lunedì 10 giugno 2019

Francesismi da evitare

Segnaliamo alcuni francesismi "di uso comune" che coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere (secondo la lingua di Dante) devono/dovrebbero assolutamente aborrire.

Trovare. Questo verbo viene adoperato - molto spesso - "alla francese" con il significato di "pensare", "credere", "sembrare", "vedere"  e simili: ti trovo (vedo) molto sciupato; trovo il ragionamento di Claudio senza capo né coda.

Utilizzare. Tratto dal francese "utiliser", si può sostituire, benissimo, con altri verbi che fanno alla bisogna: impiegare, usare, adoperare, far tesoro di, sfruttare, valersi di.

Versare. Anche questo verbo, adoperato nelle accezioni di consegnare, pagare, depositare, sborsare "odora" di francese, meglio lasciarlo al linguaggio burocratico.

Vista. La locuzione "punto di vista" è un francesismo assurdo e ridicolo quando si parla di fatti e oggetti che non hanno... occhi.

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Ancora sulla "lingua" della stampa

Appello alla veglia di Pentecoste tutto dedicato a Roma. Davanti a 50mila fedeli e anche la sindaca Raggi. "Occuparsi dei poveri 'è nel Vangelo', non è 'comunismo'"
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A nostro sommesso avviso, in  lingua italiana corretta, la frase "Davanti a 50mila fedeli e anche la sindaca Raggi" va emendata in "Davanti a 50mila fedeli e alla sindaca Raggi". 

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Il regalo del PD ai magistrati che ha riaperto i traffici dei pm
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Il titolo corretto avrebbe dovuto recitare (sempre a nostro sommesso avviso): "Il regalo del PD ai magistrati ha riaperto i traffici dei pm". Il "che" si riferisce all'antecedente (magistrati), la frase, per tanto, è agrammaticale.


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La parola proposta da questo portale, non "lemmata" nei vocabolari dell'uso: cianfardone. Sostantivo maschile con il quale si indica un cialtrone, un "furbone", una persona vile. Si può vedere qui.


















8 commenti:

Teo ha detto...

Gentile Fausto Raso,
mi dispiace di dover dissentire da lei, ma trovo davvero infondata tanta veemenza contro degli innocui francesismi che
"coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere (secondo la lingua di Dante) devono/dovrebbero assolutamente aborrire"! Ma come, anche da un punto di vista puristico, nell'italiano di oggi allignano molti anglicismi non adattati (da spending review a crowdfunding, da disclaimer a fake news) o adattati in modo orrendo (da downloadare a upgradare, da shiftare a backuppare) e lei si preoccupa ATTUALMENTE di francesismi perfettamente acclimatati, di schietta origine latina, non collidenti con le strutture dell'italiano (secondo quel che insegnava il Migliorini) e, soprattutto, usati da ottimi scrittori, come Tommaseo e Carducci, come si può facilmente verificare consultando il Battaglia-Barberi Squarotti in linea. E lei preferirebbe davvero il "punto di vista" (espressione che non esito a utilizzare senza ambagi) di Rigutini e Gabrielli all'uso concreto di Carducci, Cesarotti, Verri e Pirandello? Io francamente no. Comunque, qui di seguito incollo alcune definizioni e citazioni tratte dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia e Giorgio Barberi Squarotti, sperando che possano indurla a temperare il suo "purismo" e a volgersi semmai verso gli anglicismi e francesismi non adattati, anziché appuntare i suoi strali verso forme e locuzioni in uso fino dal XVIII secolo e attestate nei più grandi autori della nostra letteratura.


Utilizzare (utilizare), tr. Mettere a frutto; adibire per un determinato uso, adoperare. Tommaseo [s. v.]: I ritagli minuti del cuoio gli utilizzano per ingrassare il terreno. Bisogna cercare di utilizzare ogni cosa. Carducci, III-3-368: Né meno è [il poeta] un giardiniera / che il sentiero / de la vita co ’l letame / utilizza, e cavolfiori / pe’ signori / e viole ha per le dame.

Versare. 4. Pagare, corrispondere una somma di denaro. Monti, IV-389: Qui, caro Stella, conviene che facciate uno sforzo, e versiate quella maggior somma che potrete.
D’Annunzio, IV-2-1225: Fu ottenuta in favore della fidanzata austera una polizza d’assicurazione per un milione e mezzo, pegno nuziale. Quando il primo versamento fu eseguito in regola, la previdenza consigliò di sopprimere il benefattore.

