Probabilmente ci attireremo le ire dei cosí detti linguisti progressisti – quelli che sostengono che la lingua per fortuna cambia e, con la lingua, cambiano fortunatamente tanto i parlanti quanto gli scriventi – se sosteniamo che, molto spesso, per non dire sempre, si dà all’aggettivo “formidabile” un significato che, propriamente, non ha: straordinario, valente, bello e simili.
Formidabile, dunque, proviene dal latino “formidabilis”, tratto dal verbo “formidare” (temere, spaventare e simili). Una cosa “formidabile”, quindi, è una cosa spaventosa, terribile. È però invalsa nell’uso comune a opera dei mezzi di comunicazione di massa – come dicevamo – l’accezione, assai diversa, e che condanniamo recisamente, di “straordinario”, “valente” e simili.
“Formidabili quegli anni” è addirittura il titolo di un libro di Mario Capanna, ex “leader” (si perdoni il barbarismo che abbiamo virgolettato) del Movimento studentesco milanese. A nostro modo di vedere, insomma, chi ama il bel parlare e il bello scrivere si deve attenere al significato proprio dell’aggettivo.
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Strafalcioni pubblicati in rete fra il 31/5/2018 e il 31/5/2019 (osservazioni di Luigi Spagnolo)
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La "biforcuta" lingua della stampa
Da un "autorevole" quotidiano in rete:
Esplosione vicino
Roma, muore sindaco di Rocca di Papa
---------Al di là della luttuosa notizia colpisce l'uso errato di "vicino", che si costruisce con la preposizione "a". Vicino a Roma, dunque. "Copincolliamo", dal sito dell'Accademia della Crusca, un articolo dell'accademico Luca Serianni sull'uso ortodosso della locuzione preposizionale "vicino a".
Vicino
Roma / vicino a Roma
«L'alternativa è tra aggettivo,
quindi concordato col sostantivo a cui si riferisce, e tra locuzione
preposizionale (vicino a, lontano da), invariabile in numero,
genere e grado: è dunque errato dire «più vicino a quelle occidentali», con un
comparativo possibile solo con aggettivi e avverbi. Di là da questo caso
specifico, l'italiano offre da sempre possibilità di scelta, con una certa
preferenza (non con l'obbligo) per l'aggettivo in presenza della copula: «abito
in una città vicino a Roma» / vicina a Roma»; «Tivoli è
una città vicina (ma anche vicino) a Roma». Per
documentare l'antichità dell'alternativa, basteranno alcuni esempi dei secoli
XIII-XVI, attinti dal serbatoio della LIZ (Letteratura italiana
Zanichelli, a cura di P. Stoppelli e E. Picchi, Bologna 20014).
Con l'aggettivo: «Pisa è vicina a Firenze a miglia XL» (Compagni),
«altre frontiere vicine a quel luogo» (Villani), «la placata dea, ch'era
lontana / da lor benivolenza» (Alberto della Piagentina), «imperò
che [questi uomini] non sono molto lontani da terra» (Manerbi). Con la
locuzione preposizionale: «nelle città vicino a loro vista» (Villani),
«in una sua villa quattro miglia vicino a Roma» (Boccaccio), «da una
parte della sala assai lontano da ogni uomo con la donna si pose a
sedere» (Boccaccio), «ad Aversa, dieci miglia lontano da Napoli» (Vasari). Quel
che è certo è che non si può usare il solo vicino con funzione di
locuzione preposizionale: sono da evitare, benché alquanto diffusi persino nei
giornali, vicino Roma, vicino casa (recte: «vicino a
Roma», «vicino a casa»).»
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Dallo stesso quotidiano:
Piazza della Cancelleria, i tavoli sui posti
per i disabili abusivi e impuniti da due anni
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Denunciamo pubblicamente la nostra ignoranza: non sapevamo che ci fossero/sono i disabili abusivi.
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I lettori che
ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici
possono scrivere ad albatr0s@libero.it.
Gli "orrori" saranno pubblicati ed esposti al “pubblico ludibrio”.
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