1.
L'evento
Se un editore fa presente al potenziale
autore di un libro che la stampa del volume propostogli richiede "10
sedicesimi" e che ogni "sedicesimo" costa 280 euro, il costo del
volume risulta facilmente deducibile. Ma "quante pagine" comporterà
alla fine il volume?
2.1.
Il Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2018: una delusione
Innanzi tutto, chi possiede il Devoto-Oli
2018 avrà una inattesa delusione. Tale accezione è infatti assente: una
accidentale lacuna, irragionevole pensare a una censura lessicografica.
2.2.
De Mauro 2000, GRADIT 20072: senza risposta
Chi possiede il De Mauro 2000 e il
plurivolume GRADIT dello stesso
autore, trova sì una definizione di "sedicesimo"
s.m., ma non una risposta al proprio quesito:"4. s.m. TS legat., tipogr. [i] formato di stampa in sedicesimo | [2] ciascun foglio di tale formato".
2.3.
"Un sedicesimo" = 16 pagine? (Zingarelli 2018, Garzanti-Patota 2013, Palazzi-Folena
1992, Dardano 1981)
Altri dizionari sembrano fornire una
risposta al lettore ignaro. Così la definizione dello Zingarelli 2018: "in s.,
in tipografia, di foglio, su ognuna delle cui facce vengono stampate sedici
pagine [...]".
Così il Garzanti-Patota 2013: "n.m. (tip.) foglio di stampa ripiegato
a formare sedici pagine".
E così già il Palazzi-Folena 1992: "nella loc. in sedicesimo: in tipografia, del foglio di stampa su ognuna delle
cui facce vengono impresse sedici pagine; [...]". E il Dardano 1981: "2. Tip. Foglio di
stampa contenente 16 pagine".
1) "tip. Segnatura formata da 16 pagine: un libro di dieci s.; prezzo
di stampa al s.".
2) "antiq.[?], in s. formato
di libro, ottenuto piegando il foglio quattro volte in modo da ricavare
trentadue pagine".
Il che sembra riecheggiare il Battaglia
(vol. XVIII 1996):
1) "Tipogr. Foglio su cui vengono
stampate per ciascuna delle due facce sedici pagine"; 2) "In legatoria: formato di libro ottenuto ripiegando tale foglio quattro volte in modo da avere un fascicolo di trentadue pagine".
Così il Diz. di italiano de
"La Repubblica" (on line 10 VI 2019), = Hoepli 2018 = Gabrielli 1993
scolastico: "5 TIP Foglio di stampa comprendente sedici pagine
e trentadue facciate".
Così il precedente Gabrielli
illustrato 1989: "In part. nel ling. dei tipografi, Un sedicesimo, foglio
di stampa comprendente sedici pagine e trentadue facciate".
Ineccepibile ed elegante la definizione del Treccani-Simone 2005-2009: "3. (tipogr.) Foglio ripiegato 4 volte consecutive a formare 16 foglietti e 32 pagine".
Definizione che rielabora il Treccani-Duro (vol. IV, 1994), immutato nel TRECCANI on line (10 giugno 2019): "In tipografia e in bibliologia, in-sedicesimo (in-16°), locuz. usata per indicare un formato di 16 foglietti e 32 pagine ottenuto piegando il foglio per 4 volte consecutive; come s. m., un s., un foglio così piegato, di 32 pagine".
Così il Devoto-Oli, Voc. illustrato
della
lingua ital. 1967-1987-1997:
"sedicesimo 2. s.m. In
tipografia: un s., ciascun foglio
stampato di 16 doppie pagine; libro in s.
(o in-16°), formato in segnature di
32 pagine ciascuna".
Così il DIR o Dizionario Italiano Ragionato 1988: "foglio di carta da stampa
che sia ripiegato 4 volte su se stesso; piegatura che dà origine a 16 fogli
stampati (donde il nome) corrispondente a 32 pagine".
Così il De Felice-Duro 1993: "sost. m. a. tip. Foglio di stampa di 32
pagg. complessive, e cioè 16 per ogni facciata".
E il Dizionario
di italiano. Il Sabatini Coletti -
Corriere della Sera (on line): "in
s., formato di libro, ottenuto piegando [4 volte] il foglio di stampa in sedici
parti in modo da ricavare trentadue pagine".
3.
Ambiguità del termine "pagina"
A monte di questa varietà di definizioni
sembra essere la polisemia del termine pagina
che vale:
1) 'entità monofacciale', 'facciata',
per es. Un libro di Pagine: CXLIV-3213, l'opera
omnia di Ercole Patti, curata da Sarah ed Enzo Zappulla, e
2) 'entità bifacciale', 'foglio', quando
si dice strappare una pagina del libro;
nel libro manca una pagina. Un'accezione
stranamente ritenuta nel Treccani-Duro (vol. III, 1980): "Correntemente
(seppure impropriamente [?])".Col DELI di Cortelazzo-Zolli si può ancora ricordare che l'accezione 1) 'facciata', diffusa per il Tommaseo 1830 grazie all'"uso degli scrittori", è datata 1525 con A. Firenzuola. E ancora che il termine è un latinismo: "lat. pagina(m) 'pergolato di viti' (da pangere 'conficcare'), poi 'colonna di scrittura, pagina' (in tale accezione risalente in it. al 1485ca. I. Sannazaro).
Una nostra mini-inchiesta presso tipografi, editori, italofoni laureati (filosofi, letterati, linguisti ecc.) ha rivelato -- con qualche comprensibile disappunto (economico) -- che il "sedicesimo" indica solo "16 facciate" e non già 32 facciate.
E quindi l'autore di un volume che richiede per la stampa "10 sedicesimi" otterrà dall'editore (interessato?) un libro di (sole) 160 pagine ('facciate').
Naturalmente il lettore proverà a
verificare quanto sopra sia sulla propria che altrui competenza.
1 commento:
Ottima analisi. Trovo abbastanza sorprendente che nel mondo tipografico italiano esistano queste ambiguità e che esse emergano solo oggi grazie al prof. Sgroi.
Credo che, d'ora innanzi, si possa ufficialmente parlare di un nuovo paradosso, il Paradosso di Sgroi, che si enuncia così: "Se si strappa la pagina di un libro, ne vengono via due!"
Cordiali saluti
Luca Passani
Posta un commento