Punto della o di veduta, della o di vista: punto proprio che non appartiene al quadro e che coin­cide con la posizione dell’osservatore, costituendo il vertice della piramide visiva; centro di vista della prospettiva (cfr. Prospettiva, n. 1). - Anche, con signif. generico: luogo dal quale si guarda.
Cesarotti, i-x-1-153: Omero rassomiglia a un uomo che in un giardino ben piantato colloca una bella statua in modo ch’ella possa corrispondere a più punti di vista differenti e con questo artifizio egli sembra moltiplicarla.
P. Verri, 2-II-156: Prendi quattro o sei architetti; ... or­dina loro che, collegialmente, ti facciano una pianta per una casa: lo stesso è nelle riforme che si vorrebbero fare colle giunte. Ognuno ha il suo punto di vista; ognuno è geloso dell’autorità e della gloria dell’altro. Ardirò, II-266: L’egoismo di ciascheduno giudica dal punto di vista e nel­l’interesse della propria individualità. Verdinois, 72: Ho sempre creduto e credo tuttora che tutti hanno ragione. Questione di punto di vista. Pirandello, 8-984: Pia Tolo- sani si moriva dalla curiosità di conoscerla, e, sott’altro punto di vista, anche Anna Venzi.

Fausto Raso ha detto...

Gentile Teo, ne prendo atto, ma non… "mi pento".
Cordialmente

Teo ha detto...

Gentile Fausto Raso,
mi perdoni, lei avrà tutto il diritto di difendere il suo purismo estremamente intransigente e scevro di compromessi, ma, almeno per un paio di questi termini che censura, non le sembra di stare davvero esagerando? E poi perché ce l'ha così tanto con il francese, che è lingua neolatina, sorella della nostra, e che, come Giacomo Leopardi sapeva bene, può profittevolmente scambiare con noi molti termini che diventano così europeismi (ovviamente adattandoli alle strutture fonotattiche della lingua italiana, non lasciandoli crudi)? E non le sembra di disperdere inutilmente energie per censurare espressioni e costrutti ormai patrimonio comune della lingua italiana e attestati presso ottimi scrittori, anziché riservare i suoi strali, ad esempio, a biasimare e condannare dei mostriciattoli come "friendzonare" o "spoilerare"? Ma lei davvero pensa che Rigutini, Fanfani e Gabrielli come custodi della lingua la sapessero più lunga di Manzoni e Carducci, che questi costrutti usano? E non ha mai pensato che forse i censori dei francesismi, non avendo a disposizione un dizionario come il Battaglia-Barberi Squarotti (Gabrielli in realtà sì, almeno per i primi volumi), non potevano rendersi conto che molti pretesi francesismi si trovavano già nell'italiano del Trecento! Prima avevo omesso le occorrenze del verbo "trovare" nel significato da lei biasimato. Ho rivisto il GDLI e guardi che autori sono attestati:
Trovare:
9. Giudicare, reputare, stimare (in relazione col compl., pred. dell’ogg. o con una prop. subord.).
Boccaccio, Dec., 2-6 (1-IV-151): Trovando per assai manifesti indizi lui veramente esser Giuffredi... gli disse: «Giannotto... io sono disposto,... che ella onestamente tua moglie divenga».
Bonavia, 80: Da poi ch’io ebbi dati questi xxim fiorini Francesco Guinigi in persona mi disse ch’elli non trovava che la casa mi fusse allogata a mega gabella se non per uno anno da Giovanni
Anguilla.
Leopardi, I-i77: Io credo che i selvaggi trovino il canto degli uccelli molto più dolce.
Pavese, 8-54: Trovo che il mondo ha ora perso per me tutto il suo aspetto incantato, poiché molte cose che mi piacevano e con­tentavano si sono ora spente nella pagina scritta che le ince­nerì.

E anche il Treccani, che cita nientemeno che Boccaccio e Manzoni:
trovare: b. Per esprimere l’impressione che qualcuno o qualcosa produce, e quindi col sign. di riconoscere, riscontrare all’osservazione o all’esame: il dottore mi trova migliorato, peggiorato, guarito; ti trovo meglio oggi; come mi trovi stamani?; ti trovo un po’ ingrassato, assai dimagrito; l’ultima volta che lo vidi, lo trovai molto invecchiato; avendo un dì presso a Peretola una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò a un suo buon cuoco ... dicendo che a cena l’arrostisse (Boccaccio); o sperimentare direttamente: me l’avevano descritto come un orso, io invece l’ho trovato gentilissimo; attribuire una qualità con giudizio soggettivo: la trovo bella, simpatica; venendo poi a esaminarla in particolare, notavan chi un difetto, chi un altro: e ci furon fin quelli che la trovarono brutta affatto (Manzoni); trovi buono questo vino?; ho assaggiato il formaggio e l’ho trovato eccellente; ho trovato il conto piuttosto caro; trovi divertente questa commedia?; trovo lo scherzo di pessimo gusto; seguito da prop. oggettiva: trovo che hai ragione; non trovi di esagerare?; anche, riconoscere in seguito a indagine, e quindi dichiarare con giudizio espresso: fu trovato innocente, colpevole. Con senso ampio, giudicare, reputare, stimare: trovo giusto ciò che dici; anche con prop. oggettiva: trovo che ha fatto benissimo; non trovi che avrebbe dovuto chiedermi scusa?; mi sta bene questa giacca, non trovi?, non ti pare, non sembra anche a te?
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Teo ha detto...

