giovedì 20 giugno 2019

Formidabile? No, straordinario

Riproponiamo un nostro vecchio intervento sull'uso corretto dell'aggettivo "formidabile" perché i "massinforma" continuano - imperterriti - a dare all'aggettivo in questione un significato che, in buona lingua italiana, non ha. Abbiamo sentito un conduttore dire - in una trasmissione radiofonica - che "il cantante aveva riscosso un successo formidabile".

Probabilmente ci attireremo le ire dei cosí detti linguisti progressisti – quelli che sostengono che la lingua per fortuna cambia e, con la lingua, cambiano fortunatamente tanto i parlanti quanto gli scriventi se sosteniamo che, molto spesso, per non dire sempre, si allaggettivo formidabile” un significato che, propriamente, non ha: straordinario, valente, bello e simili.
   Formidabile, dunque, proviene dal latino formidabilis, tratto dal verbo formidare(temere, spaventare e simili). Una cosa formidabile, quindi, è una cosa spaventosa, terribile. È però invalsa nelluso comune a opera dei mezzi di comunicazione di massa – come dicevamo – laccezione, assai diversa, e che condanniamo recisamente, di straordinario, valente” e simili.
   Formidabili quegli anni è addirittura il titolo di un libro di Mario Capanna, ex “leader (si perdoni il barbarismo che abbiamo virgolettato) del Movimento studentesco milanese. A nostro modo di vedere, insomma, chi ama il bel parlare e il bello scrivere si deve attenere al significato proprio dellaggettivo.

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Strafalcioni pubblicati in rete fra il 31/5/2018 e il 31/5/2019 (osservazioni di Luigi Spagnolo)


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La "biforcuta" lingua della stampa
Da un "autorevole" quotidiano in rete:

Esplosione vicino Roma, muore sindaco di Rocca di Papa
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Al di là della luttuosa notizia colpisce l'uso errato di "vicino", che si costruisce con la preposizione "a". Vicino a Roma, dunque. "Copincolliamo", dal sito dell'Accademia della Crusca, un articolo dell'accademico  Luca Serianni sull'uso ortodosso della locuzione preposizionale "vicino a".

Vicino Roma / vicino a Roma

 «L'alternativa è tra aggettivo, quindi concordato col sostantivo a cui si riferisce, e tra locuzione preposizionale (vicino a, lontano da), invariabile in numero, genere e grado: è dunque errato dire «più vicino a quelle occidentali», con un comparativo possibile solo con aggettivi e avverbi. Di là da questo caso specifico, l'italiano offre da sempre possibilità di scelta, con una certa preferenza (non con l'obbligo) per l'aggettivo in presenza della copula: «abito in una città vicino a Roma» / vicina a Roma»; «Tivoli è una città vicina (ma anche vicino) a Roma». Per documentare l'antichità dell'alternativa, basteranno alcuni esempi dei secoli XIII-XVI, attinti dal serbatoio della LIZ (Letteratura italiana Zanichelli, a cura di P. Stoppelli e E. Picchi, Bologna 20014). Con l'aggettivo: «Pisa è vicina a Firenze a miglia XL» (Compagni), «altre frontiere vicine a quel luogo» (Villani), «la placata dea, ch'era lontana / da lor benivolenza» (Alberto della Piagentina), «imperò che [questi uomini] non sono molto lontani da terra» (Manerbi). Con la locuzione preposizionale: «nelle città vicino a loro vista» (Villani), «in una sua villa quattro miglia vicino a Roma» (Boccaccio), «da una parte della sala assai lontano da ogni uomo con la donna si pose a sedere» (Boccaccio), «ad Aversa, dieci miglia lontano da Napoli» (Vasari). Quel che è certo è che non si può usare il solo vicino con funzione di locuzione preposizionale: sono da evitare, benché alquanto diffusi persino nei giornali, vicino Roma, vicino casa (recte: «vicino a Roma», «vicino a casa»).»

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Dallo stesso quotidiano:


Piazza della Cancelleria, i tavoli sui posti

per i disabili abusivi e impuniti da due anni
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Denunciamo pubblicamente la nostra ignoranza: non sapevamo che ci fossero/sono i disabili abusivi.

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I lettori che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici possono scrivere ad albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed esposti al  “pubblico ludibrio”.



 



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