico a quello di Renzi, disponibile in Google:
          "Antonio Giangrande - 2013 - Ad oggi continuano ad essere Commissari d'esame gli stessi Magistrati e i Professori Universitari, ma è allucinante che, nelle nuove Commissioni d'esame, fanno parte ex Consiglieri dell'Ordine degli Avvocati, già collusi in questo stato di cose quando erano in carica" (Messina e la Sicilia: Quello che non si osa dire, p. 158).

 4. "Grammatica dell'adiacenza" e Italiano neo-standard
           Per capire più a fondo la grammatica neostandard del post renziano, può essere utile analizzare la variante col congiuntivo preteso dai suoi detrattori:

          "È allucinante CHE mentre Draghi AIUT-A l'Europa a competere con americani e cinesi<,> Salvini SI SCHIER-I con Trump, che ATTACC-A Draghi".
          Dove va innanzi tutto rilevato che l'agognato congiuntivo SI
         SCHIER-I è notevolmente lontano dalla congiunzione CHE da cui dipende, per via della avversativa con l'infinitiva incassate.
       E incastrato com'è tra l'indic. AIUT-A e l'indic. ATTACC-A, il potenziale congiuntivo SI SCHIER-I -- per via della "grammatica dell'adiacenza" -- si è spostato invece sul versante dell'indicativo neo-standard SI SCHIER-A, in  perfetta simmetria modale. 
       Da rilevare altresì, in termini pragmatici, la presenza della virgola di chiusura dopo l'infinitiva, apparentemente anomala, ma che serve a potenziare tutta la prima parte del periodo, focalizzato sull'idea di ALLUCINANTE, centrale nel post di Renzi, dinanzi al comportamento politico di Salvini.

5. Pervicacità del pentastellato
          Il pentastellato però anziché rendersi conto della sua reazione priva di ogni serio fondamento ha contestato la pertinenza della Enciclopedia dell'italiano della Treccani, aggrappandosi sugli specchi del volumetto Viva il congiuntivo dei "docenti universitari"  Giuseppe Patota e Valeria Della Valle (come se i circa 200 collaboratori dell'Enciclopedia dell'italiano non fossero anch'essi docenti universitari), senza rendersi conto che il volumetto del tandem Patota-Della Valle si caratterizza per essere (neo)purista, anziché no.
       Ed ha candidamente confessato il suo retroterra culturale: "È una regola grammaticale che si studia alle medie, se ben ricordo: una subordinata soggettiva introdotta da un’espressione impersonale...". Fin troppo facile sarebbe esortarlo ad aggiornare i suoi studi, anche per contestare il giudizio di chi ha sostenuto che "Giarrusso è un somaro presuntuoso, esattamente come i suoi sostenitori".

 6. La "strategia dell'evitamento"
           Scorrendo le reazioni nei social è altresì istruttiva  la reazione di chi, ritenendo errata la presenza dell'indicativo, ha fatto ricorso alla "strategia dell'evitamento", ristrutturando il periodo complesso di Renzi in 2 periodi. Per l'autore (Udovicich) infatti "Bastava mettere un punto e togliere quel 'che' decisamente di troppo". E scrivere:
         «È allucinante. Mentre Draghi aiuta l’Europa a competere con americani e cinesi, Salvini si schiera con Trump, che attacca Draghi.»

7. Fonti inattendibili
          Tra i quotidiani on line che hanno voluto dare notizia della trovata (o uscita) di Giarrusso non è mancato chi come la Redazione del giornale La Sicilia ha preso abbagli su tutta la linea, confondendo il "mancato congiuntivo" di Renzi con un "congiuntivo di troppo" e ancor peggio scambiando il "modo" (indicativo) col "tempo", scrivendo:
         "Dino Giarrusso e quel congiuntivo di troppo [!]: 'Ecco perchè Renzi ha sbagliato' 22/06/2019 - 17:25 di Redazione Il neo europarlamentare del M5S su Twitter corregge il tempo [!] di un verbo all'ex segretario nazionale del Pd..".

 8. Conclusione
          Possiamo chiudere infine col post di Luca Passani, che sobriamente ha ricordato:
         "L'indicativo al posto del congiuntivo è un uso informale, dell'italiano medio o neo-standard per niente errato, che risale a Dante, costante in tutta la storia della lingua italiana. sdoganato dai grammatici, da quasi 40anni a questa parte".

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania

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