martedì 18 giugno 2019

Sgroi - 20 - Un caso di intolleranza linguistica: Il TAV o la TAV?

di Salvatore Claudio Sgroi *
 1. Un evento di intolleranza linguistica
Su Rete 4 qualche tempo fa la conduttrice Barbara Palombelli è stata ripresa, non proprio con fair play, da un ospite del suo programma, il filosofo Stefano Zecchi, per aver detto al femminile "la Tav", la forma (presuntivamente) corretta essendo, a giudizio dello Zecchi, il maschile "il Tav".
    La pronta replica della Palombelli è stata che anche l'Accademia della Crusca aveva avallato il femminile "la Tav".
    Quello che colpisce del comportamento del filosofo è ritenere che l'uso diverso dal proprio non è semplicemente "diverso", ma tout court "errato". Un atteggiamento di intolleranza linguistica che cozza col plurilinguismo dell'Italia e la variabilità della stessa lingua nazionale, da parte anche dei parlanti colti.
 2. Un intervento esemplare
   L'articolo della Crusca, sobriamente intitolato "il Tav e la Tav", dello storico della lingua Claudio Giovanardi (Università di Roma Tre), risalente al 2 novembre 2015, è esemplare sotto il profilo dei dati, della loro analisi e della valutazione normativa.
 2.1. Frequenza de "la Tav" e "il Tav"
Come ricordava Giovanardi, il Tav ricorre in Google oltre 10 milioni di volte in misura inferiore ai l4 milioni e mezzo del femm. "la Tav".
   A distanza di 4 anni, Google (17 giugno) fornisce la seguente frequenza: "il Tav 16 milioni" vs "la Tav 25milioni 900mila", documentando di fatto una frequenza con uno scarto ancora maggiore del femm., oltre il 60% in più.
 2.2. Due regole alla base del maschile (il Tav) e del femminile (la Tav)
     Giovanardi chiarisce le due Regole alla base del genere masch. e femm.
    La Regola-1 del genere masch. il Tav, che possiamo definire "regola di etimologia sincronica", è legata alla "T" iniziale del 1° termine che è maschile: "T(reno) per l'A(alta) V(elocità)".
    Si potrebbe ancora aggiungere che strutturalmente il maschile si spiega anche col fatto che la maggior parte delle parole terminanti in consonante in italiano sono di genere maschile, come emerge dal dizionario del De Mauro 2000, ricco di 130mila lemmi, in cui l'85,3% delle parole terminanti in consonante (2.682) sono masch., il 6,7% (= 212) sono femm. e il restante 8% (= 252) sono s.f. e/o s.m. (ovvero oscillanti o anche ambigeneri).
    La Regola-2 del femm. la Tav si spiega invece col fatto che Tav non è stato più percepito come sigla di tre parole (T.A.V.) ma come una sola parola (terminante in consonante), col significato complessivo di "linea/rete ferroviaria ad alta velocità". Una regola quindi non più etimologica ma legata al significato metonimico. Ovvero, come ricordava Giovanardi, una regola dovuta a "una sorta di metonimia per cui il significato della sigla è stato rimodulato per contiguità".
 3. Come cambia la lingua
  Con Lorenzo Renzi 2012, si può allora affermare che la coesistenza delle due varianti di genere oscillante testimonia un cambiamento in corso, ovvero con E. Sapir 1921, si tratta di un caso di "drift" o "deriva", che potrebbe concludersi a vantaggio di una delle due forme, nel caso specifico, stando a Google, del genere femminile.
 4. La norma lessicografica
          4.1. Voce latitante
    Una scorsa alla lessicografia consente di accertare che la voce manca nel De Mauro 2000, nel GRADIT 20072, nel Treccani-Simone 2005, 2009, nel Gabrielli-Hoepli 2009, nel Battaglia-Sanguineti 2004 e 2009, e anche nei dizionari di neologismi di Adamo-Della Valle (Olschki 2003, Sperling & Kupfer 2005, Treccani 2008 e 2018).
 4.2. Voce unigenere al femminile
     Altri dizionari lemmatizzano invece la voce come unigenere,  al femminile.
   Così il Sabatini-Coletti 2007: tav "s.f. inv.", il significato "Linea ferroviaria per treni ad alta velocità", datazione "a. 2001", e l'etimo "sigla di Treni Alta velocità".
    Il Garzanti-Patota 2013: TAV "n.f. invar."; "si dice di linea ferroviaria su cui transitano treni molto veloci: il progetto della Tav"; etimo "Sigla di Treno ad Alta Velocità".
    Il Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2018 lemmatizza ben tre varianti grafiche: "tav o Tav o TAV", cioè come nome comune, nome proprio e sigla; "s.f. invar. ferr."; ampia definizione: "Rete ferroviaria sulla quale i treni passeggeri viaggiano a una media di oltre 200 km/h su linee predisposte allo scopo" e ulteriore accezione: " // Ciascuna delle linee che costituiscono tale rete". In chiusura l'etimo: "Sigla di Treno ad Alta Velocità, dal nome della società concessionaria a cui compete la realizzazione e la gestione delle infrastrutture ferroviarie" e datazione 1995.
    Il Treccani Vocabolario on line (16 giugno 2019): "TAV s. f. – Sigla di Treno ad Alta Velocità, denominazione di ferrovia basata sulla normale tecnica delle rotaie in ferro ma capace di consentire velocità superiori ai 250 km/h.".
     Il Dizionario di italiano Hoepli 2018 editore.it, lemmatizza due forme, al femm., senz'alcun etimo: "tav o TAV A s.f. inv. Rete o linea ferroviaria concepita e costruita per treni a trazione elettrica, ad alta velocità B come agg. linea t.".
 4.3. Voce "ambigenere": maschile vs femminile
    Lo Zingarelli 2018 registra invece il lemma Tav datato 1991, con l'etimo sincronico: "[sigla di Treno ad Alta velocità]" e -- anziché con genere "oscillante" masch. o femm. e un solo significato -- con doppio genere -- ovvero "ambigenere" -- e duplice significato (scambiando così la diversa etimologia con una inesistente polisemia descrittiva):
    "A. s.m. inv. treno ad alta velocità" e "B s.f. inv. linea ferroviaria ad alta velocità".
 5. Varianti corrette con genere "oscillante" dell'italiano standard
    Sotto il profilo normativo, i due generi oltre che vitali, sono corretti, in quanto in uso da parte di italo-nativofoni e nativografi colti. Si tratta cioè di varianti dell'italiano standard pan-italiano. Il che dimostra altresì che "lo standard" non coincide necessariamente con l'esistenza di una sola forma, ma può benissimo prevedere l'esistenza  di due forme. Il che non giustifica quindi che il criterio di correttezza  debba coincidere con l'uso maggioritario dei parlanti.
 * Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania

 

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