Sempre su "trovare", mi perdoni l'insistenza, ma penso (o trovo?) che i vari Fanfani, Arlia e Gabrielli abbiano preso una clamorosa cantonata a bollare come francesismo il significato di tale verbo inteso come sinonimo di "pensare, credere, giudicare". Ciò che taglia la testa al toro , se Boccaccio, Leopardi e Manzoni non dovessero bastare, è niente meno che una voce dell'Enciclopedia Dantesca, in cui si dimostra che tale uso si riscontra già nel padre Dante, e che riporto qui di seguito. Spero che almeno con questa citazione possa insinuarsi anche in lei qualche dubbio.

http://www.treccani.it/enciclopedia/trovare_%28Enciclopedia-Dantesca%29/


trovare
di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)

Molto spesso il risultato positivo della ricerca si risolve in un accrescimento della conoscenza conseguito mediante l'invenzione, il calcolo, la riflessione o lo studio; in questo caso il verbo assume l'accezione di " riuscire a conoscere, a stabilire, a scoprire, a inventare " e può essere seguito da un complemento oggetto o da una proposizione oggettiva, infinitiva o interrogativa indiretta o è usato al passivo. Regge un complemento oggetto in Vn XXV 4 se volemo cercare in lingua d'oco e in quella di sì, noi non troviamo cose dette anzi lo presente tempo per cento e cinquanta anni; Rime XCI 72 Io non la vidi tante volte ancora / ch'io non trovasse in lei nova bellezza; Rime dubbie VI 12; Cv II VIII 13 le diverse oppinioni ch'io truovo di ciò; III XIV 8 e 11, IV XVI 9; Pg XXIX 103 leggi Ezechïel... / e quali i troverai ne le sue carte, / tali eran quivi; Detto 250. È seguito da una proposizione in Vn III 8 cominciai a pensare, e trovai che l'ora ne la quale m'era questa visione apparita, era la quarta de la notte stata, e XII 9; Cv IV V 11 se consideriamo li sette regi che prima la governaro... noi trovare potremo... coloro essere stati di diverse nature; XIV 4 mai non s'avrà a trovare là dove nobilitade per processo di tempo si cominci; I IX 2, IV V 12, If XI 102. È usato al passivo in Cv II IV 2 di queste creature... diversi diversamente hanno sentito, avvegna che la veritade sia trovata; III 3, IV XV 3, XIX 2; Fiore XLIII 4 nulla falta in me si troveria.

In passi allusivi alla creazione poetica, all'esito della speculazione dottrinaria e, più raramente, al comportamento morale e pratico, il termine si dimostra disponibile a esprimere l'idea dell'escogitare, dell'ideare, dell'inventare: Vn XXV 6 cotale modo di parlare [fu] dal principio trovato per dire d'amore; Rime LXXXIII 110 co' begli atti novi / ch'ognora par che trovi; Cv IV IX 1 a perfezione de l'umana vita la imperiale autoritade fu trovata; II I 4, XIV 18, IV IX 8, If XI 14 " Alcun compenso ", / dissi lui, " trova che 'l tempo non passi / perduto "; Pd XIV 105; Fiore XIX 12 un villan che truov'ogne menzogna; XLVII 3, CXXI 12, CXXXIX 10. Di qua l'accezione di " poetare " assunta dal verbo, anche come calco del provenzale trobar (v. TROBAR CLUS); in questo senso t. è ampiamente attestato nella lingua del tempo (cfr. Guittone Ora parrà s'eo caverò 5-6 " om tenuto saggio audo contare / che trovar non sa "; Cecco Lassar vo' lo trovare di Becchina; ecc.) mentre nel lessico dantesco è presente solo come infinito sostantivato, con il significato di " componimento poetico ", in Rime LXII 11 come dimostra 'l vostro buon trovare.

Ulderico ha detto...

Avviso ai naviganti
Fausto Raso deplora i francesismi e gli anglismi (inglese, lingua della perfida Albione, secondo lui e... qualche altro), ma non i prestiti germanici.
Meditate, naviganti, meditate.
Ulderico

Fausto Raso ha detto...

Caro Ulderico,io non deploro né i francesismi né gli anglismi: AMO la lingua italiana. Quanto ai prestiti germanici… mi faccia qualche esempio affinché possa ravvedermi.
Con cordialità

Ulderico ha detto...

28 marzo 2019. Ora potrebbe ravvedersi.
Ulderico

Fausto Raso ha detto...

Cortese Ulderico, che cosa dire, se non che ha ragione?